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Nell’Italia “museo a cielo aperto”, torna la vendemmia del Parco Archeologico di Pompei, dove l’azienda vitivinicola Mastroberardino cura una vigna dal 1994, da cui produce “Villa dei Misteri”, unione fra botanica, vino ed archeologia

Italia
La vendemmia di Mastroberardino a Pompei

L’Italia è un “museo a cielo aperto”, dove possono accadere intrecci inaspettati fra patrimoni antichi e saperi moderni. Come agli scavi di Pompei, dove anche quest’anno si raccolgono le uve nei vigneti del triclinio estivo, un evento che si ripete dal 1994 in una piccola area del sito, grazie ad una convenzione tra il Parco Archeologico di Pompei e la famosa l’azienda vitivinicola Mastroberardino, che cura i vigneti e ne produce il pregiato vino “Villa dei Misteri”. La vendemmia n. 23, oggi, ha fatto rivivere ciò che avveniva nell’antica Pompei, dando occasione al pubblico di visitare anche il vigneto del Foro Boario.
Il vino prodotto da Mastroberardino a Pompei, il “Villa dei Misteri” viene fatto con uve Piedirosso e Sciascinoso, ed è unico e particolare perché è realizzato con le tecniche di viticoltura utilizzate dagli antichi romani oltre 2000 anni fa. Dalle aree trattate oggi a vigneto si ricava poco più di 30 quintali d’uva e sono terreni situati nella regio I e II e si estendono su una superficie di poco più di un ettaro distribuito su 15 appezzamenti diversa estensione. 
Il “Villa dei Misteri” è un vino ricco ed è anche un modo diverso per far conoscere Pompei nel mondo assieme alle sue storie e alla sua antica cultura. L’attività fa parte dal punto di vista scientifico di uno dei tanti studi condotti dal laboratorio di ricerche applicate del parco archeologico di Pompei che, da sempre, analizza le relazioni tra botanica e archeologia.

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