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Vino, per l’Italia a rischio 50 milioni di euro all’anno dall’Ue, tra possibili tagli alla Pax e l’effetto Brexit. A dirlo un’analisi del Corriere Vinicolo e Unione Italiani Vini, sulle simulazioni del Ceev (Comité Européen des Entreprises Vins)

La Brexit tiene banco, e preoccupa soprattutto l’impatto della sua uscita dal bilancio Ue. Oggi intorno ai 1.100 miliari di euro, di cui 416 sono per la Politica Agricola Comunitaria (già a rischio tagli, indipendentemente dal fronte Uk) e, di questi, 7,7 per il vino. Eppure, proprio il settore enoico, che è uno di quelli con il miglior saldo attivo nella bilancia commerciale Ue (7.474 milioni di euro), potrebbe pagare un conto molto salato. Anzi, secondo le proiezioni di Corriere Vinicolo e Unione Italiana Vini, su una simulazione del Ceev (Comité Européen des Entreprises Vins), nella peggiore delle ipotesi, l’Italia potrebbe perdere oltre 50 milioni di euro all’anno per il suo Pns (Piano Nazionale di Sostegno), 370 milioni di euro in 7 anni (periodo di programmazione della nuova Pac, che partirà dal 2021), ovvero quella che, ad oggi, è un’intera annualità dell’Ocm vino nel suo complesso. Con ripercussioni pesanti soprattutto sulle misure più importante finanziate. Con la ristrutturazione e riconversione dei vigneti che rischia una decurtazione teorica di 26 milioni di euro all’anno (oltre 180 milioni in 7 anni), di 14 sulla misura promozione (con 100 milioni ipoteticamente persi tra il 2021 ed il 2017), e ancora oltre 7 milioni di euro per la misura Investimenti, poco meno di 4 per l’Assicurazione del raccolto e così via (l’analisi dettagliata su “Il Corriere Vinicolo” in uscita il 5 febbraio, ndr). Nulla è ancora, scritto, ma la situazione non è certo confortante, soprattutto se si mette in relazione ad uno scenario vinicolo mondiale che sta cambiando e in cui, sebbene l’Europa mantenga il suo ruolo centrale, soprattutto grazie alle tre super potenze del vino come Italia, Francia e Spagna, il peso dei competitor del resto del mondo, dagli Usa all’Australia, passando per il Sud America, si fa sempre più importante sia nei mercati consolidati che in quelli emergenti. “È una previsione preoccupante che speriamo di riuscire a evitare - commenta Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini - considerati i risultati ottenuti in questi anni con le varie misure del Pns in termini di competitività complessiva del sistema vitivinicolo italiano: dal 2009 al 2016 sono stati ristrutturati 235.000 ettari di vigneto, con oltre 56.000 beneficiari dei contributi, arrivati nei sette anni di Ocm a 1 miliardo di euro”.
Dove ha giocato un ruolo fondamentale proprio la promozione, che ha contribuito molto alla crescita delle esportazioni, passate dai 3,5 miliardi di euro del 2009 ai 5,6 del 2016 (con il 2017 che dovrebbe aver chiuso a quota 6 miliardi, ndr). “Ma le trattative per la nuova Pac, come ci hanno informato dal Ministero delle Politiche Agricole, sono ancora all’inizio - prosegue Castelletti - e pertanto, oggi, non siamo in condizione di disegnare scenari definiti. Abbiamo spazi di manovra che utilizzeremo tutti per mantenere non solo la specificità dell’Ocm vino, ma anche il valore di una spesa che è stata, in realtà, un investimento netto per l’economia europea capace di generare ricchezza. Le variabili in gioco - conclude il segretario generale Uiv - sono veramente tante e il puzzle si andrà componendo nei prossimi mesi. Il nostro Paese deve però affrontare la partita con il piede giusto e la necessaria dose di autorevole determinatezza. Sarà questo il dossier principale che metteremo sul tavolo del prossimo Ministro dell’Agricoltura” (www.uiv.it/giornale).

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