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Domani vernissage della mostra “Junk Food” nella Galleria d’Arte interna al ristorante vegetariano Il Margutta, a Roma: 12 artisti, con 16 opere, insieme a lanciare la petizione per la dicitura “nuoce gravemente alla salute” sul cibo spazzatura

Cosa c’entra l’arte col cibo? Il Margutta è un locale romano che ha saputo conciliare queste due forme d’espressione, con uno scopo comune: la battaglia contro il cibo spazzatura. Il locale è un ristorante vegetariano che ospita al suo interno anche una galleria d’arte che, dal 5 ottobre, riunirà 12 grandi artisti di fama internazionale nella mostra “Junk Food”, palesemente schierata contro la mercificazione del cibo, nata coi fast-food, che ha portato una svolta negativa nel rapporto col cibo e nell’intera industria agroalimentare. Il tema della mostra è, quindi, affrontato dagli artisti in 16 opere, che insieme vogliono anche promuovere la petizione de Il Margutta, che sarà pubblicata online a livello nazionale contestualmente all’apertura della mostra, con la quale si chiede di regolamentare l’industria del cibo, come quella del tabacco, etichettando il “Junk Food” con la stessa scritta d’impatto “nuoce gravemente alla salute”.
La mostra si articola in cinque sezioni, in ordine per tipologia di approccio: nella prima, “Ironie multinazionali”, rientrano le opere pop, neopop o pop - surrealiste di Sara Baxter, Dorothy Bhawl, Moby Dick, Mauro Sgarbi e Elio Varuna, che attaccano i grandi marchi multinazionali della distribuzione del fast - food. Il focus della seconda, “Disfunzionalità corporali”, invece, affronta le conseguenze del cibo cattivo sul corpo: Ezia Mitolo, Antonella Pagnotta e Pier the Rain, con le loro opere, parlano quindi di obesità, anoressia, depressione e diabete. Nella sezione “Scarto sublime”, invece, Giovanni Crovetto e Romana Zambon, con richiami a Pollock e a Arcimboldi, raccontano lo scarto in un’ottica provocatoria e riflessiva. Mentre, a proposito di “de - teologizzazione”, tra simboli artistici e religiosi, le opere di Marco Colletti, Pier the Rain e Corrado Veneziano. La “Carne”, invece, viene intesa come la nostra finitezza e debolezza, ma anche il sacrificio, il supplizio dell’umano protendere verso obiettivi che trascendono il presente. A darne nuovi significati le opere d’arte di Moby Dick, Mauro Sgarbi e Corrado Veneziano.

“Stiamo mano a mano perdendo il valore simbolico del cibo - spiega la titolare del Ristorante Il Margutta Tina Vannini - che si sta trasformando sempre più in un contenitore di elementi senza un’anima e deleteri per l’uomo e per il pianeta. È per questo che c’è bisogno di un messaggio forte, essenziale, simbolico, che solo l’arte può riuscire a dare. Le opere in mostra potrebbero sembrare talvolta blasfeme e irrispettose, ma c’è bisogno di uno spintone culturale rigoroso, quasi violento, per cambiare rotta”.

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