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“La filiera del vino rappresenta l’Italia nel mondo, grazie alla qualità. Ma per aiutare le imprese agricole a competere sui mercati servono meno leggi”. Così diceva a WineNews il leader del M5S, oggi primo partito d’Italia, Luigi Di Maio

Italia
Luigi di Maio, leader del Movimento 5 Stelle

Con lo spoglio ormai agli sgoccioli, sebbene sia tutta da scrivere la strada che porterà alla formazione del prossimo Governo, dalle urne del Belpaese è emerso chiaro e forte che il primo partito è il Movimento 5 Stelle, con oltre il 32% dei voti sia alla Camera che al Senato. E per il suo leader Luigi di Maio, “la filiera del vino rappresenta l’Italia nel mondo, con l’Italianità che sta di nuovo acquistando ad un grande valore, grazie alla qualità. Dobbiamo portare il made in Italy negli altri Paesi, perchè ce lo chiedono. Come favorire questo processo? Lasciando in pace le imprese, smettendo di bombardarle di leggi. A Roma se ne sono fatte 2,5 al giorno, e questo ritmo sta congestionando il mercato e chi crea valore nel Paese. Il futuro sono le leggi da abolire e non quelle da fare. Il mio rapporto con il vino? Sin da piccolo ottobre a casa mia era il mese in cui con il torchio si faceva il vino, c’è sempre stato sulla nostra tavola, era quello che faceva mio padre. Non ne ho mai bevuto tantissimo, ma è una delle bevande alcoliche che preferisco. E tra i miei preferiti dico Fiano, Greco di Tuto e Grillo”.

Parole dette a WineNews, in un’intervista a Vivi.Te, primo salone delle cantine cooperative , modello elogiato dallo stesso di Maio, e ribadite poi, tra le altre cose, agli imprenditori agricoli del territorio del Chianti Classico, visitato in campagna elettorale, dove il leader del M5S si era concesso anche una visita privata nella celebre cantina Rocca delle Macìe di Sergio Zingarelli.

“Ogni mezza giornata su un agricoltore, un commerciante, un ente pubblico - aveva detto Di Maio - arriva una nuova normativa. Ora, un business plan minimo è di 3 anni, e noi abbiamo una normativa che cambia continuamente. Questo frena la competitività, ma soprattutto succede che quando uno ha un problema di fatto non sa a chi rivolgersi, non si capisce più quale sia la legge di riferimento. Problemi che in parte hanno anche negli altri Paesi, e che sono conseguenza anche dei meccanismi europei. Dobbiamo sburocratizzare l’Italia, e per farlo prima di tutto dobbiamo fare l’elenco delle leggi da abolire, non di quelle da fare per sburocratizzare, che di fatto complicano ancora di più le cose. Le imprese agricole impiegano 130 giorni l’anno per smaltire la burocrazia, e magari poi altri 60 giorni di controlli in azienda. Noi abbiamo lanciato il portale leggidaabolire.it, dove le rappresentanze di categoria ci stanno inviando le loro indicazioni, e questo è necessario , come lo è l’unione e la messa a sistema delle banche dati della pubblica amministrazione, anche per una lotta davvero efficace all’evasione. E poi c’è l’Europa, dove dobbiamo essere più presenti, come Stato, anche quando, per esempio, si discute di Politica Agricola, o quando si discutono argomenti come i trattati internazionali, come il Ceta, per esempio, che secondo noi danneggia l’agricoltura italiana. Che oggi è in difficoltà soprattutto a livello dei piccoli produttori, ed ecco perchè diventa fondamentale investire su un modello virtuoso come la cooperazione”.

Parole chiare, quelle di Di Maio che, come già riportato da WineNews, avrebbe già un suo nome, in un ipotetico Governo, per il Ministero delle Politiche Agricole, ovvero quello di Alessandra Pesce, già dirigente e capo della segreteria tecnica del vice ministro all’Agricoltura Andrea Olivero.

Ma la partita è tutta da scrivere, perchè da solo il Movimento 5 Stelle non potrà governare, e tra le possibili alleanze, quella più indicata (comunque tra mille dubbi) secondo molti analisti politici è quella con la Lega di Matteo Salvini, che più volte in campagna elettorale ha detto di volere mettere sulla poltrona di via XX Settembre un nome del suo partito.


Si vedrà. Ma, intanto, nello scenario attutale, la voce che conterà di più è quella dei pentastellati che, come già sottolienato da WineNews, sono quelli che hanno presentato il programma più completo per il settore agricolo, con un intero documento dedicato al mondo e alle istanze dell’agricoltura, toccando un po’ tutti gli aspetti. Si va dagli obiettivi generali, ossia un prezzo equo per le materie prime, potenziare l’offerta nazionale per il fabbisogno alimentare, difendere sovranità alimentare e made in Italy, semplificazione burocratica e misure fiscali per il territorio e incentivare un modello di agricoltura sostenibile, alle proposte. Che riguardano aggregazione tra i soggetti interessati del settore agricolo, promozione di filiere trasparenti, limitazione dell’importazione selvaggia, promozione della filiera corta. Altro aspetto delicato è quello dei trattati di libero scambio, con l’impegno a far sì che la futura stipula di trattati di libero scambio sia associata alla loro qualificazione come trattati misti, che devono così essere ratificati dagli Stati Membri ed esaminati dai Parlamenti nazionali secondo le rispettive procedure di ratifica. Rinnovato l’impegno anche a difesa del territorio Ogm free. E ancora, piani strategici nazionali per i settori più rilevanti, compreso quello vitivinicolo, etichettatura trasparente e tutela del made in Italy, stretta sui pesticidi, revisione (molto dettagliata) della Politica Agricola Comune, riforma di Agea, abolizione dell’Imu agricola, regolamentazione e potenziamento del reclutamento dei lavoratori ed altri interventi per settori in difficoltà.

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