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Cambiamenti climatici, Brexit, l’effervescenza globale degli sparkling, soluzioni di confezionamento alternative e “iconoclaste” e sempre più peso al mondo “bio” e sostenibile: ecco le cinque previsioni di “Wine Intelligence” per il 2018 alle porte

Italia
Il cambiamento climatico tra i fattori che impatteranno di più sul mondo del vino anche nel 2018, previsioni di Wine Intelligence

Una previsione sul futuro è, inevitabilmente, anche una riflessione sul presente, dato che è solo sulla base di ciò che sappiamo essersi già verificato che è possibile fare supposizioni su cosa lo farà. E anche in un panorama enoico globale che, a differenza di quello geopolitico, ha affrontato una quantità tutto sommato minore di incertezze e scossoni, vale questo assunto: in questo caso ad indossare i panni di Nostradamus del vino globale per il 2018 è stato James Wainscott di “Wine Intelligence” (www.wineintelligence.com), con cinque fenomeni che probabilmente caratterizzeranno l’anno che ci attende.
In primis, a valle di risultati vendemmiali che parlano decisamente da soli, i cambiamenti climatici, che è logico presupporre si faranno sentire, e con effetti comparabili, anche nell’emisfero australe. Secondo Wainscott è quindi lecito aspettarsi un calo produttivo anche per l’annata 2018, col risultato che il calare dell’offerta di vino globale farà salire i prezzi, particolarmente in regioni enoiche con il vento in poppa sui mercati come l’area del Prosecco. Nel lungo termine, l’imprevedibilità climatica potrebbe inoltre farsi sentire sulla costanza dei livelli qualitativi e dello stile produttivo delle aziende. A seguire, la Brexit, i cui effetti sul secondo mercato del vino del mondo sono ancora ben di là dal manifestarsi nella loro interezza: quel 3% di aumento dei prezzi del vino stimato dall’organizzazione di categoria della filiera britannica Wsta e relativo agli ultimi 90 giorni è solo l’antipasto di un colpo potenzialmente devastante al reddito disponibile dell’assai tartassato consumatore medio del Regno, particolarmente se la Sterlina continuasse la propria parabola discendente sui mercati valutari. Un fattore, quello valutario, che si farà sentire anche nella filiera distributiva e produttiva, e ben oltre quanto già successo finora, con la complicazione ulteriore che la rodomontesca previsione del governo May - che aveva vaticinato un massiccio aumento dei flussi migratori in entrata dall’Ue pre-Brexit - non ha sicuramente avuto luogo, anzi.
La “bolla” degli sparkling, prosegue Wainscott, è ancora ben al di là dallo scoppiare: i segnali di crescita di lungo termine in volume, valore e prezzo medio per bottiglia si sono verificati su piazze diversissime fra di loro come Stati Uniti, Irlanda e Spagna, e se il Prosecco e i suoi “fratelli” fossero disposti a innovare sia in termini di packaging (vedi alla voce lattine) che di apporto nutrizionale, ovvero con versioni a basso impatto calorico, allora il trend potrebbe consolidarsi ulteriormente. Vino in lattina che però non si limiterà a fare la sua comparsa sul palcoscenico enoico globale solo per quanto riguarda prodotti “giovani” - qualsiasi cosa questo possa voler dire - dato che i limiti della veneranda bordolese e delle sue varianti classiche si fanno sempre più sentire ovunque. Non è un caso, nota Wainscott, che la premiumization abbia investito anche il bag-in-box, e che le soluzioni per il vino al bicchiere e/o monoporzione si siano moltiplicate in maniera geometrica negli ultimi anni, rispettivamente nell’horeca e sugli scaffali della gdo. Infine, la sostenibilità ambientale applicata alla vitivinicoltura, identificata anche e non solo con il termine-ombrello “bio”, sta venendo incontro alla richiesta di quei due fattori che sono necessari a parecchie cantine per emergere sui mercati, ovvero differenziazione dalla competizione e educazione del consumatore sui valori e i tratti salienti che rendono un vino migliore, o più appetibile, di altri. E da questo punto di vista, la cavalcata delle vendite di alimenti “bio” in gdo sta rappresentando una manna dal cielo per quei produttori che hanno deciso di puntare proprio su un modo diverso di creare vino: l’entrata nel “mainstream” di queste etichette, conclude Wainscott, potrebbe quindi avvenire decisamente molto presto. 

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