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Gli spumanti italiani verso un nuovo record dell’export, a 1,3 miliardi di euro nel 2017, dice Coldiretti. Prosecco traino, ma apre le porte dei mercati a tutti i territori. E, secondo Nomisma, le bolla da “autoctono” è nuova moda tra gli italiani

Italia
Spumanti italiani verso un nuovo record delle esportazioni, e in Italia piace sempre di più la bollicina da vitigno autoctono

Ormai protagoniste della tavola in tutto l’anno, e sempre più spesso a tutto pasto, le bollicine italiane continuano a vedere nelle feste di fine anno il loro picco di consumo. Non è un caso se proprio in questi giorni si è chiusa “Bollicine sulla Città”, a Trento, kermesse dedicata alle bollicine di montagna del Trentodoc, o se il Consorzio dell’Asti Docg ha girato l’Italia per presentare la sua nuova tipologia di Asti Docg Secco, che si affianca a quelle tradizionali dolce e moscato, se il Prosecco Docg ha presentato pochi giorni fa l’osservatorio sullo stato della denominazione, e il Franciacorta ha celebrato a Milano i 50 anni dalla Doc, aperto le sue cantine per il ponte dell’Immacolata, e brindato (con Bellavista, come da tradizione), alla Prima della Scala di Milano. Solo alcuni esempi, di come il mondo delle spumantistica del Belpaese lavora per richiamare attenzione su un prodotto che, complessivamente (soprattutto grazie al Prosecco) ha salvato la “bilancia commerciale” del vino italiano nel 2016, portando il segno positivo al dato finale sulle esportazioni, come sarà, secondo le stime, anche nel 2017 che sta per chiudersi. Secondo la ormai tradizionale statistica firmata Coldiretti, “con un balzo dell’11% nelle bottiglie spedite all’estero lo spumante italiano conquista le tavole nel mondo dove per Natale e Capodanno 2017 ci sarà il record storico di brindisi made in Italy. A fine anno per il 2017 sarà raggiunto per la prima volta il record storico delle esportazioni, per un valore superiore a 1,3 miliardi, sulla base delle spedizioni registrate dall’Istat nei primi otto mesi. All’estero - sottolinea la Coldiretti - dove finisce la maggioranza della produzione nazionale per la quale si stima un potenziale produttivo superiore ai 600 milioni di bottiglie, non sono mai state richieste cosi tante bollicine italiane che in quantità dominano nettamente nei brindisi sul mercato mondiale. I consumatori più appassionati sono quelli del Regno Unito, che si confermano anche nel 2017 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano, con un aumento del 13% ,di gran lunga davanti agli Stati Uniti dove comunque si rileva un +16%, mentre in posizione più defilata sul podio si trova la Germania dove si registra una crescita del 14% delle bottiglie vendute”.
D’altra parte, caratteristiche come territorialità, diversità, e non ultimo un rapporto qualità/prezzo generalmente competitivo, sono caratteristiche comuni alla spumantistica italiana. Ma non solo: le bollicine italiane meglio si adattano alle nuove esigenze dei consumatori, il Prosecco resta naturalmente al top dei consumi e dell’export, ma il suo successo incentiva i winelovers italiani, e non solo, a scoprire anche altri spumanti del Belpaese. Emerge da un’indagine di Nomisma dedicata agli sparkling wines italiani, presentata a Wine2Wine a Verona.

“Quella degli sparkling wines è sicuramente la categoria di vini che sta riscuotendo il maggior successo per l’Italia - ha spiegato il ricercatore Nomisma Emanuele Di Faustino - pur in un mercato caratterizzato da un calo strutturale dei consumi di vino dal punto di vista della quantità, le bollicine, a differenza dei vini fermi, dimostrano di essere più versatili e meno impegnative, adattandosi meglio alle nuove esigenze di consumo, soprattutto quelle dei millenials”.
Di Faustino ha confermato che “a farla da padrone è naturalmente il Prosecco che tra gli spumanti italiani è quello più diffuso con un tasso maggiore di penetrazione sui mercati, pari al 70%. Questo vuol dire che il 70% degli italiani nell’ultimo anno ha avuto almeno un’occasione per bere Prosecco, seguito da Franciacorta e Asti con una quota di circa il 60%, e poi dal TrentoDoc e dal Durello”.
In particolare, “il Trentodoc è più diffuso tra le generazioni più giovani, mentre il Franciacorta e l’Asti trovano maggior apprezzamento tra le cosiddette “generation X” e “baby boomers”. Questi due vini hanno infatti una tradizione molto forte, mentre Trentodoc e Durello sono vini che si sono affermati relativamente in tempi più recenti”.

“Abbiamo anche condotto uno studio su un campione di mille persone - ha aggiunto ancora Di Faustino - dal quale è emerso che c’è molta attenzione nel provare spumanti alternativi che siano fuori dai soliti nomi. Dalla ricerca, emerge che il 93% degli italiani è disposto a bere spumanti alternativi prodotti con vitigni autoctoni, meglio se Doc, e che il 76% di loro sono disposti anche a spendere di più per questi prodotti”.
Un altro esempio, ha ricordato ancora, “di questa tipologia di spumanti alternativi è il Pignoletto, che sta riscuotendo successo soprattutto all’estero e in particolare in Uk. Sul mercato inglese la fa da padrone il Prosecco che ha però aperto la strada anche ad altre bollicine. Nonostante l’effetto Brexit che ha portato a un rallentamento dell’import di spumanti, quelle italiane sono le uniche bollicine con un segno positivo, anche se minore rispetto a prima, mentre quelle di Francia e Spagna hanno un segno negativo”, ha concluso.

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