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L’Italia enoica fa rotta su ProWein (Düsseldorf, 18-20 marzo), la fiera internazionale del vino più importante al mondo, trampolino di lancio per i mercati dell’Est e del Nord Europa. Con un calendario fitto di incontri e ricco di tasting

Pur con qualche piccolo cedimento, la Germania rimane il primo mercato europeo per il vino italiano, che rappresenta il 38% dell’import complessivo tedesco, nel 2017 a quota 14 milioni di ettolitri e 2,44 miliardi di euro, secondo i dati Ice. Analizzando i numeri di “Wine by Numbers” di Unione Italiana Vini sui primi 9 mesi 2017, l’Italia ha spedito nel Paese teutonico più di 400 milioni di litri di vino, perlopiù sfuso (223 milioni di litri, +6,1% sullo stesso periodo del 2016), con l’imbottigliato che perde il 5,1%, a quota 163 milioni di litri, ma con un prezzo medio che cresce del 5,3%, a 2,90 euro al litro ed un giro d’affari complessivo di 474 milioni di euro. Marginale, rispetto a tanti altri mercati, l’andamento delle bollicine, che valgono 56 milioni di euro, frutto dei 15,4 milioni di litri esportati nei primi 9 mesi del 2017 (+24% sull’anno precedente), ad un prezzo medio di 3,68 euro al litro, in calo dell’8,5%. Numeri che la dicono lunga sull’importanza del mercato tedesco, anche come trampolino verso i Paesi dell’Este e del Nord Europa, che ha nella ProWein, la più importante fiera internazionale del vino, di scena a Düsseldorf dal 18 al 20 marzo, il suo momento clou, con il Belpaese che schiererà un vero e proprio esercito enoico, fatto di 1.700 aziende, stabilmente più di quelle francesi (1.500), e ben superiore alla spedizione di Germania (1.000), Austria, Spagna e Portogallo (www.prowein.com).
Tre giorni di business, in cui i veri ed unici protagonisti saranno i professionisti del settore.
Un anno fa, furono 58.500, da 131 Paesi diversi, per il 90% europei, nella stragrande maggioranza dei casi con poteri decisionali, ed interessi che vanno ben oltre il vino, dalla birra artigianale (che avrà per la prima volta un suo spazio, dedicato alla Craft Beer) agli spirits, da sempre protagonisti di ProWein (con due sezioni, Spirits e Craft Spirits), e se l’artigianalità è una tendenza, il biologico, tornando al vino, non è certo da meno, come testimonia la Organic Lounge, uno spazio ancora più ampio e completo dedicato ai vini green. Al di là degli aspetti commerciali, però, ci sarà anche modo di rilassarsi, tra un cocktail alla Fizz Lounge, un flûte alla Champagne Lounge ed un boccone allo Street Food Park. Ad aprire le danze, come succede da qualche anno, il tasting dei “Tre Bicchieri”, con una selezione dei vini premiati dalla Guida Vini d’Italia 2018 del Gambero Rosso, il 17 marzo al Congress Center della Messe Düsseldorf, vera e propria anteprima di ProWein.

Tra gli appuntamenti da non perdere il primo giorno di fiera, il 18 marzo, la conferenza stampa annuale del Comité Champagne, con i presidenti Maxime Toubart e Jean-Marie Barillère che presenteranno i dati definitivi del 2017, ma anche “German wine market in 2018, featuring new insights on label design” il focus sul mercato tedesco, e sulla percezione dell’etichetta da parte dei consumatori tedeschi, di Wine Intelligence (www.wineintelligence.com). Suscita interesse quindi la masterclass “Sell Your Wines Online”, che indaga le potenzialità della vendita online nell’analisi di Zsolt Keszler, a capo di Dee-Wine, agenzia specializzata nello sviluppo di strategie di digital marketing per le aziende del vino.
Il 19 marzo, spazio alla presentazione, in sala stampa, dell’edizione n. 2 del “Business Report” della ProWein, realizzato in collaborazione con la prestigiosa Università di Geisenheim, che ha coinvolto più di 1.500 produttori e distributori da tutto il Pianeta, per una fotografia completa e aggiornata sull’attuale situazione economica, sui mercati consolidati e in crescita, sui canali di approvvigionamento e di marketing del futuro e sullo sviluppo dei canali di vendita. Wine Intelligence, invece, indagherà i fattori di successo del vino comuni ai 30 maggiori mercati enoici negli ultimi 15 anni, nella masterclass “The world of wine in 15 years’ time: key success factors”.
Scarno, come d’abitudine, il programma delle conferenze del 20 marzo, ultimo giorno di ProWein, con il Wset - Wine and Spirits Education Trust alla scoperta degli effetti dei cambiamenti climatici negli spumanti di tutto il mondo, in “How and why does climate effect sparkling wine?”, che più che una degustazione sarà un vero e proprio momento di analisi e studio. Quindi, altro appuntamento con Wine Intelligence, che presenterà le edizioni 2018 del “Global Wine Brand Power Index” e del “Global Consumer Trends”.
Detto degli appuntamenti con la formazione e l’approfondimento, non mancheranno i momenti per la consegna di premi e riconoscimenti, come quelli della rivista di rifermento del mercato tedesco Meiningers, che il 19 marzo eleggerà il “2018 Meiningers Sommelier”, con lo chief editore Sascha Speicher che consegnerà anche i premi “Excellence in Wine & Spirits”, che un anno fa finirono a Frescobaldi e Grappa Nonino. Lo stesso giorno, in un fuori salone d’eccezione, la griffe del Trentodoc Ferrari festeggerà il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” del “The Champagne & Sparkling Wine World Championship”, con “19:02 Ferrari Time”, nella cornice del Riva Restaurant & Bar. Non è in calendario, almeno per ora, la consegna del prestigioso “Winemakers’ Winemaker Award 2018”, promosso dal Master Of Wine Institute e dal magazine Uk “The Drink Business”, negli ultimi anni di scena proprio a ProWein, andato a nomi importanti dell’enologia internazionale come Àlvaro Palacios, Egon Müller, Anne-Claude Leflaive di Domaine Leflaive, Paul Draper di Ridge, Peter Gago di Penfold’s, e Peter Sisseck di Dominio de Pingus.
Ma la ProWein, prima di tutto, è una vetrina, in cui aziende, associazioni e Consorzi hanno la possibilità di mettere in mostra le ultime novità o degustazioni d’eccezione. In questo senso, il punto di riferimento per tutto il vino italiano è lo spazio della De.S.a., la Deutschland Sommelier Association (www.deutschlandsommelierassociation.de), guidata da Sofia Biancolin, che porterà in scena un focus sugli autoctoni, una verticale delle bollicine di Franciacorta di Ricci Curbastro (dal 2006 al 2013), ed una degustazione dedicata alla griffe del Brunello Argiano, con le annate 2013, 2010 e 1995 del Brunello di Montalcino e le vendemmie 2015, 2007 e 2001 di Solengo. Attenzione che si sposta quindi sui rosati, sui vini delle Marche e sull’annata 2017 del Gavi de La Scolca, ma anche sulla Lugana, al centro della degustazione “Discovering the soul of Lugana: a vertical tasting telling us 50 years of history”, e su Rancia Riserva e Colonia Riserva Gran Selezione di Fèlsina, senza perdere la verticale di Guerrieri Rizzardi Calcarole Amarone Classico Riserva ed i migliori Pinot Nero del Friuli Venezia Giulia.
Tra i protagonisti del mercato tedesco, c’è senza dubbio l’Amarone, che in Germania esporta il 24% della propria produzione (ed il 16% della denominazione Valpolicella), e che a ProWein vivrà la prima tappa estera del “Valpolicella 50 Anniversary Tour”, con la collettiva di 27 aziende del territorio che animeranno tre tasting tematici: “Amarone della Valpolicella Docg 2012 - Was it the perfect vintage?” (18 marzo), “Valpolicella Ripasso Doc - Succesfull on the market!” (19 marzo) e “Amarone della Valpolicella Doc - Vertical tasting - getting better with age?” (19 marzo). “La Germania rimane un mercato di sbocco fondamentale da un miliardo di euro per il nostro made in Italy enologico - ricorda Olga Bussinello, direttore del Consorzio Vini Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it) - e ProWein è, come sempre, un appuntamento irrinunciabile e una fiera efficace per fare business. L’anno scorso due visitatori su tre erano manager di categoria medio-alta e le aziende presenti nella collettiva consortile hanno concluso affari o hanno avuto la possibilità di trovare nuovi fornitori”.
Restando in Veneto, ProWein sarà anche la vetrina per la presentazione della prima vendemmia della Doc delle Venezie, il Pinot Grigio pronto a fare il botto sui mercati stranieri, a partire proprio dalla Germania. Altro bianco fondamentale dell’enologia veneta è il Lugana, che esporta proprio sul mercato tedesco il 40% della propria produzione, e che ha in Zenato uno dei principali e storici produttori: qui, il 19 marzo, l’appuntamento è con una verticale del Lugana S. Cristina, 20 annate, dalla 2015 alla 1995. A raccontare le storie di vite e di vigne, ci saranno anche le Donne del Vino, protagoniste nello stand di Meininger, una delle più importanti riviste tedesche sul vino, di “L’Italia dalla Valpolicella nel Veneto al Vulture in Basilicata, i grandi rossi e sorprese in bianco: otto produttrici di punta e i loro vini”. E non mancheranno, ovviamente, le denominazioni più importanti del Belpaese con i loro Consorzi, dalla Barbera d’Asti e Vini del Monferrato al Brunello di Montalcino (che in Germania ha il suo terzo mercato d’elezione, dietro a Usa e Uk), dal Nobile di Montepulciano alla Vernaccia di San Gimignano, dal Prosecco Doc a Bolgheri, dalla Franciacorta, che ogni giorno ospiterà tasting guidati dedicati a professionisti e giornalisti, al Lambrusco di Modena, dai vini della Maremma ai vini di Montefalco. Dal Soave, che presenta in anteprima le 35 unità geografiche aggiuntive (i grandi cru del Soave) inserite all’interno del disciplinare di produzione (“una leva strategica fondamentale per la denominazione sul fronte dei mercati esteri, ponendoci allo stesso piano di zone vitivinicole storicizzate a livello mondiale che hanno fatto di questo sistema una chiave di successo”, come ha spiegato il presidente del Consorzio del Soave Arturo Stocchetti), al Bardolino. Dal Chianti, che ha nel mercato tedesco il suo punto di riferimento in Unione Europea, con le esportazioni che raggiungono la quota del 30%, al Chianti Classico.

Piermichele Capulli

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