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Tasse effetto boomerang. In Grecia un’imposta sul consumo di vino, per incassare 55 milioni di euro l’anno, ha favorito il commercio illegale e ha fallito nell’obiettivo, tanto da indurre il governo a fare marcia indietro e toglierla per il 2018

Una tassa speciale sul vino di pochi centesimi, istituita in Grecia per aumentare il gettito da imposte dirette di 55 milioni di euro, è riuscita in pochi mesi a lievitare magicamente, tanto da diminuire le vendite e scatenare il commercio illegale, diventando così un boomerang per il governo greco e gli stessi vignaioli. Ora, a meno di due anni dalla sua introduzione, il Ministero per lo Sviluppo Rurale Vaggelis Apostolou fa un passo indietro e annuncia l’impegno del Primo Ministro Alexis Tsipras a cancellarla per il 2018.
La decisione di introdurre la tassa speciale risale a novembre 2015, all’interno delle modifiche previste dal terzo accordo di salvataggio: i creditori e il governo greco avevano stabilito di imporre una tassa speciale, per raccogliere 300 milioni di euro l’anno di imposte indirette. La cifra si sarebbe dovuta raggiungere in parte tassando le bottiglie di vino, in parte tassando il gioco d’azzardo, ripartite in modo tale da ottenere 100 milioni di euro dalle prime e 200 milioni dal secondo. In un secondo momento, il ricalcolo sul vino è sceso a 55 milioni di euro l’anno, che avrebbe significato un aumento del prezzo a bottiglia di 20-30 centesimi, sia che contenesse vino greco che vino estero.
Nei fatti, però, quell’aumento di poche decine di centesimi non si è mai realizzato, lievitando a 1-2 euro a causa dell’aggiunta di commissioni e imposte varie: improvvisamente il prezzo medio di una bottiglia di vino da tavola greco, che al supermercato precedentemente era di 4,90 euro, è salito a 6,90 euro, facendo aumentare il commercio illegale sia di vino che di uva da vino.
Fonti del Ministero delle Finanze hanno riferito che l’imposta speciale sul consumo di vino ha portato più danni ai produttori di vino che ricavi per lo Stato: fra il commercio nero non registrato sui libri di cassa statali e il mancato introito dalle bottiglie invendute, la cifra raccolta è stata infatti solo di 24 milioni di euro, meno della metà dell’incasso previsto.

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