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Il vino più antico d’Italia avrebbe 6.000 anni: sul Monte Kronio (Agrigento) giare con residui che spostano indietro le lancette della storia. A scoprirle l’archeologo Davide Tanasi (Università della Florida Meridionale), Cnr e Università di Catania

Italia
Il vino italiano più antico avrebbe 6.000 anni: Monte Kronio ad Agrigento trovate giare intatte con residui

L’orologio della storia del vino italiano fa un altro importante e significativo passo indietro. Dopo i vinaccioli datati 1.200 a. C. (ad oltre 3.200 anni da oggi) ritrovati nel 2015 in Sardegna, negli scavi di Sa Osa nel comune di Cabras (Oristano) dal gruppo guidato dall’archeologo Franco Campus e il ricercatore di Agris Sardegna, Gianni Lovicu, ora le lancette del tempo enoico tornano indietro fino al 4.000 a. C. (6.000 anni fa), epoca a cui risalirebbe quello che è già stato battezzato “il vino italiano più antico del mondo”.
O meglio, i suoi residui, individuati in una grande giara dell’Età del Rame rinvenuta in una grotta vicino Agrigento da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’archeologo Davide Tanasi dell’Università della Florida Meridionale, a cui hanno preso parte anche il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Università di Catania e gli esperti della Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento. La scoperta, pubblicata su “Microchemical Journal”, dimostra che la viticoltura e la produzione di vino in Italia non sono cominciate nell’Età del Bronzo, come ipotizzato finora, ma oltre 2.000 anni prima.
A confermarlo sono proprio i residui chimici rimasti sulla giara trovata in una grotta del Monte Kronio e risalente agli inizi del IV millennio avanti Cristo: la terracotta, non smaltata, ha conservato tracce di acido tartarico e del suo sale di sodio, sostanze che si trovano naturalmente negli acini d’’uva e nel processo di vinificazione. È molto raro che si riesca a determinare la composizione esatta di tali residui, perché per farlo è necessario che il vasellame sia estratto completamente intatto. I ricercatori intendono ora continuare i loro studi per riuscire a stabilire se questo primo antichissimo vino italiano fosse rosso o bianco.

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