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Le annate 2017 e le Riserva 2016 della Vernaccia, di scena a San Gimignano: le prime regalano vini piacevoli e immediati, le seconde sono ben centrate e interessanti. Nella città delle torri tra storia e numeri ...

Italia
Nella città delle torri tra storia e numeri ... In assaggio le annate 2017 e le Riserva 2016 della Vernaccia a San Gimignano

L’unica grande denominazione bianchista di Toscana, quella della Vernaccia di San Gimignano, sotto la lente di WineNews, che mette a fuoco l’annata 2017 e la Riserva 2016 protagoniste dell’Anteprima Vernaccia 2018, di scena nella città delle torri, quella che potremmo chiamare la Manhattan del Medioevo, quando qui svettavano ben 70 “grattacieli”, di cui 13 sono arrivati fino a noi, lungo settecento anni di storia in cui le cronache cittadine si sono intrecciate con quelle della Vernaccia (www.vernaccia.it). Di cui si trova traccia già nel tredicesimo secolo: le gabelle di San Gimignano lo segnalano per la prima volta in un documento ufficiale nel 1276: “un salma vini de vernaccia ad mulum, soldi 3”. Anche Dante parla della Vernaccia, unico vino citato in quella che è universalmente riconosciuta come l’opera più importante della letteratura italiana, la Divina Commedia, al canto XXIV del Purgatorio, in cui si narra la pena inflitta a Papa Martino IV, che doveva scontare i suoi peccati di gola, da scontarsi mangiando continuamente anguille di Bolsena e bevendo Vernaccia: “... ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia: dal torso fu, e purga per digiuno le anguille di Bolsena e la Vernaccia ...”.

Nel Cinquecento quella della Vernaccia è una realtà affermata, ogni famiglia nobile di San Gimignano e di Firenze ne produce in grande quantità, attirando anche l’attenzione del bottigliere di Papa Paolo III Farnese, Sante Lancerio, che scrive nel 1553: “nella partita che fece di Roma Sua Santità che fu nell’anno 1536 la sera alloggiò a Poggibonzi, dove qui erano ottimi vini di S. Geminiano (...) anche di buonissime vernacciuole, e di questa bevanda gustava molto S. S. e faceva onore al luogo”. Giorgio Vasari, qualche anno dopo (tra il 1555 e il 1572) commenta così uno degli affreschi del Salone dei Cinquecento che aveva dipinto, quello che rappresenta la conquista di Colle e San Gimignano da parte di Firenze: “Geminianum et Colle oppida, sono S. Gimignano e Colle, terre grosse e principali: ed il fiume che vi ho finto, lo fo per l’Elsa; e quel satiro giovane, che ha accanto, beve la Vernaccia di quel luogo”. Nel 1634, Michelangelo Buonarroti il giovane scrive le prime note tecniche di degustazione della Vernaccia, se così possiamo definirle, in versi: “ma i terrazzani altrui sempre fan guerra/ con una traditora lor vernaccia,/ che danno a bere a chiunque vi giugne/ e bacia, lecca, morde e picca e pugne”, definendo la Vernaccia dell’epoca un po’ abboccata (bacia e lecca), un po’ astringente (morde), con fresca acidità (picca e pugne). Infine, Francesco Redi, nel”Bacco in Toscana”, scrive: “se vi è alcuno a cui non piaccia/ la Vernaccia/ Vendemmiata in Pietrafitta,/ interdetto,/ maladetto,/ fugga via dal mio cospetto”.
Tornando al calice, o alla bottiglia, e soprattutto ai giorni nostri, l’annata 2017 è stata a dir poco difficile, è successo di tutto, basti ricordare le gelate primaverili, che hanno pesantemente colpito le piante già in fase vegetativa avanzata, e la siccità, con conseguente calo quantitativo: -26% sulla vendemmia 2016, che ha originato, sui 720 ettari coltivati a Vernaccia, una produzione di 31.650 ettolitri, e anticipo di raccolta. Dal punto di vista qualitativo, si tratta quindi un’annata non particolarmente favorevole per i vitigni a bacca bianca, specie sul fronte della conservazione degli aromi e sul piano della freschezza acida. Possiamo parlare di vini piacevoli, in molti casi, non particolarmente complessi, da bersi subito e senza grandi capacità d’invecchiamento.
Altra storia per la Vernaccia di San Gimignano Selezione e Riserva 2016, i cui vini sono il frutto di un’annata bella e regolare, caratterizzati da bagagli aromatici fragranti, acidità vivaci e strutture interessanti. Vini godibili già adesso, ma con una potenzialità evolutiva che li renderà piacevoli ancora per diversi anni.
Azienda esordiente, la Tenuta Montagnani che propone una Vernaccia di San Gimignano ben centrata dal tratto aromatico immediato e pulito e dal gusto tendenzialmente sapido. Buone sensazioni dalla Vernaccia 2017 Hydra de Il Palagione, sapida e dai profumi puliti. Ben fatta anche la Vernaccia 2017 della Tenuta Le Calcinaie, dalla bella progressione sapida e piacevolmente succosa. Non delude mai la Vernaccia di San Gimignano Fiore 2016 di Montenidoli, vero e proprio monumento al bianco della città delle torri. Buon ritmo e grande ampiezza aromatica nella Vernaccia di San Gimignano Clamys 2016 di Cesani. Dagli aromi fragranti e nitidi la Vernaccia di San Gimignano Sant’Elena 2016 di Teruzzi (Gruppo Moretti). Forse una delle migliori la Selezione Campo della Pieve 2016 de Il Colombaio di Santa Chiara. In divenire ma già dalla progressione gustativa piena e ritmata la Vernaccia di San Gimignano Riserva 2016 de La Lastra.

Focus - I numeri della Vernaccia di San Gimignano
Nel 2017 sono state prodotte 5.138.603 bottiglie di Vernaccia di San Gimignano delle annate 2016 e precedenti, dato in leggera flessione rispetto alla media degli anni precedenti. Il giro di affari della denominazione si attesta sui 16 milioni di euro, il 40% del valore totale del settore vinicolo a San Gimignano.
Nel 2017 è restata pressoché invariata anche la percentuale di Vernaccia di San Gimignano destinata all’export, pari al 52%, di cui il 27,5% al mercato europeo, il 18,9% al mercato americano, il 4,7% a quello asiatico. In Europa il maggiore mercato si conferma quello tedesco che da solo assorbe il 9,8% dell’esportazione, seguito da Svizzera (3,8%), Inghilterra (2,7%) e Olanda (2,6%). Ma il migliore mercato in assoluto resta quello statunitense, a cui è destinato il 16,3% della produzione. Il 42% di Vernaccia destinata al mercato italiano viene principalmente venduta a San Gimignano, il 19% dalle aziende in vendita diretta e il 16% negli esercizi commerciali del territorio.

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