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Il vino d’Europa e d’Italia, nel 2017, letto da Ismea: giù la produzione in tutta l’Ue, continuano a crescere i prezzi. Mentre il Belpaese vede il segno più su export (ma meno di Francia, che l’ha superata in Usa, e Spagna), e mercato interno

Italia
Il vino d’Europa e d’Italia, nel 2017, letto da Ismea

Nel vino, dei numeri non c’è quasi mai certezza, ma di sicuro, come ormai noto, è che la vendemmia 2017 è stata, a livello europeo e italiano, una delle più scarse di sempre. 145 milioni di ettolitri la produzione stimata in Ue dalla Commissione Europea, - 14% sul 2016, sottolinea l’ultimo report Ismea sul comparto del vino. Dati Ue che, in attesa delle conferme ufficiali dei vari Paesi membri, parlano di cali del -18% in Francia e del -15% in Spagna (anche se i rispettivi ministeri dell’agricoltura hanno rilanciato previsioni ancor più negative, rispettivamente del -22% e del -19%, https://goo.gl/mhmwC3).
Anche per l’Italia, il conto ufficiale ancora non arriva, ma si resta in un range tra i 40 milioni di ettolitri stimati da Ismea e Uiv e ed i 38,9 di Assoenologi (https://goo.gl/r6G4Fj), con una diminuzione tra il -26% ed il -28%.
“Ad una flessione della produzione si affianca, però, una riduzione del 6% delle disponibilità comunitarie. Questa riduzione meno che proporzionale della grandezza “produzione + giacenze” è dovuta al fatto - sottolinea Ismea - che la campagna 2017/2018 si è aperta con giacenze di oltre 170 milioni di ettolitri, il 3% in più, rispetto all’anno precedente. Era dal 2010 che le scorte in magazzino non toccavano questo livello massimo. Del resto anche la produzione 2015 e 2016 era stata abbondante, mentre consumi interni ed export non erano cresciuti allo stesso ritmo”. A luglio 2017, in Francia erano in cantina 54,4 milioni di ettolitri (+6% sul 2016), in Spagna 33,9 milioni di ettolitri, dato stabile sull’anno precedente, mentre in Italia, grazie al registro telematico di cantina, il dato è stato aggiornato a dicembre 2017 dell’Icqrf, e parla di 46,2 milioni di ettolitri, rispetto ai 46,8 dichiarati da Ismea a inizio luglio (https://goo.gl/J9k4dM). Ovviamente, come già riportato da WineNews analizzando i listini Ismea (https://goo.gl/hv5Kr1), il primo effetto della minor produzione 2017, nonostante il discreto volume riportato a bilancio dall’anno prima, è stato quello della repentina impennata dei prezzi soprattutto nel segmento dei vini comuni. Da agosto a dicembre 2017, i listini dei vini sono cresciuti nel complesso del 21% sul 2016, a fronte del +8% del totale agricoltura. In questo periodo le quotazioni dei vini comuni sono cresciute del 49%, quelle dei vini Igt del 15%, mentre i vini Dop hanno segnato il +8%. “A sostenere i prezzi dei vini comuni - sottolinea Ismea - è stata una domanda piuttosto dinamica sia interna che estera, vista anche una ritrovata competitività, valutata in termini di rapporto qualità/prezzo, rispetto al prodotto spagnolo”.
Da considerare che i vini comuni bianchi sono passati dai 3,35 euro l’ettogrado di agosto ai 5,68 euro l’ettogrado di dicembre, mentre i rossi, nello stesso periodo sono passati da 3,56 a 5,36 euro l’ettogrado. A gennaio le quotazioni si sono sostanzialmente assestate sugli stessi livelli di dicembre. La minor variazione dei vini Dop, inoltre, sottolinea Ismea, dimostra che per questa categoria, il mercato risente solo marginalmente di eventi congiunturali. “Il Prosecco, ad esempio, ha chiuso dicembre a 225 euro l’ettolitro dopo che per tutto l’anno le quotazioni erano restate tra i 185 e i 195 euro l’ettolitro, mentre per il Conegliano Valdobbiadene si è arrivati tra novembre e dicembre a 300 euro l’ettolitro. Nel segmento dei rossi si segnala il costante incremento del Brunello che ha portato le quotazioni sopra i mille euro l’ettolitro, mentre il Barbaresco ha raggiunto i 580 euro. In buona ripresa anche i Chianti. E anche a gennaio 2018 si sono registrati movimenti dei prezzi verso l’alto (+2% sul mese precedente). Da segnalare, in particolar modo gli aumenti dei Chianti, della Doc Romagna, delle Barbera del Piemonte e del Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo”.
Sul fronte dei mercati, Ismea, a livello italiano, segnala una discreta crescita in Gdo: a fronte di volumi stabili, i valori sono aumentati del 3% sul 2016 (quando, secondo dati Iri, sono stati venduti attraverso la grande distribuzione 505 milioni di litri di vino, per un valore di 1,5 miliardi di euro, ndr). Ma con dinamiche diverse per tipolgie, perchè se crescono in valore, volume e prezzo medio i vini Dop, Igp e Spumanti, calano invece in tutti i parametri i vini comuni. Tra le diverse tipologie, rimanendo su Doc e Docg, spicca la crescita del rosato (+20,7% in volume e +17,8% in valore), anche se, sottolinea il report Ismea, il segmento vale appena il 2% del totale. Tra bianchi e rossi, meglio i primi, che crescono del 3,9% in volume e del 6% in valore, dei scondi, che fanno +2,1% e +4,1%.
Sul fronte del commercio con l’estero, elaborazioni dell’Ismea su dati Istat, confermano la buona salute dell’export vinicolo italiano. Da gennaio a ottobre 2017, infatti, sono stati esportati 17,6 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un aumento del 6% sullo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando un trend in atto da alcuni mesi. In valore l’incremento è più che proporzionale (+7%), a dimostrazione che anche il valore medio dei prodotti italiani consegnati oltre frontiera si muove su terreno positivo. Se anche i dati degli ultimi due mesi dell’anno dovessero confermare tale tendenza, appare sempre più realistica la possibilità di centrare l’obiettivo dei 6 miliardi di euro. Ma, in attesa, dei dati completi sul 2017 sia italiani che dei principali competitor, anche Ismea sottolinea come questo risultato non accontenta pienamente gli operatori che si auspicavano una maggior accelerazione delle esportazioni italiane e soprattutto un aumento della quota di mercato su alcuni mercati target. Francia e Spagna, peraltro, hanno raggiunto risultati ancora migliori di quelli Italiani. Dagli ultimi dati disponibili, infatti, la Francia sembra poter incrementare i propri introiti di oltre il 10%, mentre la Spagna si attesta intorno al +8%.
“Il malcontento si può evincere chiaramente anche dalla composizione delle esportazioni dei primi dieci mesi del 2017. A trainare le esportazioni sono stati soprattutto gli spumanti Dop, di cui il sistema Prosecco rappresenta quasi il 70% sia a volume sia a valore. Soffrono, invece, le Dop ferme che a volume hanno perso il 2% a fronte, però, di un risultato positivo a valore (+2%). Altro segmento che è andato molto bene è quello dei vini comuni, soprattutto sfusi, che nel 2017 ha recuperato parte delle quote di mercato perse precedentemente a causa della minor competitività con l’omologo vino spagnolo”.
In particolare, come già sottolineato dall’Osservatorio Paesi Terzi di WineMonitor e Business Strategies, il 2017 è stato l’anno del sorpasso della Francia sull’Italia in Usa, primo mercato straniero del Belpaese. Dove le cantine italiane hanno esportato 3,3 milioni di ettolitri (+3,6%) per 1,644 miliardi di euro (+1,3%), mentre quelle francesi hanno registrato crescite a doppia cifra sia in volume (1,6 milioni di ettolitri, +16,4%) che in valore (1,649 miliardi di euro, +13,3%). E anche in Cina, il divario rimane abissale, nonostante una crescita importante, che ha visto l’Italia spedire 375.242 ettolitri di vino (+15,9%) per una valore di 142 milioni di euro (+18,6%), contro una Francia che resta leader nel Paese con 2,3 milioni di ettolitri (+18,4%) e 973 milioni di euro (+7,7%).

Focus - Il borsino dei prezzi alla produzione secondo Ismea (2016-2017)

A fine 2017, i dati dei prezzi alla produzione rilevati da Ismea (quotazioni medie, franco magazzino e Iva esclusa dell’ultima annata in commercio), dicono che tra i rossi a denominazione, la triade al vertice è sempre quella formata da Brunello di Montalcino (1017 euro ad ettolitro, +13,9% sul 2016), dall’Amarone della Valpolicella (850 euro, stabile) e dal Barolo (820 euro ad ettolitro, +0,6%).

A seguire vengono il Barbaresco a 560 euro ad ettolitro (+13%), l’Alto Adige Lagrein a 385 euro (+1,3%), il vino Nobile di Montepulciano a 291,6 euro (-15,3%), davanti di pochi centesimi al Nebbiolo d’Alba, a 291,2 euro ad ettolitro (+8%). Chiudono la “top” 10 il Valpolicella Classico, a 267,9 euro ad ettolitro (-14,9%), il Valpolicella, a 250 euro, ed il Chianti Classico, a 234 euro (-11,3%).

Tra i bianchi, invece, domina come sempre l’Alto Adige:
il Traminer Aromatico viaggia sui 4454 euro ad ettolitro (+7,2%), il Pinot Grigio sui 323 (+11,5%), il Terlano Pinot Bianco è a quota 323 euro (+6,3%), mentre lo Chardonnay a 304 euro (+8,4%). Primo vino non alto atesino sul listino, per quotazione, è il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, che ha chiuso il 2017 con una quotazione di 275 euro ad ettolitro (+7,9%).

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