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È Dedno, il giardino vitato che Josko Gravner ha sognato e finalmente realizzato. 17 anni di terrazzamenti e drenaggi per 8 ettari di vigna, che entreranno in bottiglia nel 2032: l’esercizio del tempo secondo l’icona del vino in anfora friulano

Un nuovo “vigneto giardino”, sognato, cercato e voluto con tenacia dall’icona del mondo enoico Josko Gravner: si trova a Dedno, in Slovenia, è di 8 ettari ed è stato preparato con passione e pazienza per 17 anni. Un progetto ambizioso che prende per mano il tempo come solo il produttore goriziano sa fare: oltre 3 lustri per realizzare un vero e proprio giardino vitato coerente alla filosofia dell’azienda, che non comprenda solo viti, ma anche tre stagni e un importante lavoro di architettura del paesaggio a completamento dei vigneti; altri 3 lustri per attendere il vino dalle viti piantate quest’anno, che dopo tre anni di sovescio, entreranno in piena produzione nella stagione 2024/25: le bottiglie saranno pronte solamente nel 2032 (www.gravner.it).
Un lavoro lungo e difficile, quello di Gravner (uno dei padri della “viticoltura rigorosa” in Italia e all’estero che pratica nella sua azienda di Oslavia, oggi conosciuta in tutto il mondo per i vini prodotti in anfora con lunghe macerazioni sulle bucce), reso ancor più impegnativo dalla forte pendenza dei terreni, che lo ha spesso costretto a realizzare diversi lavori solo a mano: l’impresa è iniziata nel 2000 con la sistemazione in una prima parte dei drenaggi e i terrazzamenti, che ha permesso di piantare i primi due ettari a Ribolla nel 2010.
La seconda parte dei lavori è iniziata nel 2006 con drenaggi fatti con estrema cura: scavi profondi anche 4-6 metri, fino ad arrivare alla roccia, 230 camion di ghiaia necessari per avvolgere i chilometri di tubi interrati per far sì che l’acqua defluisca senza fare danni. Un lavoro impegnativo che sta però quasi giungendo al termine: il 2017 ha infatti visto l’impianto delle viti portainnesto, che saranno innestate a gemma direttamente in campo tra due anni, quando si saranno adattate alle nuove condizioni e l’apparato radicale si sarà sufficientemente sviluppato.

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