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Cinquanta anni e non sentirli: una verticale attraverso “50 Vendemmie” per celebrare lo stile inconfondibile e definito degli Amarone di Bertani, uno dei pochi rossi italiani capace di restare uguale a se stesso al di là delle facili mode enoiche

È uno dei pochi esempi di “classicismo” applicato al vino l’Amarone di Bertani e non solo, o non tanto perché stiamo parlando di un’azienda i cui vini erano nel menu per l’incoronazione di Giorgio VI d’Inghilterra nel 1937 o perché ha 150 anni sulle spalle (la fondazione nel 1857). Il fatto eclatante è che questo “classicismo” è ben leggibile a partire dal bicchiere. L’Amarone di Bertani è infatti un vino che ha saputo mantenere la propria cifra stilistica intatta e immutata da cinquant’anni, se prendiamo come riferimento il Recioto Amarone 1958, il primo ad andare in commercio e il primo ad indicare la strada a tutta la produzione successiva del grande rosso veronese. Una decisa evidenza che è emersa dalla verticale “50 Vendemmie”, ieri, a Milano, dove, appunto, la storia nel bicchiere di questo grande rosso è stata definita con una serie di vini di straordinaria vivacità.
“Anche a costo di alcuni insuccessi commerciali, che pure ci sono stati - ha commentato Emilio Pedron, manager di lungo corso, oggi al vertice di “Bertani Domains” (www.bertanidomains.it) - le scelte, anche innovative, in vigna come in cantina, per la produzione dell’Amarone Bertani, sono sempre state fatte in funzione di un vino in grado di essere uguale ai suoi predecessori, con il fine di costruire una continuità stilistica solida e coerente”.
Ma in che cosa consiste il “Bertani Style”? Gli Amarone dell’azienda di Grezzana sono vini di grandissima longevità, cioè sono pensati fin dalla loro nascita per affrontare il tempo. Sono vini dove il fruttato è sì dolce ma mai “zuccherino”, ossia sono vini totalmente secchi, capaci di conservare una dolcezza fragrante e sempre ben contrastata da una spalla acida vivace e a volte nervosa. I loro tannini sono generalmente ben risolti, morbidi ma mai troppo morbidi. I profumi sono articolati: fruttato rigoglioso in gioventù, fruttato sotto spirito in età avanzata, ma anche spezie, pietra focaia, pepe, e sensazioni derivanti dai legni di affinamento quasi impercettibili.
Dopo la svolta qualitativa di trenta anni fa, nella quale però in molti, hanno seguito più i “dettami” della critica, soprattutto straniera, per decidere lo stile dei propri vini, ed in cui anche l’Amarone ha trovato la sua affermazione, oggi i tempi sono maturi per una riconsiderazione del passato enoico tricolore più autentico, della storicità dei territori, delle pratiche vitivinicole, dei vitigni utilizzati e delle caratteristiche dei vini. In questa che possiamo definire una “nuova rivoluzione” diventano protagonisti assoluti l’autenticità e l’unicità delle produzioni più coerenti e storicizzate. Fare vini che si assomigliano tra loro, o, peggio, che assomigliano a prodotti realizzati in altre parti del mondo, è ormai strategia perdente. Fare degli Amarone soltanto dolci, magari con residui zuccherini importanti, lasciando sempre meno spazio tra l’essere un vino “secco” e l’essere uno propriamente dolce, non è o non è più la scelta più giusta. In questo senso, l’Amarone di Bertani torna o ritorna al suo ruolo di modello e di riferimento. Insomma per fare un’analogia riassuntiva l’Amarone di Bertani sta all’Amarone della Valpolicella, come il Brunello di Biondi Santi sta al Brunello di Montalcino.
E poi sono addirittura i mercati e la critica stessa che oggi chiedono prodotti unici, autentici e diversi gli uni dagli altri. Riflessioni forse scontate ma che poi, per molte aziende, non lo sono affatto. Anche perché, per metterle in atto, bisogna intraprendere una strada più difficile, che richiede più impegno, anche per spiegare le caratteristiche e le peculiarità di quei vini.

Ma veniamo ai sei Amarone protagonisti dell’assaggio.

Reciotto Secco Amarone Vino della Valpolicella 1958: Come può succedere con nel bicchiere un vino di sessant’anni di età, ci si potrebbe limitare a definire il suo assaggio un’esperienza affascinante, evocativa e a segnalare la complessità degli aromi nella loro fase terziaria. In questo caso, invece, siamo di fronte ad un vino ancora fragrante, che non sfigurerebbe a tavola mentre mangiamo. Fa addirittura sentire il confine tra l’antico Recioto (Recciotto come si scriveva in dialetto sull’etichetta, il vero vino della tradizione veronese) e il nuovo Amarone. I profumi sono definiti e vanno dalla ciliegia sotto spirito al pepe e a qualche nota di fungo e terra. L’attacco in bocca è dolce ma subito interviene anche una tensione acido-tanninca che rende il sorso deciso e di grande contrasto. Semplicemente incredibile.
Recioto della Valpolicella Amarone Classico Superiore 1967 È considerato uno dei vini italiani più longevi mai realizzati. Senza inutili giri di parole conserva una vivacità fuori dal comune. È un vino monumentale nel senso stretto del termine, esprimendo uno stile originale e di grande personalità che stacca decisamente la produzione Bertani dagli altri Amarone. Sapido, gustoso, di grande piacevolezza ed eleganza ha profumi articolati e definiti. Un vino che non dimostra minimamente i suoi 50 anni.
Recioto della Valpolicella Amarone Classico Superiore 1975: Al naso le note di frutta sotto spirito sono ben leggibili come quelle di frutta in confettura a cui si sommano leggeri cenni di tabacco. In bocca, il sorso è dolce e lo sviluppo del vino largo e non privo di ricordi fruttati. Forse il più evoluto della batteria.
Recioto della Valpolicella Amarone Classico Superiore 1986: Cenni di pietra focaia, di frutta fresca e fiori, ricordi di arancia candita, poi spezie orientali e pepe nero. Un naso molto sfaccettato che introduce una bocca sorprendentemente verticale e di grande tensione dal finale lunghissimo, reso saporito da tannini nervosi e quasi piccanti.
Amarone Della Valpolicella Classico 2008: Fruttato fragrante e rigoglioso e note di pepe dominano il bagaglio aromatico di questo Amarone, che fa della fittezza tannica ma anche della morbidezza il suo punto di forza al gusto, dove risulta saporito, piacevolmente fresco e molto profondo. Il sorso è continuo e molto elegante, fino ad un finale succoso e pieno.
Amarone della Valpolicella Classico 2009: Ancora molto giovane al naso, dove la frutta sotto spirito lascia spazio solo a cenni balsamici e leggeri toni affumicati. In bocca, il suo sviluppo è tendenzialmente solido e intenso, con un incrocio tra acidità e dolcezza assolutamente equilibrato.
Una degustazione all’insegna della fusione tra passato e presente, rappresentato in “carne ed ossa”: erano presenti Ernesto Barbero, l’enologo piemontese, scelto per la sua esperienza in fatto di invecchiamento dei vini da Gaetano Bertani in persona ed artefice dell’Amarone 1958, e Andrea Lonardi, attuale direttore operativo di Bertani Domains. Una specie di passaggio di consegne a dire il vero tutto all’insegna della continuità di un vino storico.

Focus -  Il ritratto “Bertani Domains”

“Bertani Domains” è una società del gruppo farmaceutico Angelini e a sua volta è il marchio che raccoglie alcuni dei più bei nomi dell’enologia italiani: Bertani (Veneto), Puiatti (Friuli Venezia Giulia), Val di Suga (Toscana), Tre Rose (Toscana), San Leonino (Toscana) e Fazi Battaglia (Marche). Bertani Domains conta su 500 ettari vitati, 6 cantine autonome in quattro regioni italiane, 4 milioni di bottiglie prodotte all’anno, 24 milioni di fatturato, di cui il 65% è dato dall’export e 160 dipendenti.

Bertani è uno dei marchi che hanno fatto e continuano a fare la storia del Veneto enoico. La casa vinicola Bertani nasce nel 1857, a Quinto di Valpantena, a nord di Verona e già prima della fine dell’Ottocento i vini di questa azienda attraversavano l’oceano Atlantico per arrivare negli Stati Uniti. A metà del Novecento, con l’acquisto di Villa Novare, in Valpolicella, Bertani segna indelebilmente la storia dell’Amarone, la cui prima annata risale al 1958. Oggi, la cantina, possiede vigneti nella zona della Valpolicella Classica, in Valpantena (dove ha sede la storica cantina di Grezzana), nel territorio del Soave e nella zona del Bardolino e del Lugana. Bertani, con più di 150 anni di storia, possiede le più grandi riserve di annate storiche ed è l’espressione di uno dei marchi più rappresentativi dell’intero panorama enologico nazionale. Il Gruppo Angelini, ha ottenuto la maggioranza delle quote nel dicembre 2011 ed ha siglato nel 2012 l’accordo conclusivo che l’ha vista diventare proprietario della Bertani Holding.
Nel 2010, invece, c’è stata l’acquisizione dell’azienda friulana Puiatti. Puiatti, dal 1967 è protagonista del panorama enologico friulano. Questa importante realtà vitivinicola, il cui centro aziendale si trova a Romans d’Isonzo (Gorizia) rappresenta per Bertani Domains il “regno” della Ribolla Gialla, ferma e spumantizzata.
Qualcosa, peraltro, si era già mossa anche nel 2009, anno in cui entrarono in commercio le prime bottiglie di Verdicchio dei Castelli di Jesi, prodotte con uve della tenuta da sempre della famiglia Angelini, Collepaglia, oggi assorbita da Fazi Battaglia, acquisita a luglio 2015 e che rappresenta uno dei marchi leader del Verdicchio.
Ma il Gruppo Angelini aveva già messo piede nel mondo del vino tricolore nel 1994, con la simultanea acquisizione di tre cantine in Toscana: Val di Suga a Montalcino, Tenuta Trerose a Montepulciano e San Leonino a Castellina in Chianti.

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