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Le due facce dei numeri: il record delle spedizioni di vino spagnolo in Francia (253 milioni di euro, per il 34,15% del mercato) sono una manna per i produttori iberici, ma una minaccia per i vigneron al di là dei Pirenei, pronti a scendere in piazza

I numeri, spesso e volentieri, nascondono molteplici piani di lettura, ed il loro stesso significato dipende da chi li legge. Ad esempio, i dati dell’export spagnolo fanno gridare al miracolo i produttori iberici, che rafforzano la propria leadership nella vicina Francia, con una quota del 34,15% delle spedizioni, per un giro d’affari che, nel 2016, ha superato i 250 milioni di euro (253,46 milioni di euro per la precisione).
Un successo legato quasi esclusivamente al vino sfuso, ma che, se osservato dall’altra parte dei Pirenei, assume tutt’altro significato. Nonostante i tavoli di confronto, le strette di mano tra i rispettivi Ministri dell’Agricoltura, e qualche segnale di distensione, è tutt’altro che placata la polemica del mondo produttivo d’Oltralpe, pronta a tornare sulle barricate, pur di fermare quella che viene vista come un’invasione.
Dopo i fatti di Narbonne di maggio (che abbiamo raccontato qui: https://goo.gl/2eTgHQ), sembrava tornata la calma, ma dopo l’incontro saltato tra i sindacati dei vignaioli ed il Ministero, slittato a settembre, i vigneron tornano sul piede di guerra, pronti a radunarsi in Languedoc subito dopo la fine della vendemmia.
Le richieste, però, sono ben chiare, ed i punti in questione, per rilanciare la competitività di un settore sempre più schiacciato dal peso delle importazioni a basso costo dalla Spagna, sono quattro: riduzione delle spese amministrative, fiscali, ambientali sui vigneti alla regolamentazione europea in caso di sovrapproduzione di vino, passando per l’esclusione della filiera enoica dalla famigerata Legge Evin, fino alla creazione di strumenti che rendano il vigneto francese complementare e non avverso, a quello di Spagna ed Italia.

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