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Riccardo Cotarella (Assoenologi): “avevamo detto che se siccità e caldo fossero perdurati, le nostre stime sulla vendemmia 2017 (41,1 milioni di ettolitri, -24% sul 2016) avremmo dovuto rivederle a ribasso, e così sarà. Sulla qualità vedremo”

Italia
Riccardo Cotarella, presidente degli enologi italiani

“Avevamo detto che se siccità e caldo fossero perdurati, le nostre stime di vendemmia avremmo dovuto vederle a ribasso, e così, purtroppo, sarà, anche se è difficile dire di quanto, ad oggi. Da tutti i territori che stiamo monitorando arrivano notizie in questo senso. Sul fronte della qualità, c’è chi si sbilancia: io ritengo che quest’anno più che mai non sia il caso di usare termini generici da grande annata, non ha senso. Qualcosa di più, sia sulla quantità che sulle ipotesi qualitative, potremo dirlo a metà settembre, quando saremo ormai al 70% della vendemmia”. Così, a WineNews, il presidente degli enologi italiani (Assoenologi) Riccardo Cotarella, che “aggiorna” le prime stime sulla vendemmia 2017 annunciate nei giorni scorsi, che già parlavano di una delle raccolte più scarse degli ultimi 60 anni, con una previsione di 41,1 milioni di ettolitri, -24% sul 2016 (https://goo.gl/fkofMy), che, a questo punto, verosimilmente sarà ancora più magra, considerando che anche le previsioni meteo non annunciano particolari cambiamenti nei prossimi giorni. Facile, dunque, pensare che si possa anche scendere sotto la soglia dei 40 milioni di ettolitri, e non si nasconde qualche preoccupazione in più sulle varietà rosse più tardive, che sono una parte fondamentale della produzione del Belpaese.

Intanto, ad oggi, si stima che sia stata raccolto il 20% dell’uva in Italia ed Assoenologi ha appena pubblicato sul suo portale il dettaglio delle prime stime annunciate, nei giorni scorsi (https://goo.gl/45ETRk), che, di fatto, come detto, sono già da rivedere sul fronte della quantità. Un quadro che, come sempre, e più che mai quest’anno, potrebbe variare anche sensibilmente a seconda dell’andamento climatico di settembre e ottobre.

Anche perchè “a memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata. Ad aprile - ricorda Assoenologi - un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare. Un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, che ancora persiste, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto, tanto che la colonnina del termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40 grandi centigradi. I vigneti del Nord hanno, invece, potuto beneficiare, in luglio e in agosto, di provvidenziali piogge, anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali. Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all’oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all’eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar specialmente indigene. Soprattutto, ciò che consentirà di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è la nostra trasversalità territoriale e la nostra grande biodiversità unica al mondo”.

A livello temporale, “la prima regione a tagliare i grappoli è stata la Sicilia il 22 luglio, seguita dalla Sardegna il 26 luglio, quindi è stata la volta della Puglia e della Lombardia nei primissimi giorni di agosto, mese in cui, nella maggior parte delle regioni italiane, sono avvenute le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). In tutta la penisola si riscontra un anticipo dell’inizio delle operazioni vendemmiali, che varia dai 7 ai 15 giorni sul 2016. Il pieno della raccolta, in tutt’Italia, avverrà nella seconda decade di settembre, per concludersi verso fine ottobre ,con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna”. Purtroppo, però, come detto, il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, aggravato anche dalla grande carenza di riserve di acqua nei terreni, potrebbe causare un’ulteriore perdita di peso dei grappoli; quindi, non è da escludere che ci possano essere altre consistenti perdite nella produzione di uva, che potrebbero far scendere la produzione di questa campagna sotto i 40 milioni di ettolitri.

Sul fronte della qualità, l’unica cosa che si può dire è che quest’anno come non mai la situazione sarà eterogenea da luogo a luogo. “Dopo le note gelate avvenute nella seconda decade di aprile, in tutta la penisola la colonnina del termometro è iniziata a salire inesorabilmente portando un’estate infuocata e priva di precipitazioni, soprattutto nel Centro Sud, dove si sono registrate temperature costanti molto alte, spesso con valori vicino ai 40 gradi, con picchi, nella prima settimana di agosto, anche di 46-50°C in alcuni areali della Sicilia. Le uve, da un punto di vista sanitario, si presentano senza particolari problemi, ma, spesso, con maturazioni eterogenee anche in uno stesso vigneto, e con grappoli molto disidratati. Quest’anno più di altri, quindi, sarà importante l’opera dell’enologo, attraverso le proprie competenze ed esperienze, per ottenere vini interessanti. La qualità, pertanto, risulta a macchia di leopardo, passando dal buono all’ottimo e con pochissime punte di eccellente solo per quelle uve che hanno potuto beneficiare di irrigazioni di soccorso o coltivate in zone meno esposte e più fresche. Attualmente si avverte una certa preoccupazione per le uve rosse più tardive che, se non beneficeranno di adeguate precipitazioni in settembre, potrebbero veder scendere sensibilmente i loro livelli qualitativi”.
Tutto, questo, inoltre, non potrà non ripercuotersi sui valori: “considerata la scarsa produzione di questa annata, che coinvolge tutte le Regioni italiane, le contrattazioni (oggi 28 agosto) delle uve e dei vini Doc e Igt risultano piuttosto vivaci, con un incremento dei prezzi per tutte le tipologie, in particolare per quelle più richieste; ed anche i vini generici e senza denominazione, dopo un abbassamento delle quotazioni degli ultimi anni, dovuto alla forte concorrenza di altri Paesi, registrano un aumento dei prezzi”.

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