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Nel 2017 il commercio mondiale di Champagne ha raggiunto un nuovo record, a quota 4,9 miliardi di euro (+6,6%). Usa primo mercato (+8,5%), crollo Uk (-5,7%), Italia a 152 milioni di euro (+9,7%). Da ProWein, i numeri del Comité Champagne

Nel 2017 il commercio mondiale di Champagne ha raggiunto un nuovo record, a quota 4,9 miliardi di euro. Una performance che poggia su due pilastri, da una parte la crescita dell’export, a quota 2,8 miliardi di euro, in crescita del +6,6% sul 2016, dall’altra la stabilità del mercato interno, con i consumi a 2,1 miliardi di euro, come un anno fa. Se si allarga lo sguardo agli ultimi 12 anni, e quindi al periodo 2005-2017, il giro d’affari generato dalle bollicine più famose al mondo è cresciuto di un miliardo di euro. Ecco i numeri della denominazione che, nel mondo, genera in assoluto il maggior valore, presentati oggi alla ProWein di Düsseldorf (da oggi al 20 marzo nella città tedesca, www.prowein.com) dai presidenti del Comité Champagne, Jean-Marie Barillère e Maxime Toubart (www.champagne.fr).

Gli Stati Uniti si confermano come primo mercato in valore, con 586 milioni di euro di Champagne importato nel 2017 (+8,5%), seguito dalla Gran Bretagna, che però sconto ancora gli effetti della Brexit, con valori in calo del -5,7%, ed un crollo vero e proprio in termini di volumi, a -11%. Consolida, al contrario, il suo terzo posto il Giappone, grazie ad una crescita poderosa sia in valore (+21,3%) che in volume (+17,6%). Il quadro è un po’ più complesso in Germania, mercato n. 4 per lo Champagne, dove il 2017 ha portato una piccola crescita dei volumi (+1,7%) cui ha però fatto da contraltare un leggero calo a valore (-0,8%). Infine, tra le destinazioni principali, l’Italia, che ha registrato una crescita a valore del +9,7%, a quota 152 milioni di euro.

L’Asia
, invece, è uno dei continenti che, nel suo complesso, ha fatto meglio: +15,5% in volume e +19,2% a valore. Il cosiddetto triangolo cinese (Cina, Hong Kong e Taiwan) ha mostrato nel 2017 una dinamica di crescita importante (+26,7% a valore), ma è molto positivo anche il giro d’affari della Corea del Sud, che per la prima volta ha superato il milione di bottiglie (+39,5%).

Dopo il calo deciso del 2016, anche il continente africano torna a crescere, con un +7% in volume e a valore nel 2017, con un rimbalzo positivo importante della Nigeria (+24,7% in volume e +18,4% a valore). In Oceania, le vendite in Australia continuano a crescere in maniera sensibile (+23% a valore), anche a causa del cambio sfavorevole, con la Nuova Zelanda che segna un +12,9% a valore. In generale, i Paesi che hanno visto una maggiore valorizzazione dello Champagne nel 2017, sono stati Usa, Giappone ed Australia.

“Ciò che ha perso la Gran Bretagna - commenta Jean-Marie Barillère a WineNews - lo hanno guadagnato Italia e Spagna, ma anche gli Stati Uniti, e non sono sono dinamiche legate solo alla situazione economica, quanto culturali e di consumi. La Cina, in questo senso, è un mercato importante, dove contiamo di crescere molto con il crescere dell’economia, ma sappiamo quanto sia difficile, gli unici ad andare davvero bene sono i vini di Bordeaux. Come diciamo da tempo, la concorrenza di Prosecco e Cava, in realtà non è che una leva positiva per noi. La crescita dei consumi di bollicine - continua il co-presidente del Comité - allarga la platea dei consumatori, ed i numeri del 2017 non fanno che testimoniare quanto quello che dicevamo un anno fa fosse vero. La produzione di Champagne, del resto, è stabile, e non può crescere ulteriormente”.

Focus - Dentro ai numeri dello Champagne

Per capire meglio il 2017 dello Champagne, ci vuole qualche numero in più. Innanzitutto, 307,3 milioni di bottiglie prodotte, contro le 306 milioni del 2016, in linea con le medie produttive di una filiera che, in effetti, basa tutta la propria strategia di crescita sulla qualità, che crea valore, cresciuto appunto del +3,5%, a 4,9 miliardi di euro sui 4,71 miliardi di euro del 2016. Circa 190 milioni di euro in più, così ripartiti: 19 milioni di euro in più derivati da maggiori volumi, 23 milioni di euro in meno persi a causa del cambio sfavorevole con le altre monete (sterlina), 122 milioni di valore aggiunto in più, 46 milioni in più derivati dalla crescita dei prezzi medi delle etichette a largo consumo.

In Francia, lo Champagne ha perso lo 0,4% a valore, con 153,8 milioni di bottiglie stappate (-2,5%). I mercati extra-Ue, invece, crescono più di tutti, +9,30, a 1,54 miliardi di euro, stabilmente sopra il mercato dei Paesi europei, che vale 1,25 miliardi di euro, entrambi a fronte di circa 76 milioni di bottiglie. Così, in valore la Francia vale il 43% del mercato, l’Europa il 26% ed il resto del mondo il 31%. Per volumi, Europa e resto del mondo pesano entrambi per il 25%, la Francia per il 50%. L’Europa ristagna, specie per colpa della Gran Bretagna, mentre si assiste alla rapida ascesa di mercati meno classici: a valore la Gran Bretagna muove oggi 415 milioni di euro, il Giappone 307, la Germania 197, l’Italia 152, il Belgio 142, l’Australia 132 e la Svizzera 112. La tipologia che tira di più, infine, è quella dei Brut (no vintage), che rappresenta il 66,6% del mercato, seguita da Rosé (11,5%), Cuvée Prestige (15,5%), Demi Sec (2,9%), Vintage Brut (1,7) ed altre tipologie (1,8%).

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