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“Autochtona” (Bolzano, 16-17 ottobre) - “Gli autoctoni reagiscono meglio ai cambiamenti climatici”: parola di Attilio Scienza e Donato Lanati che riconoscono il ruolo centrale nella gestione del clima in atto dei vitigni autoctoni

“I vitigni autoctoni stanno reagendo sicuramente meglio rispetto al resto delle varietà presenti nel nostro Paese”, secondo Attilio Scienza, uno dei più importanti studiosi di viticoltura a livello internazionale, facendo riferimento all’annata complicata e difficile che i vigneti di tutta Italia (e non solo) si sono trovati ad affrontare nel 2017, a partire prima di tutto dalle bizzarrie climatiche. Sulla stessa linea anche il pensiero dell’“enologo scienziato” Donato Lanati, alla guida Centro di Ricerca Enosis Meraviglia in Piemonte, per il quale “gli autoctoni selezionati, cresciuti in zone vocate, sono quelli che reagiscono meglio alle mutate condizioni climatiche”. Un tema attuale e sentito, al centro del Forum nazionale dedicato ai vini autoctoni “Autochtona” che torna a Bolzano il 16 e 17 ottobre, con la degustazione di un ventaglio molto rappresentativo di vini prodotti da vitigni autoctoni, varietà spesso uniche, legate a singoli e piccoli areali, custodite dal lavoro quotidiano di vignaioli che hanno deciso di essere testimoni in prima persona di questo grande patrimonio. Prima le gelate primaverili, poi il gran caldo e la siccità, intervallata in alcune zone da violente grandinate: una situazione che quest’anno più che mai ha riportato al centro dell’attenzione il tema legato ai cambiamenti climatici, in particolare l’ormai costante innalzamento delle temperature medie e dei picchi. In un quadro complessivo deficitario in termini quantitativi, c’è però una costante che questa annata più di altre sta facendo emergere con forza: i vitigni autoctoni sanno adattarsi meglio ai cambiamenti climatici. Ed è anche il fil rouge che lega le testimonianze degli studiosi Attilio Scienza e Donato Lanati.
“I vitigni autoctoni sono frutto di un ciclo di selezione di alcune migliaia di anni: attraversano fasi climatiche estreme - precisa Attilio Scienza (Università di Milano) - e per questo hanno accumulato nel loro Dna, per effetto di incroci spontanei e mutazioni, dei tratti genetici che consentono loro di superare condizioni climatiche davvero difficili. Questi geni sono però conservati al loro interno senza aver mai avuto la possibilità di esprimersi, possibilità che è resa fattibile solo dall’incrocio con i processi di ricombinazione e con la successiva selezione. Rappresentano solo una punta dell’iceberg, sotto nascondono un Dna molto più complesso che si adatta ai cambiamenti climatici. Hanno, quindi, ancora molto da dare e da dirci”. Secondo Scienza anche osservando le prime stime produttive che Asso enologi ha pubblicato qualche tempo fa, è possibile scorgere segnali chiari di come i vitigni autoctoni siano riusciti a sopportare meglio le condizioni estreme che si sono verificate quest’anno. “Penso alla Campania, alla Puglia o alla Sardegna, dove la percentuale di vitigni autoctoni è molto importante, se non proprio predominante: qui la situazione è sicuramente meno severa rispetto ad altri areali”.
Anche secondo Lanati, è utile osservare il comportamento di alcuni vitigni autoctoni proprio quest’anno, per confermare i concetti espressi da Scienza. “Nel Nord-Ovest il vitigno che ha sofferto di meno è il Nebbiolo, sia nelle Langhe che nell’Alto Piemonte. Spostandoci in Toscana stessa situazione con il Sangiovese - osserva Lanati - che si sta comportando bene, ancor meglio nelle sue zone di maggiore vocazione come a Montalcino o in Val d’Orcia”. E il ricercatore piemontese si aspetta molto anche da una regione del Sud Italia che ama particolarmente e conosce molto bene come la Calabria: “mi attendo molto quest’anno, chiaramente non in termini quantitativi, ma di qualità: in questa regione, grazie al grande lavoro di recupero dei vitigni più storici, è stata ritrovata un’attenzione e una cura agronomica che li ha restituiti alle loro zone più tradizionali e a più grande vocazione vitivinicola”.
Info: www.fierabolzano.it/autochtona

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