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Complice il riscaldamento globale, torna il passato vinicolo della Maasvallei Limburg, a cavallo tra Belgio e Olanda: approvata, dopo sei anni, la richiesta di riconoscimento dell’indicazione geografica per i vini dell’area a livello comunitario

Una denominazione enogastronomica fiamminga di poco meno di cento chilometri quadrati, a cavallo della Mosa settentrionale e che include, al momento, dieci cantine del Belgio e una sola dei Paesi Bassi: ecco, a valle dell’approvazione da parte della Commissione Europea della domanda del 2011 presentata dall’olandese Harry Vorselen e dal belga Karel Henckens, la nuova veste della Maasvallei Limburg, che entrerà ufficialmente in vigore entro questo mese.
La denominazione, come riportato da “Harpers Wine & Spirit” (www.harpers.co.uk), prevede l’utilizzo di uve Pinot Nero, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Auxerrois, Riesling e Chardonnay, in maniera non dissimile da quanto sta avvenendo anche nel Regno Unito, e i parallelismi tra le due aree non finiscono qui, dato che entrambe hanno visto il loro “rinascimento” produttivo trovare un incentivo fondamentale dal riscaldamento globale: come dichiarato dallo stesso Henckens, “abbiamo meno precipitazioni qui che in Piemonte, e questo ci permette di raggiungere livelli ottimali di maturazione delle uve; i nostri suoli rocciosi (ricchi di quarzo, selce e calcare) non terminano al confine, e l’approvazione ufficiale della denominazione è un riconoscimento della nostra identità”.
Per quanto possa sembrare strano, le radici storiche della vitivinicoltura nella Maasvallei Limburg sono ben più antiche di quanto non possa sembrare ad un primo sguardo: la viticoltura era ampiamente praticata nell’area fino a 150 anni fa, quando Napoleone, con un atto di protezionismo enoico dal sapore smaccatamente transalpino, ordinò l’espianto completo delle vigne, costringendo i produttori locali a convertirsi all’attività brassicola.

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