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La Cina, con i suoi 48 milioni di wine lovers, ma anche il Giappone, settimo importatore enoico al mondo, Singapore ed il Vietnam: ecco le mete del tour asiatico (20-26 novembre) dei Grandi Marchi del vino italiano

La Cina, con i suoi 48 milioni di winelovers, dato in crescita del 152% negli ultimi 5 anni, resta un obiettivo fondamentale, necessario, per l’export enoico del Belpaese, che nel 2016 è cresciuto, in valore, del 39%. Ma è tutta l’Asia, in modo diverso, ad essere finita nel mirino di griffe e denominazioni tricolore, dal Giappone, settimo importatore enoico mondiale, a quota 1,3 miliardi di euro, con l’Italia secondo esportatore dietro alla Francia, al Vietnam, una delle economie che crescono di più al mondo, fino a Singapore, città-Stato che fa da hub commerciale e logistico verso i mercati del Sud-est asiatico. Sono queste le mete che verranno toccate, nel loro tour asiatico (dal 20 al 26 novembre), dalle 19 aziende dell’Istituto Italiano del Vino di qualità Grandi Marchi guidato da Piero Mastroberardino (Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi, www.istitutograndimarchi.it).
La prima tappa della missione è all’Ambasciata Italiana di Tokyo, il 20 novembre, perché il Giappone è un mercato importante, in cui il valore delle importazioni di vino nel 2016 ha superato 1,3 miliardi di euro, e dove l’Italia è, insieme al Cile, al secondo posto fra i Paesi esportatori, ma la vera corsa è sulla qualità, la leva giusta per sviluppare in modo sano anche i volumi, con la Francia è ancora distante. La seconda tappa è Singapore, dove il 22 novembre, al Fullerton Hotel, ci sarà un’intera giornata dedicata ad una degustazione guidata, un seminario ed un walk-around tasting. Dopo la tappa di Ho Chi Minh City, il 23 novembre, il programma si chiude in Cina, a Shanghai, il 26 novembre.
“I Paesi asiatici hanno un enorme potenziale ancora da liberare per il vino italiano - spiega il
presidente dell’Istituto Italiano del Vino di qualità Grandi Marchi, Piero Mastroberardino
- per noi è importante lavorare su questi mercati a forte potenzialità tanto quanto operare sui mercati storici come Germania o Usa. Ovviamente si tratta di elaborare strategie ad hoc per ciascun target geografico: nella maggior parte dei mercati asiatici è opportuno insistere in investimenti sul piano culturale, sapendo che la fase di “semina” è lunga e richiede pazienza per poter raccogliere i primi frutti. È su questa logica che si basa, ad esempio, l’investimento ad Ho Chi Minh City che abbiamo deciso di ripetere a distanza di un anno: la città, un tempo nota come Saigon, è la città più popolosa del paese ed è strategica per i nostri prodotti grazie all’aumento considerevole del reddito delle classi medie e medio-alte che ha favorito una maggiore propensione al consumo di vino di qualità”. Obiettivo primario, come detto, la Cina, che “continua ad avere addosso gli occhi di tutti: è un mercato difficile - continua Mastroberardino - ma se correttamente affrontato può dare soddisfazione. Tuttavia, a fronte di un mercato dalle notevoli potenzialità, dobbiamo continuare a
lavorare sia sulla promozione, sia su attività di formazione che ci rendano riconoscibili, implementando un processo di conoscenza diffusa a partire dalla qualità dei nostri prodotti”.

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