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L’Australia si rivolge al Wto contro l’apertura al commercio enoico voluta dal Canada, che per ora riguarda solo la produzione nazionale. A WineNews il direttore Ice di Toronto Matteo Picariello: “primo passo verso liberalizzazione completa”

Italia
Il Canada sotto attacco dopo la parziale liberalizzazione del commercio enoico

Dopo gli Stati Uniti, sostenuti da Nuova Zelanda, Argentina ed Unione Europea, anche l’Australia va contro il Canada, e chiede al Wto di intervenire contro le misure definite “discriminatorie e protezionistiche” volute dal Governo di Ottawa.
Ma andiamo con ordine. Il commercio di vino, in Canada, è gestito da sempre dal monopolio dello Stato, almeno fino al 2017, quando nei negozi di quattro province, British Columbia, Ontario, Quebec e Nova Scotia si è allentata la stretta legislativa, con l’apertura alla vendita di vino prodotto in Canada, mentre per quello importato bisogna creare una sorta di rivendita interna, con spazi e contabilità dedicata, e costi, evidentemente, maggiori. È questo che non piace all’Australia,
che nel Paese nord americano esporta 160 milioni di dollari, tanto da rivolgersi al Wto, in quello che alcuni già definiscono “guerra del vino”, ma che in realtà è solo un aspetto minore di un panorama ben più complesso: all’orizzonte, infatti, ci sarebbero le trattative commerciali tra Usa e Canada e tra Canada e resto del mondo, sulla scorta del Ceta, recentemente negoziato con la Ue, e del corrispettivo a stelle e strisce, il famoso Ttip, definitivamente e miseramente naufragato sotto la presidenza Trump.
Eppure, in tutto ciò, c’è un’analisi importante, e positiva, fatta a WineNews dal direttore Ice di Toronto, Matteo Picariello, che ricorda come “al di là delle trattative commerciali tra Ue, Canada e Usa, che riguardano ogni genere di bene o prodotto, l’apertura del Governo canadese alla vendita di vino fuori dal circuito del Monopolio è di per sé un fatto positivo. Prima di tutto perché si tratta di un primo passo, che è facile immaginare ne comporti un altro, ossia la completa liberalizzazione anche per il vino importato. E poi - continua Picariello - perché così il vino diventa molto più accessibile e fruibile. Inoltre, è bene ricordare che è nell’interesse stesso del Monopolio non intaccare le quote di vino importato, dall’Italia come da altri Paesi, che non credo subiranno variazioni”. Insomma, non tutto il male, sempre che di male si tratti, viene per nuocere, intanto, il Canada avrà 60 giorni per rispondere alle accuse e definire eventuali correttivi all’interno del Wto.

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