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“Fico è l’Italia”: il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha aperto Eataly World, alla presenza dei Ministri di Politiche, Lavoro, Beni Culturali, Ambiente. Farinetti: “occasione per l’Italia”. Ma non mancano le voci “contro”

“Se gli stranieri si domandassero cos’è fico, io gli risponderei: Fico è l’Italia. Qui attraverso una descrizione di processi, prodotti, mostre, trovate un riassunto di quello che siamo, delle nostre straordinarie qualità di Paese, venite a visitare Fico, sarà un modo per avere un rapporto diretto immediato e forte di uno dei più bei e importanti Paesi del Mondo”: con queste parole il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha aperto ufficialmente Fico - Eataly World a Bologna, la Fabbrica Italiana Contadina, ideata da Oscar Farinetti ed Andrea Segrè, nata nell’ex Centro AgroAlimentare di Bologna (Caab).

Un Fico, che, secondo Gentiloni, è il riassunto di un “Paese di geografie e climi diversi, di un paesaggio curato dall’uomo, degli ulivi, delle colline, delle colture agricole, che compongono - ha detto Gentiloni - l’identità italiana, che è un valore straordinario per stare nel mondo della contemporaneità, non dimentichiamolo. Pensare alle radici, al genius loci di tante parti d’Italia, pensare alle nostre tradizioni non significa avere nostalgia di un “piccolo mondo antico”, ma avere un bagaglio per stare nel mondo globale di oggi, dove senza radici non riesci a vincere: solo andando nel mondo con la propria identità è possibile, ed è la lezione che ci viene da Fico”.
Presenti i Ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina, del Lavoro Giuliano Poletti, dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini e dell’Ambiente Gianluca Galletti.
“La vostra presenza ci conferma l’idea che abbiamo fatto questa cosa per l’Italia”, commenta Farinetti. “Qui Oscar, c’è quasi una riunione del Governo, è una bellissima occasione - dice Gentiloni - ringrazio voi e tutti i collaboratori, vorrei che ringraziassimo tutti quelli che sono i protagonisti di questa operazione: i contadini, chi lavora dietro e accanto ai prodotti che sono qui, chi ha lavorato per costruire questa struttura e chi ci lavorerà dentro. Qui vivono insieme turismo e agricoltura, e la capacità del nostro export agroalimentare, motore della crescita economica che ci accompagna negli anni.
L’agricoltura di qualità non è una nicchia, è un tesoro - dice Gentiloni - si parla di 40 miliardi di export nel 2017, sarà il primato storico italiano. Dobbiamo tutelare i nostri grandi prodotti, puntando sull’innovazione mescolata alla tradizione, tra droni e big data, che non portano all’omologazione, ma alla tutela e valorizzazione delle nostre colture tradizionali.
L’agricoltura è uno dei settori di cui il Governo è più orgoglioso, è uno dei settori dove gli incentivi hanno funzionato meglio, portando alla creazione di oltre 9.000 nuove aziende agricole, i pochi anni con molti imprenditori giovani, dato importantissimo per il futuro del Paese. Il messaggio che da qui diamo al mondo lo dobbiamo collegare ad Expo 2015, è chiaro che c’è un filo tra la prima esposizione dedicata da agricoltura al cibo e Fico. Significa ribadire che l’agricoltura del 21esimo secolo deve essere giusta, sostenibile, rispettosa dei diritti, è l’unica agricoltura possibile, che si mette in mostra grazie a Fico. Qui si celebra la qualità, non lo spreco. L’Italia trova in questo straordinario parco agroalimentare una nuova forma di raccontarsi al mondo, se lo facciamo bene il mondo verrà qui, e faremo del bene al nostro Paese”.
Un Fico che si apre al mondo, come storicamente ha fatto l’Italia, sottolinea Farinetti: “noi abbiamo avuto la fortuna di essere nati nel Paese più bello del mondo, e poi per fortuna abbiamo tanti immigrati, protagonisti dell’agricoltura italiana. Come il grano ed il pomodoro due dei più grandi “immigrati” in Italia. Senza non avremo la nostra cucina come la conosciamo ora. Quello di Fico, che nasce nella Bologna, dove è nata la prima Università del mondo, è un progetto mondiale, con due obiettivi: uno attirare il maggior numero di turisti del mondo, farli stare bene perchè parlino bene dell’Italia quando tornano a casa, perchè il passaparola è la più potente pubblicità del mondo. L’altro è attirare più italiani possibili, dai ragazzini, per fargli amare questo Paese e far loro venire la voglia di darsi da fare per ripagare la fortuna che hanno avuto a nascere qui, ai pensionati, 17 milioni in Italia, alle famiglie. Fico non risolverà i problemi dell’Italia, ma aiuterà. Possiamo raddoppiare i turisti stranieri, raddoppiare le esportazioni non solo dell’agroalimentare: è possibile - dice Farinetti - sono miliardi puliti, sono posti di lavoro. E poi noi siamo condannati a vendere bellezza”.
E così parte la nuova avventura di Eataly World, che però già spacca le opinioni: tra chi lo dipinge come uno nuovo tempio della cultura e del commercio dell’agroalimentare italiano di qualità, chi lo ha già bollato come nuova “cattedrale” del consumismo più sfrenato, e lo contesta aspramente sui temi del lavoro, e soprattutto sul tema della nuova riforma dell’alternanza scuola-lavoro, di cui anche Fico potrà usufruire, e che alcuni considerano una forma di sfruttamento, come hanno fatto i Cobas ed il Collettivo Studentesco di Bologna, fuori dal Parco, definendola “una gigantesca giostra dello sfruttamento”. E anche sui social i commenti si dividono: la grande maggioranza sono positivi, di incoraggiamento, vedono in Fico una nuova opportunità per l’Italia che ce la fa, altri contestano, augurano la chiusura subito, dicono “Farinetti, Bologna non ti vuole”, e sottolineano la presenza del vicino inceneritore di rifiuti, ad 1,5 chilometri dal Parco, che ospita anche allevamenti, campi e frutteti.
Ma intanto, Fico ha aperto i battenti, con le sue decine e decine le botteghe, il mercato, 2 ettari di campi, frutteti, vigneti, oliveti e allevamenti, e anche una tartufaia, per raccontare la biodiversità italiana, “40 fabbriche”, dove si racconta la filiera, dalla produzione della materia prima al prodotto finito (dai formaggi al vino, dalla pasta al pane, dall’olio alla birra), oltre 45 luoghi ristoro, che vanno dalla cibo di strada da 5 euro al ristorante guidato dal pluristellato chef Enrico Bartolini, e 6 “carousel”, dove con istallazioni multimediali, giochi interattivi e filmati si racconta la scoperta del fuoco, l’evoluzione della pesca e dell’allevamento, l’importanza della terra, la produzione di vino, olio e birra, e il futuro, immaginato come un’agricoltura fatta anche di tecnologia, genetica, colture idroponiche che i visitatori possono fattivamente mettere a dimora.
E se gli obiettivi saranno centrati davvero, potrà dirlo solo il tempo. Di certo, l’appoggio istituzionale non mancherà, come pure quello delle grandi imprese “statali”, seppur private, come Ferrovie dello Stato, “che veicoleranno gran parte dei turisti che verranno a Fico”, ha detto Farinetti, o Poste Italiane, che nel Parco hanno un hub da cui spedire nel mondo i prodotti che i visitatori compreranno.

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