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Nella Francia del vino, che si lecca le ferite della raccolta quantitativamente più bassa dal 1945 (37 milioni di ettolitri, c’è chi sorride: la Borgogna, che torna sulle proprie medie abituali, a quota 1,5 milioni di ettolitri, bene la qualità

Nella Francia del vino, che si lecca le ferite della raccolta quantitativamente più bassa dal 1945 (37 milioni di ettolitri, ndr), c’è chi sorride: la Borgogna. Che, dopo due vendemmie difficili, torna a livelli “normali”, 1,5 milione di ettolitri, almeno nelle previsioni, in media con il proprio potenziale, decisamente meglio dell’1,2 milioni di ettolitri del 2016. E questo nonostante le gelate di aprile, che hanno colpito tutta la Borgogna, dai filari di Chablis a quelli di Maconnais, le più importanti dai primi anni Ottanta, che hanno fatto, alla fine, meno danni di quanto temesse, in un primo momento, il Bivb - Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne, che adesso tira un sospiro di sollievo.

“Sia in termini di qualità che di quantità le prospettive sono ottime, il germogliamento precoce dovuto ad un inverno ed un inizio di primavera particolarmente miti non hanno creato problemi, beneficiando poi dei soleggiati mesi estivi e delle poche piogge arrivate al momento giusto”, commenta un portavoce del Bivb al portale “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com).
Non sorridono tutti, però, perché tra i filari di Chablis la situazione non è così rosea, con alcuni produttori che lamentano perdite, causate dalle gelate, anche del 20% sulla raccolta 2016, certo non una grande annata.

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