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Allegrini 2024

Allegrini sbarca ufficialmente nel Lugana (come da rumors WineNews), con l'acquisto di 40 ettari da vitare nel territorio. Franco e Marilisa Allegrini: “qui spazio per fare un grande vino bianco di alta qualità, per noi una grande sfida”

Italia
La Famiglia Allegrini: Silvia, Marilisa e Franco

“Abbiamo perfezionato l’acquisto di 40 ettari di terreno, che andremo a vitare entro il 2018, e che si aggiungono ai 10 che avevamo preso 3 anni fa, per un totale di 50 ettari nella denominazione. Vogliamo occupare il segmento alto della qualità, inizieremo piano, per confrontarci con il mercato”: così Franco Allegrini conferma a WineNews lo sbarco ufficiale nel Lugana, una delle denominazioni bianchiste di maggior successo del Belpaese, della griffe dell’Amarone Allegrini (già con importanti aziende anche a Montalcino e Bolgheri), nome tra i più importanti del vino italiano, come anticipato dai rumors di fine gennaio (https://goo.gl/rBsRud).
“Abbiamo fatto questo investimento - spiega Allegrini - perchè è una denominazione che ci piace, non è molto grande, non ci sono cantine sociali, che è un aspetto importante, e c’è una competizione per gli attori del territorio che va sull’alto della qualità. in questo senso assomiglia a Bolgheri come concetto di competizione tra produttori. Qui faremo ovviamente vino bianco, che non faceva parte della bagaglio culturale di Allegrini, ma con l’investimento a Bolgheri, con Poggio al Tesoro (e con il vermentino, ndr) abbiamo visto che c’è spazio sul mercato se si punta sul segmento alto dal punto di vista qualitativo, e questa cosa ci piace. Chiaramente - sottolinea ancora Franco Allegrini - non sarà un “pronti e via”, lavoreremo con calma. A noi piace sempre partire dalla terra e costruire i nostri vigneti, su misura. Abbiamo stimato un potenziale produttivo, per noi, sulle 3-400.000 bottiglie, perchè lavoreremo sull’altissima qualità, rispetto alle 600.000 che l’estensione di 50 ettari ci consentirebbe, con una produzione massima, da disciplinare, di 125 quintali di uva per ettaro. E se il vino che faremo ci emozionerà, sarà il primo bianco che uscirà sotto il brand Allegrini (il Vermentino Solosole prodotto a Bolgheri è sotto il marchio Poggio al Tesoro, ndr)”.
“I nostri investimenti agricoli e viticoli sono sempre il linea con quello che siamo - aggiunge Marilisa Allegrini - e al nostro Dna aziendale. Il Lugana è molto interessante, anche commercialmente parlando, e può dare vini di spessore, intensità, complessità aromatica, e possono avere anche longevità, è un prodotto in cui ci identifichiamo. Avendo l’85% di mercato estero, il nostro obiettivo non è produrre un vino d’annata di facile beva: vogliamo che sia fisiologico ai vari rossi che abbiamo (Amarone, Brunello di Montalcino e Bolgheri, ndr), quindi un bianco importante, e c’è spazio per questo. Perchè l’Italia, che ha fatto passi avanti enormi nei rossi, nei bianchi si è orientata di più, in generale, su prodotti di pronta beva. Ma c’è spazio per bianchi importanti che possano avere le caratteristiche del vino che ci prefiggiamo di fare, senza presunzione. Ispirandoci a quello che abbiamo fatto a Bolgheri, che per noi è esemplare: Solosole è un vermentino di cui abbiamo ancora l’annata 2007, ed è ancora molto buono. È una bella sfida quella di fare vini che riescono a durare nel tempo, e di far capire che anche l’Italia può fare grandi bianchi. Il nostro Lugana - dice ancora Marilisa Allegrini - sarà bianco complesso, con rese più basse rispetto a quelle del disciplinare e senza legno, a noi piace così. E magari se riesco a convincere Franco, ma è difficile, proveremo a fare anche una bollicina. Per noi è comunque una grande sfida, in cui vogliamo dare anche grande responsabilità anche ai nostri figli, che avranno un ruolo importante. Io e Franco siamo genitori “ingombranti”, loro vorrebbero che andassimo in vacanza un po’ di più, e magari su questo progetto daremo loro più responsabilità”.
Un investimento importante, quello di Allegrini in Lugana, nel Comune di Pozzolengo, la cui cifra non è stata resa nota (da stime WineNews un ettaro di vigneto nel Lugana è quotato sui 250.000 euro, ndr), e che aggiunge così un altro importante territorio a quelli già nell’orbita del gruppo, e che vede i 50 ettari del Lugana aggiungersi agli oltre 100 ettari di vigneti nella Valpolicella Classica, 16 ettari a Montalcino, di cui 8 a Brunello, con San Polo, e 50 ettari a Bolgheri, con Poggio al Tesoro (www.allegrini.it).
Investimento che, per altro, arriva in un territorio meno celebrato di quanto meriti, forte di una produzione che per l’80% finisce all’export, per una denominazione, a cavallo tra Lombardia e Veneto, che nel 2017 ha festeggiato i suoi 50 anni, e si sviluppa su 1.586 ettari vitati, in 5 comuni (Desenzano del Garda, Pozzolengo, Peschiera del Garda, Sirmione e Lonato del Garda), con una produzione complessiva superiore ai 15 milioni di bottiglie, e un valore sul mercato di oltre 66 milioni di euro. Zona che è storicamente “feudo” di tante importanti cantine del Veneto, soprattutto della Valpolicella, ma non solo, come Zenato, che è presente sul territorio dal oltre 50 anni, ma anche Tommasi, Gerardo Cesari, e ancora il Gruppo Italiano Vini o Montresor, per citarne alcune, fino a Santa Margherita, uche nell’estate del 2017 ha acquisito la maggioranza di una della cantine leader del territorio, Cà Maiol, azienda con 140 ettari vitati, ed una produzione intorno a 1,5 milioni di bottiglie (https://goo.gl/Vrk4tg).

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