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Due annate, tante varietà diverse, una miriade di stili produttivi in cantina: l’Alto Adige presenta le sue ultime etichette. Tra Lagrein e Sauvignon, un viaggio tra profumi, sapori e sorprese negli assaggi selezionati da WineNews

Due annate, tante varietà diverse, una miriade di stili produttivi in cantina: l’Alto Adige, per la prima volta, presenta in anteprima le sue ultime etichette, protagoniste di “Alto Adige Wine Summit”, di scena a Bolzano, occasione per svelare al grande pubblico e alla stampa enoica i vini delle ultime annate: due quelle in primo piano, la 2015, che possiamo definire senza grandi remore un’ottima annata, dall’andamento regolare in vigna durante tutto il ciclo vegetativo, e la 2016, che ha invece vissuto qualche complicazione in più, con le piogge estive che avevano procurato più di qualche grattacapo ai viticoltori altoatesini, con le uve che hanno comunque raggiunto maturazioni perfette. Ma non mancano etichette di altre annate, dalle Riserve 2014 a vini ancora precedenti, a sottolineare come sia la varietà la cifra stilistica dell’enologia altoatesina, una ricchezza tale da rendere quasi impossibile un giudizio univoco su una singola annata, ma che si traduce in un viaggio potenzialmente infinito tra i filari dell’Alto Adige (www.vinialtoadige.com).

Che parte, insieme a WineNews, dall’annata più recente, la 2016, e da uno dei vitigni più rappresentativi, la Schiava
, che fino a 40 anni fa rappresentava l’80% della produzione complessiva dell’Alto Adige: quella che nasce dalle uve dei pergolati di Glassierhof, e che racchiude tutto il bello della Schiava, un vino semplice, al naso è una caramella alla frutta, in bocca si apre in note agrumate che ne esaltano leggerezza e bevibilità. Tra le varietà autoctone a bacca rossa, non va dimenticato il Lagrein, su tutti il Lagrein Gries Villa Schmid 2016 di Schmid Oberrautner, di cui colpisce la progressione, tutta sulle notte dei piccoli frutti rossi. Altro vitigno di grande tradizione, ma a bacca bianca, il Sylvaner, nella declinazione di Tenuta Pacherhof: il Valle Isarco Sylvaner Alte Reben 2016 si presenta al naso con note viniliche, in bocca trova un’armonia ed una freschezza perfetta tra acidità e polpa di banana. Particolarmente rappresentativo, tanto da diventare negli anni un vero e proprio simbolo della viticultura altoatesino, il Sauvignon Sanct Valentin 2016 dei produttori di San Michele Appiano, che si conferma straordinario per equilibrio, e pronto a miglorare nel tempo. Restando sui vitigni internazionali, sui generis il Rosso Kontrast #1 2016 di Bargkellerei Passeier, un Cabernet Franc delle Dolomiti che fa solo acciaio, sorprende per la speziatura che sovrasta il tipico peperone verde, ed in bocca si rivela al contempo succoso e gustoso.

Passando alla 2015, in questo viaggio a ritroso, spiccano i bianchi, specie le cuvée. Come il Bianco Beyond The Clouds 2015 di Elena Walch, una selezione di diversi uvaggi con prevalenza di Chardonnay, naso ricco e bocca estremamente complessa, in equilibrio tra note burrose e frutta tropicale. Altro uvaggio, ed altro grande bianco: il Terlano Nova Domus 2015 di Cantina di Terlano: che poggia però la propria eleganza sulla prevalenza di Pinot Bianco (60%), insieme a Chardonnay (30%) e Sauvignon Blanc (10%). Da segnalare anche la Cuvée Flora Bianco Riserva 2015 di Girlan (Pinot Bianco, Sauvignon e Chardonnay), così come la Private Cuvée 2015 di Pacherof, uvaggio di Kerner, Riesling e Sylvaner. A proposito di Pinot Bianco, questa volta in purezza, il Tecum 2015 di Castelfeder è un concentrato di fiori bianchi e spezie, che in bocca sorprende per l’equilibrio. Tra i rossi, invece, da segnalare il Pinot Nero Riserva Matan 2015 di Pfitscher, tenue al naso, con i piccoli frutti rossi che incontrano le spezie in un incontro davvero convincente. Un concentrato di autunno, con tutti i suoi profumi, da sottobosco ai funghi passando per le note ematiche della selvaggina, succoso e beverino, è il Lamarein 2015 di Maso Unterganzer (Lagrein).

Tra le “chicche”, una bollicina, lo Spumante Comitissa Gold Gran Riserva 2006 di Lorenz Martini, omaggio allo storico Gold Champagner dell’Oltradige del secolo scorso sin dall’uvaggio (50% Pinot Nero e 59% Pinot Bianco) che, dopo 9 anni sui lieviti, si presenta con deliziose note di crema pasticceria ed un finale lungo e gustoso. Notevole anche il Lagrein Riserva Abtei Muri 2014 di Cantina Convento, pulito e fresco al naso, dove spiccano i frutti rossi, decisamente più complesso in bocca, con inusuali, ma interessanti, note di sottobosco. Infine, una citazione per il coraggioso Garnellen 2015 di Tropfltalhof, un Sauvignon Blanc da agricoltura biodinamica fermentato in anfora per 7 mesi, di un bel giallo oro che in bocca sprigiona frutti gialli maturi.

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