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Tra vigneron affermati, superstar, eroici ed emergenti, sono sempre più comuni anche quelli da tastiera: dai tempi d’oro di “Sim Farm” all’ultimo arrivato “Terroir”, il mondo videoludico sa sempre più di terra, filari, cantina e critica

Italia
Terroir, il video gioco di simulazione vitivinicola

All’apparenza, non ci potrebbero essere due mondi più distanti dell’agricoltura e dell’intrattenimento elettronico: il primo è quanto di più concreto e pragmatico ci possa essere, tra fatica fisica, incognite inevitabili e successi che spesso arrivano ben oltre il breve termine, mentre il secondo, almeno a uno sguardo epidermico, è un concentrato di escapismo che vira spesso nell’alienazione, e i cui risultati, alla fine dei conti, non vanno oltre una manciata di bit su un disco rigido. Tuttavia, il dilagare di popolarità dei videogiochi - la cui industria, per inciso, ha da anni superato per volume d’affari quella del cinema - coniugata con l’aumento di età dei suoi consumatori, ha portato, come era facile aspettarsi, a un allargarsi delle tematiche trattate da questi prodotti culturali, inclusa anche proprio l’agricoltura.
Non si tratta certo di un fenomeno recente, dato che uno dei primi titoli che se n’è apertamente occupato risale al 1993, con Bill Clinton alla Casa Bianca, Ciampi a Palazzo Chigi e Ms-Dos nei Pc di tutto il mondo: “Sim Farm”, variazione agricola sul tema del terrario digitale creato da “Sim City”, era un gestionale particolarmente completo, almeno per i tempi, dato che includeva tra le proprie variabili le caratteristiche metereologiche di nove aree degli Stati Uniti, la necessità di acquistare e mantenere attrezzature e macchinari agricoli, la creazione di una filiera produttiva dal campo allo scaffale e la gestione del versante economico della propria azienda agricola. Con tutte le limitazioni del tempo, un passo notevole, specialmente considerato il successo di mercato che riscosse il titolo di Maxis. Da allora, come si suol dire, ne è passata di acqua sotto i ponti: lo smartphone che abbiamo quasi tutti in tasca oggigiorno ha una capacità di calcolo svariate decine di volte superiore ai computer di quel tempo, le console fanno bella mostra di sé sotto i televisori di tutto il mondo e termini come “gamification” sono diventati di uso comune nel campo del marketing e della comunicazione (e non a caso La Rioja Alta, una delle cantine più rinomate della denominazione iberica, ha sostanzialmente mascherato da videogioco uno strumento di marketing via social media, ovvero “The Wine Garden”, del 2015). Non stupisce poi troppo, quindi, che la vitivinicoltura sia stata utilizzata come tema unico di più videogiochi, anche se purtroppo molto carenti dal punto di vista della qualità del prodotto finito, come ad esempio “Wine Tycoon” e “Winemaker Extraordinaire” - entrambi del 2009 e ambientati, rispettivamente, tra i filari francesi e quelli italiani. Almeno quantitativamente, da allora la pervasività degli smartphone ha dato la stura a decine di altri giochi che hanno utilizzato il vino come semplice cavallo di Troia, fatta una lodevole eccezione per alcune istituzioni, come il Wset e la Society of Wine Educators, o la blasonatissima “Revue du Vin de France”, che hanno creato dei quiz a tema enologico sotto forma di app. Vero è che creare un videogioco oggi, esattamente come accade per molti altri prodotti culturali di massa, richiede risorse economiche ingenti, che possono arrivare anche alle decine di milioni di Euro: ma da questo punto di vista, complice un ecosistema distributivo nel quale non c’è spesso più un prodotto fisico da consegnare, è nata un’industria parallela del videogioco, fatta di piccoli imprenditori, quando non da persone singole, che spesso chiedono anticipatamente supporto al loro pubblico potenziale per finanziare il prodotto finito. Ed è questo il caso di “Terroir” , opera di solo sei tra programmatori, designer e artisti e che ha fatto della produzione di vino il suo solo argomento: sebbene l’aspetto sia quantomeno spartano per i tempi moderni, stando al trailer di lancio (https://youtu.be/Ifr_e1NeSlI), il titolo di General Interactive Co. appare decisamente completo, dato che tra le variabili da considerare, da parte dell’aspirante vigneron, ci sono non solo più tipi di suolo e il meteo, ma anche le varietà di uva da piantare in ogni appezzamento del proprio Château, le minacce di parassiti e eventi meteorologici imprevedibili, la scelta tra una vendemmia precoce o tardiva, la gestione delle fasi di produzione e vendita e, in aggiunta, anche le inevitabili forche caudine della critica, che può letteralmente garantire il successo o l’insuccesso delle fatiche dell’aspirante vigneron. Come tutte le simulazioni, anche questa non può certo pretendere di colmare lo scarto tra un clic e una vendemmia, ma sicuramente è degno di nota lo sforzo, anche divulgativo, dell’opera prima dei sei giovani dietro alla software house che ha da breve sottoposto “Terroir” al giudizio del pubblico, dato che il titolo è disponibile su Steam, nella sua versione 1.0, da qualche giorno.

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