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La vendemmia 2017 è scarsa e il vino sfuso ne paga le conseguenze: aumentano i prezzi e si rischia di non coprire le richieste. Ecco cosa si attende in Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti e Cile nel Global Market Report del broker Ciatti Company

Italia
Vendemmia scarsa la 2017, e i prezzi degli sfusi secondo il broker Ciatti si impennano

La vendemmia 2017 è scarsa: è scarsa in Francia, è scarsa in Italia come pure in Spagna, a causa di quelle condizioni climatiche estreme di cui si è largamente riportato durante questi ultimi mesi. La generale diminuzione di vino disponibile sta quindi esercitando pressioni sulle forniture con un conseguente (e prevedibile) aumento significativo dei prezzi sul mercato del vino sfuso: secondo il report di settembrel 2017 di Ciatti Company, tra i più grandi broker di vino sfuso in Europa, si profila una situazione nuova che non seguirà i parametri usuali delle campagne di acquisto, dove l’aumento iniziale dei prezzi tende a calmierarsi e diminuire con il passare dei mesi (www.ciatti.com). La parola d’ordine è agire velocemente per fare scorte. Queste le prime conseguenze commerciali causate da gelo, grandine, raffiche di vento, picchi di calore e siccità che hanno, ovunque in Europa e oltre oceano, contribuito a far calare significativamente la produzione di grappoli (-8% nella Languedoc, -11/25% ne La Mancha, oltre -26% in Italia) e reso inusuale la loro trasformazione in vino. Nella stessa situazione si trova anche il Cile, mentre nella West Coast statunitense ci si aspetta un raccolto in linea con le medie annuali.

In Italia, dopo una vendemmia anticipata di almeno due settimane, in molti territori già finita, in altri in chiusura, Assoenologi, Ismea e Uiv hanno confermato le preoccupazioni ormai note in tutto il vigneto italiano: un calo di oltre il 25% della produzione sul 2016, da 54,1 a 41,1 milioni di ettolitri, e probabilmente anche meno, con perdite di raccolto che vanno da un -11,5% del Friuli ad un -35% di Sardegna, Umbria e Sicilia. Questi ammanchi insieme alla ristretta offerta globale, sta rendendo il mercato italiano molto attivo: i prezzi si mostrano validi solamente per due giorni, per poi dover essere rivisti verso l’alto. Ma l’aumento dei prezzi è solo parte del problema: il guaio maggiore per gli acquirenti di vino sfuso è che non potrebbe essercene abbastanza per soddisfare tutte le richieste.

Mentre non è stato ancora definito il prezzo del Prosecco, il più economico vino rosso Doc (Montepulciano d’Abruzzo) si dimostra un esempio chiave della situazione italiana: ci si attende che salga del 20-30%. Il Pinot Grigio delle Venezie ha perso almeno il 20% del raccolto, mentre l’Igt Pinot Grigio di Terre Siciliane, Puglia, Terre di Chieti e Oltrepò Pavese è sold out: di conseguenza il prezzo è salito a 1,05-1,20 euro al litro. Il Nero d’Avola siciliano è diventato Doc proprio quest’anno, quindi le rese sono diminuite già prima dell’arrivo del tempo avverso, con un prezzo salito a 100 euro all’ettolitro. Lo Chardonnay è la varietà rimasta più danneggiata dal clima pazzo e vale attualmente 80-85 euro ad ettolitro, poco di più del Merlot, che vale 65-70 euro all’ettolitro (eccetto il Merlot siciliano di alta gamma, che ha raggiunto i 130 euro a ettolitro). I produttori del vino da tavola bianco sono invece attualmente riluttanti a vendere, proprio per via dell’oscillazione dei prezzi, che stanno crescendo di giorno in giorno visto l’aumento della domanda interna ed internazionale (attualmente si attesta quasi a 5 euro ad ettolitro).

37,2 milioni di ettolitri è, invece, la produzione francese nel 2017, il 18% in meno sul 2016, -17% sull’ultimo lustro: è la vendemmia più esigua mai registrata in Francia, secondo Agreste, il Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Il mercato dei vini internazionali del 2016 è ancora aperto con prezzi stabili, i quali però hanno iniziato a salire nelle ultime due settimane proprio alla luce degli ammanchi dell’attuale vendemmia. I prezzi di sfuso francese probabilmente si attesteranno nella media degli anni passati (si avrà maggior chiarezza una volta conclusa la vendemmia), ma i volumi sono limitati, soprattutto per quel che concerne le qualità premium, e questo potrebbe influire sul valore, una volta attivato il mercato. Attualmente lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc sono quotati fra gli 0,80 e i 0,95 euro al litro (con 5 centesimi di differenza fra vino da tavola e Igp), mentre il valore di Cabernet Sauvignon e Merlot oscilla fra 0,70 e 0,80 euro al litro (con una differenza di 15-20 centesimi fra vino da tavola e Igp). L’unico prezzo che sta crescendo è quello del generico vino da tavola bianco, che parte da 0,50-0,65 euro al litro.

Se in Italia le piogge autunnali hanno portato qualche sollievo, in Spagna la siccità non si arresta. Dalle previsioni di luglio effettuate sulla zona de La Mancha che stimavano una perdita di raccolto dell’11%, oggi si è toccato il picco del 25% (18-20 milioni di ettolitri di produzione sui 24,2 ettolitri prodotti nel 2016). Alcune vigne non irrigate hanno perso anche il 50% del raccolto. Se fino a poco fa la regione spagnola era la risorsa più economica di vino sfuso, ora le scorte stanno finendo, tanto che il prezzo del varietale bianco 2016 ha raggiunto quello del vicino francese. Tutti i prezzi in generale stanno salendo di settimana in settimana e raggiungendo quelli del 2017 (basato attualmente solo sui campioni e sulle vendite pre-vendemmiali), in conseguenza al fatto che il prezzo stesso dei grappoli è aumentato del 15-20%.È possibile che le quantità di vino da vitigni internazionali, anche qui, non bastino: gli stock di Chardonnay (attualmente a 0,75-0,85 euro al litro) e Sauvignon Blanc (fra 0,65-0,85 euro al litro) potrebbero addirittura già finire entro la fine dell’anno, ma è previsto anche un calo nella produzione di rosato e nella produzione di mosto concentrato, visto che il calo di uva rossa potrebbe facilmente spostare la loro destinazione verso la produzione di vini più remunerativi.

Il motivo per cui le scorte di vino sfuso dei Paesi fin qui nominati sono così appetitosi dipende in larga parte dalla sfortunata sorte vitivinicola cilena. Dopo due vendemmie in perdita (600 milioni di litri in meno sul 2015 e 2016), la situazione attuale in Cile influisce infatti su tutti gli altri mercati. Sul 2016, il primo semestre del 2017 ha registrato una diminuzione del 2,55% in volumi di sfuso (passando da 231,53 milioni di litri venduti nel 2016 a 225,63 milioni di litri nel 2017), ma l’aumento dei prezzi ha fatto la sua parte: nonostante il calo quantitativo, il prezzo medio è passato da 0,64 a 0,81 dollari al litro, facendo guadagnare 54,5 milioni di dollari (da 148,57 a 183,07 milioni di dollari dal 2016 al 2017). Le richieste di vino cileno arrivano da tutto il mondo ma devono competere con un mercato interno molto attivo. infatti il prezzo dell’uva sale di giorno in giorno. Lo Chardonnay, il Carmenere e il Pinot Nero è già finito, mentre il Malbec è agli sgoccioli. In sintesi, lo sfuso del 2017 ha prezzi elevati e sta per finire, l’uva del 2018 è già ipotecata a prezzi attesi alti grazie ad una richiesta fuori dal comune: fino a che punto cresceranno dipenderà dalle sorti della prossima vendemmia.

In California, il quadro resta vario e rimane difficile calcolare le percentuali di riduzione della raccolta: dipende dalle zone e dalle varietà. La vendemmia dovrebbe attenersi alle quantità medie di 4 milioni di tonnellate, grazie alla fatto che nuove vigne sono entrate in produzione. Stessa sorte per l’Oregon, mentre lo Stato di Washington sconta qualche perdita sul Riesling. Di fronte alla notizia di una vendemmia leggermente ridotta negli Stati Uniti, le reazione del mercato sono sorprendentemente poche: potrebbe essere che siano tutti in attesa che qualcuno faccia il primo passo, o potrebbe semplicemente essere la conferma che il mercato del vino statunitense sta decelerando. Secondo Rob McMillan del Silicon Valley Bank’s wine blog, le vendite dei vini premium sono in declino dal 2015, in linea con un calo di vendite per la birra e per le piccole cantine nei ristoranti. Con la diminuzione della domanda interna e un crollo dell’export dovuti al dollaro forte e alla Brexit (che hanno contemporaneamente reso più allettante l’import di vino dall’estero, bollicine italiane e sauvignon neozelandese in primis) forse una diminuzione della vendemmia statunitense potrebbe rivelarsi comunque utile.

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