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I ricercatori dell’Università di Adelaide hanno scoperto i geni delle radici della vite capaci di limitare la quantità di sodio: Australia pronta a portinnesti resistenti al sale che garantiscono sostenibilità e futuro alla viticoltura nel Continente

Non sorprende davvero che in Australia la ricerca enologica “aggredisca” senza se e senza ma problemi noti da tempo, specialmente in una zona di produzione particolare e non sempre vocatissima come il Paese dei canguri. Ecco dunque che un team di scienziati australiani ha segnalato un importante passo avanti nello sviluppo delle viti resistenti al sale, che potrebbe portare al primo portinnesto coltivato specificamente per le viti australiane, a garanzia della sostenibilità futura della viticoltura del continente.
La ricerca, finanziata da Wine Australia, fa sapere “The Drinks Business” (www.thedrinkbusiness.com), ha visto scienziati di varie discipline dell’Università di Adelaide unire gli sforzi per scoprire come coltivare viti resistenti all’impatto del sale di alcuni terreni. Mentre bassi livelli di sale possono migliorare il sapore del vino, infatti, la sua eccessiva presenza può portare a gusti sgradevoli, ridurre la resa in uva e danneggiare la salute a lungo termine delle viti stesse.
Che il lavoro sia ad uno snodo importante è dimostrato dalla scoperta del team di studio dei geni delle radici della vite in grado di limitare la quantità di sodio, aprendo così la strada allo sviluppo di un portinnesto resistente al sale, su misura per le condizioni dei terreni australiani.
“Confrontando il Dna di diverse varietà di vite, abbiamo identificato un gene specifico associato all’esclusione del sodio dai germogli”, spiega il dottor Jake Dunlevy che fa parte del team di studio. “Questa scoperta ci ha permesso di sviluppare marcatori genetici che vengono utilizzati per allevare portinnesti di vite tolleranti al sale - continua - consentendo di esaminare i nuovi genotipi nella fase di semina, piuttosto che attraverso lunghi e costosi studi sui campi coltivati a terra”.
Attualmente, i problemi causati dalla salinità nel suolo costano in Australia, secondo una stima, oltre 1 miliardo di dollari all’anno. La ricerca è stata condotta dalla dottoressa Mandy Walker, e dal professor Matthew Gilliham, e pubblicata questa settimana sulla rivista New Phytologist.

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