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Non solo Via della Seta, oltre la Cina ci sono i Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico: 550 milioni di consumatori che, piano piano, dalle Filippine al Vietnam, stanno imparando a conoscere e ad apprezzare il vino

Italia
Il vino oltre al via della Seta, nel Sud Est Asiatico

Quando si pensa al futuro del commercio enoico, idealmente, si ripercorre la Via della Seta, quella che porta in Cina, ormai prima potenza economica mondiale e pronta, da qui a qualche anno, a diventare con ogni probabilità il primo Paese per consumi di vino. Eppure, se ampliassimo l’orizzonte, al di là della più popolosa delle nazioni asiatiche, ci renderemmo conto che esiste un territorio, quasi del tutto inesplorato, che merita più di qualche attenzione. Sono i Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (Asean), l’organizzazione politica, economica e culturale fondata nel 1967, di cui fanno parte Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia, Vietnam, per una comunità di 550 milioni di persone ed un Pil pro capite di 23,780 dollari: un mercato potenzialmente sconfinato, grande quasi il doppio di quello Usa, anche per il vino.

Certo, di lavoro da fare ce n’è in abbondanza, ma partiamo dagli aspetti positivi: nonostante la crisi, la Regione in questi anni non ha perso un colpo, crescendo del 5% l’anno, con il vino che, ancora poco conosciuto e poco bevuto, segue la scia del resto dei consumi, come racconta l’analisi della società per l’internazionalizzazione delle imprese spagnole “Avco” (www.avco.legal). Da cui emerge come nelle Filippine, nonostante un’imposizione fiscale ancora molto alta, negli ultimi anni i consumi siano cresciuti del 60%, con un ritmo che, secondo le previsioni, sarà del +40% annuo da qui al 2020. In termini assoluti, le vendite di vino supereranno i 300 milioni di euro di giro d’affari nel 2018, con il rosso destinato ad essere la tipologia preferita, e se l’Australia, proprio come accade in Cina, può contare sulla vicinanza geografica, i grandi d’Europa non staranno certo a guardare.

Come non starà a guardare senza fare niente la grande crescita della Malesia, che a differenza delle Filippine può già contare su un certo benessere, appannaggio non solo delle classi più agiate, ma anche della classe media, particolarmente giovane e dinamica. L’aspetto negativo, qui, riguarda la struttura sociale del Paese, con la maggioranza dell’etnia malaya di religione musulmana, aspetto che limita, ovviamente, il consumo di alcolici e quindi di vino, Ciò nonostante, i consumi enoici privati continuano a crescere, ad un ritmo, che dovrebbe confermarsi anche nei prossimi anni, del 6%. È qui che i produttori europei, soprattutto francesi ed italiani, molto meno gli spagnoli, stanno puntando maggiormente.

Peculiare la situazione della Thailandia, Paese produttore di vino, ma che esporta la quasi totalità della propria produzione nelle vicine Myanmar, Cambogia e Laos, ed allora i consumi interni sono legati alle importazioni da Francia, Australia, Usa, Cile, Sudafrica ed ItaliaInfine, tra i mercati da tenere sotto osservazione, quello di cui si sente parlare da più tempo, il Vietnam, che però è anche quello che presenta i maggiori ostacoli per i Paesi esportatori, anche in virtù di una sorta di duopolio, quello rappresentato da Francia e Cile che, insieme, valgono il 75% delle intere spedizioni enoiche verso il Vietnam.

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