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L’Isvra denuncia confusione e ritardi sui dati dell’agricoltura, a partire dal mondo del vino, e del turismo elaborati da Istat, essenziali per conoscere la realtà e compiere scelte corrette di politica economica e sociale

Non è solo una deficienza che riguarda il mondo rurale nel suo complesso, quella che emerge, troppo spesso, dall’analisi dei dati forniti da Istat. Il problema, per esempio, è non secondario anche per le cifre del mondo del vino, che quasi costantemente arrivano in ritardo e presentato, talvolta, non poche inesattezze. A mettere il “dito sulla piaga” ci ha pensato l’Isvra, l’Istituto italiano per lo sviluppo rurale e l’agriturismo (www.isvra.eu), che studia i fenomeni dell’economia rurale, soprattutto agricoli e turistici, prevalentemente sulla base dei dati prodotti dall’Istat. Ma l’impresa, denuncia Isvra, è tutt’altro che facile: i siti internet dell’ente statistico nazionale dove reperire i dati sono diversi, non sempre coerenti fra loro, ed evidenziano spesso ritardi; a volte i numeri sono palesemente non attendibili.
I dati che riguardano l’agricoltura sono disponibili su agri.istat.it, dati.istat.it e seriestoriche.istat.it. Vediamo, dunque, un esempio di questo quadro scoordinato. La superficie investita nelle coltivazioni legnose agrarie, su agri.istat, porta dati dell’ultimo aggiornamento: 2012, Più “indietro” dati.istat, che si ferma al 2011; mentre le serie storiche presentano i dati aggiornati al 2015.
Confrontando la superficie destinata ad uva da vino nel 2011, su dati.istat risultano 675.818 ettari, su agri.istat 644.489 ettari, su seriestoriche.istat 694.000 ettari. Qual è la verità? E ancora, sono attualmente disponibili su dati.istat gli arrivi e le presenze (pernottamenti) mensili aggiornati a giugno 2017, da gennaio 2016 provvisori e non ancora distinti fra esercizi alberghieri ed extralberghieri. Quest’ultimo dettaglio si legge tuttavia da un’altra parte dello stesso sito in “arrivi, presenze e permanenza media”. I dati annuali per “tipo di esercizio disaggregato” (che indicano, ad esempio, quanti ospiti e pernottamenti hanno registrato le aziende agrituristiche) ad oggi sono aggiornati solo al 2015. Se si cercano, ad esempio, le presenze registrate dalle aziende agrituristiche nel Lazio: il dato è 78.309 pari all’1,9% delle presenze annuali potenziali (11.261 posti letto per 365 giorni), che corrispondono a 6,9 giorni l’anno di occupazione media dei posti letto. Se fosse vero sarebbe il fallimento dell’intero settore nella regione. Anomalie simili riguardano, in misura più o meno rilevante, i dati di almeno metà delle Regioni.
“I dati che l’Istat pubblica sull’agricoltura e il turismo - dichiara Mario Pusceddu, presidente Isvra - suscitano più di una perplessità. Le statistiche servono a conoscere la realtà e a guidare le scelte di politica economica e sociale del Paese. Devono essere tempestive e coerenti con quanto necessita agli operatori economici”.

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