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Nella Francia del vino che non cambia mai, arriva una nuova denominazione, la Bourgogne Côte d’Or. Avrà regole più stringenti e coprirà i 1.000 ettari del vertice produttivo di Borgogna, Côte de Nuits e della Côte de Beaune

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Nella Francia del vino che non cambia mai, arriva una nuova denominazione, la Bourgogne Cote d’Or

Se c’è un Paese che, quando si parla di vino, potremmo definire impermeabile al cambiamento, è senza dubbio la Francia, che sulla propria storia e le proprie certezze ha costruito, in un certo senso, la propria fortuna, incardinata su tre territori chiave: Bordeaux, Champagne e Borgogna. Ed è proprio da quest’ultimo che arriva una novità non da poco, la nascita di una nuova denominazione, la Bourgogne Côte D’Or, che vede la luce dopo anni di trattative, scontri istituzionali, frizioni, passi avanti e repentini arretramenti. Rappresenterà il vertice produttivo della Borgogna, limitato ad un’area geografica di 1.000 ettari (sui 2.657 complessivi della Aoc Borgogna), che corrisponde alle regioni produttive della Côte de Nuits e della Côte de Beaune.

Ovviamente, la nuova denominazione imporrà vincoli produttivi più stringenti, garantendo anche maggiori garanzie sulla provenienze e l’identità dei vini. Innanzitutto, i rossi saranno prodotti al 100% da uve Pino Nero, senza la possibilità di usare il Gamay, ed i bianchi saranno prodotti al 100% da uve Chardonnay. Cambieranno anche le regole sulla densità degli impianti, che dovranno passare dagli attuali 5.000 a 9.000 ceppi ad ettaro. Giù le rese, che passeranno dagli attuali 68 ettolitri ad ettaro per i rossi e 60 ettolitri ad ettaro per i bianchi a, rispettivamente, 66 ettolitri e 58 ettolitri, mentre i livelli di alcol passeranno dal minimo attuale di 10,5 gradi per i bianchi e 10,2 gradi per i rossi a, rispettivamente, 11 gradi per i bianchi e 10,5 per i rossi.
Non sfugge come l’introduzione di un elemento distintivo del genere, che segna un livello qualitativo superiore nella zona della Borgogna, possa portare a dinamiche di prezzo vantaggiose per i produttori, ma in questo senso, come ha spiegato l’Union des Maisons de Vins de Bourgogne al magazine britannico “Harpers” (www.harpers.co.uk), non ci sarà nessuna indicazione, ognuno potrà decidere su che livello piazzarsi. Come, del resto, è successo fino ad ora, con la Borgogna che, a prescindere dai confini della denominazione, esprime alcune delle etichette più costose di tutto il mercato mondiale del vino.

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