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L’Italia del vino come quella del calcio: in Europa arranca in avvio di stagione, e vive delle leadership conquistate in passato. Mentre Francia e Spagna ... Così i dati Corriere Vinicolo-Unione Italiana Vini sui vini fermi, nel primo semestre 2017

Calcio e vino sono due grandi passioni degli italiani, e in qualche modo, vivono una sorta di parallelismo: così come è stato deludente il debutto in Champions League delle squadre italiane, altrettanto poco soddisfacente è stata la prima metà dell’anno per i vini del Belpaese nei principali mercati europei, rispetto ai due principali competitor, Francia e Spagna, produttori con cui si spartisce costantemente il podio. E se in Germania può valere la consolazione che, nella sostanza, è andata male per tutti, in un mercato in sostanziale recessione, assai diverso il discorso nel Regno Unito, mercato contrastato, perchè perde in volume ma cresce in valore, trend perfettamente in linea con le performance francesi e spagnole, mentre l’Italia è in netto terreno negativo. A salvare, almeno in parte, il semestre nei mercati continentali, sono la Svizzera e quel Paese diviso tra Europa e Asia che è la Russia, che, dopo un 2016, assai travagliato per vicende geopolitiche e di mercato, è tornato a crescere. Ma in entrambi i casi, sebbene l’Italia sia al vertice per valori e volumi, la crescita dei rivali, Francia in particolare, è maggiore della nostra. È lo scenario che emerge dai numeri pubblicati dal Corriere Vinicolo di Unione Italiana Vini, sul primo semestre 2017, almeno guardando ai vini fermi in bottiglia, che non riescono a ripartire di slancio dopo la performance negativa complessiva del 2016.
In Uk, per esempio, la Francia tiene in mano saldamente il primato in valore, con ben 264 milioni di sterline, ed una crescita, alla faccia dei timori per la Brexit, del 17,5% sul 2016, che ben compesna il piccolo calo il volume, -3,4%, a 59 milioni di litri. Il primato quantitativo, innfatti, spetta all’Italia, che perde, però, il -11,6%, a 84 milioni di litri, ed è in calo anche in valore, del -5,3%, a quota 158 milioni di sterline. La Spagna segue a distanza, con 43 milioni di litri (-4,3%) e 80 milioni di sterline (+6,7%). Performance che vanno inquadrate in un mercato che, nella prima metà dell’anno, ha perso in valore (-4,7%, per 325 milioni di litri di vino fermo imbottigliato importato) ma è cresciuto notevolmente in valore (+8,2%, a 894 milioni di sterline).
Si gioca in difesa, per tutti, invece, sul mercato di Germania, che arretra sia in volume (-2,6% a 254 milioni di litri) che in valore (-1,6% a 723 milioni di euro): qui il Belpaese è saldamente leader sia in volume che in valore, ma perde in entrambi i casi: in quantità è giù del -7,4% (105 milioni di litri), in valore del -1% (a 306 milioni di euro). Soffre in terra tedesca anche la Francia, che perde il -1,6% in volume (46 milioni di litri) ed il -6,2% in valore (148 milioni di euro). Cresce, ma solo in quantità, la Spagna, a quota 42 milioni di litri (+4,9%), mentre i valori sono in ribasso del -3,7%, a 99 milioni di euro.
In uno scenario complesso e paludoso, dunque, tra Berlino e Londra, le note liete, per l’Italia e per tutti, arrivano da Russia e Svizzera. All’ombra del Cremlino, le importazioni di vino hanno ripreso a correre a tassi superiori al 34% in volume (103 milioni di litri) e del 37% in valore (288 milioni di euro). Anche qui il vino italiano è al top in valore e cresce, ma meno delle media, e dei competitor.
Il Belpaese ha esportato 20 milioni di litri di vino (+29,5%) per 70 milioni di euro (+27,2%), la
Francia 14 milioni di litri (+32%) per 50 milioni di euro (+37,3%), la Spagna 21 milioni di litri (30,3%, leader in quantità) per 45 milioni di euro (+35,7%).
Stessa storia in Svizzera: anche qui l’Italia è ai vertici, ma la Francia corre più velocemente, in un mercato comunque in salute sui valori (406 milioni di franchi svizzeri, +11,%) e che tiene in volume (+0,7%), a 49 milioni di ettolitri.
Nel dettaglio, l’Italia ha esportato in Svizzera 19 milioni di litri (+2,9%) per 143 milioni di franchi (+7,7%), la Francia 9 milioni di litri (+4%) per 119 milioni di Franchi (+16,9%), la Spagna 8 milioni (-4,4%) per 59 milioni di Franchi (+11,9%).
Dati non drammatici, dunque, nel complesso, ma che, tornando al parallelismo con il calcio, vedono l’Italia continuare a vivere più delle posizioni importanti conquistate in passato, e sempre più in discussione, che di un nuovo slancio che, invece, sembrano aver ritrovato altri Paesi produttori. La speranza è che presto il Belpaese possa tornare campione d’Europa, nel calcio come nella crescita del mercato enoico.

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