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“Wine Quarterly” Q3 2017 di Rabobank: nel primo trimestre 2017 crescono le spedizioni di Francia (+5,9% in volume e +14,7% in valore), Italia (+2% e +5,4%) e Spagna (+8,9% e +0,1%). E a guidare il mercato del vino sono sempre gli Stati Uniti

Italia
Il Vecchio mondo guida ancora il commercio enoico mondiale

Non si arresta l’avanzamento delle spedizioni enoiche dai Paesi produttori ai mercati di tutto il mondo, e non potrebbe essere altrimenti, visti l’arretramento costante dei consumi nel Vecchio Continente e la crescita continua di Usa e Cina, di cui beneficiano, essenzialmente, i tre grandi, Francia, Italia e Spagna, mentre il Nuovo Mondo trova qualche inciampo. Così, come rivelano i dati del “Wine Quarterly” Q3 2017 di Rabobank (www.rabobank.com), la Francia, nel primo trimestre dell’anno ha visto le proprie esportazioni di vino crescere del 5,9% e del 14,7% in valore, per un aumento medio dei prezzi dell’8%. Bene le spedizioni dello Champagne, su del 7,3% in volume e del 12,1% in valore, ma gli aumenti di prezzo più rilevanti li hanno registrati il vino sfuso ed il vino imbottigliato fermo. Tra questi ultimi, Bordeaux mostra una performance particolarmente positiva, con i volumi in crescita del 10,7% ed i prezzi del 26,4%. A tirare la volata all’export francese, Usa e Cina, con aumenti importanti sia in volumi che in valori, ma il dato più rassicurante arriva dalla Gran Bretagna, dove le spedizioni, nonostante la debolezza della sterlina, sono cresciute del 2,9% in volume, con un ovvio e conseguente boom del 13,8% in valore.
Cresce, ma molto meno, anche l’Italia (i dati Rabobank per l’Italia si riferiscono al solo imbottigliato, ndr): +2% in volume e +5,4% in valore sul primo trimestre 2016. Come succede ormai da qualche tempo, sono le bollicine a trainare la crescita, in primis ovviamente quelle del Prosecco, che crescono nel periodo del 10,8% a volume e del 15,1% a valore. A fronte di una leggera contrazione delle spedizioni, in termini di volumi, in mercati storici come Usa, Germania e Svizzera, registrano invece una performance positiva, sia in termini di volumi che di valori, mentre la Gran Bretagna è un vero rebus: nonostante il cambio sfavorevole con l’euro, infatti, le importazioni crescono in volume ma calano in valore, segno di un calo consistente del prezzo medio (-3,5%). Se si limita l’analisi alle sole bollicine, invece, le esportazioni verso Uk, Usa e Germania continuano a crescere sia in volume che in valore, con un leggero arretramento del prezzo medio sul mercato tedesco.
Nello stesso periodo, le esportazioni di vino spagnolo sono cresciute del +8,9% in valore e di appeno lo 0,1% in volume. Lo sfuso, compreso il bag in box, ha registrato una contrazione dei volumi spediti, ma anche un aumento dei valori dell’11%, per un significativo apprezzamento medio. L’aggregato dell’export dell’imbottigliato fermo segna invece un aumento dell’8,4% in volume , con una diminuzione marginale dei prezzi medi che nasconde la buona prestazione delle Dop (che rappresentano appena il 16,2% delle esportazioni totali in volume, ma ben il 47% in valore), in crescita dell’8,4% in valore e del 4,1% in volume. A cedere molto sul prezzo medio, invece, sono le bollicine, le cui spedizioni crescono in volume del 23,7% ed in valore appena del 9,4%. Per l’imbottigliato, gli Usa si confermano meta di riferimento (primo mercato per valori), con una crescita dei volumi del +4,3% e dei valori del +6,5%. Usa che, dal canto loro, pur non essendo un grande esportatore, registrano un calo del 15% in volume e dell’8% in valore nelle spedizioni, con un vero e proprio crollo sul mercato Ue.
Giù anche l’Australia, ma solo in volume, con le spedizioni che calano dell’1,6%, mentre in valore guadagna ben il 13,1%. Calo dei volumi che, ricorda Rabobank, è legato al calo delle esportazioni dello sfuso, largamente compensato dalla crescita tendenziale dell’export dell’imbottigliato, che ha portato all’importante crescita del prezzo medio. Le spedizioni verso la Gran Bretagna hanno registrato un calo, compensato dalla performance dell’imbottigliato sia in Usa che in Cina. Rimanendo nell’emisfero sud, l’Argentina, altro grande produttore, segna un calo importante nel primo trimestre 2017: -14,8% in volume e -2,2% in valore, con lo sfuso che arretra addirittura del -39%, mentre l’imbottigliato limita i danni (-6,5%). Fa meglio il Cile, che vede le spedizioni in crescita del 4,9% in volume nei primi quattro mesi del 2017, con un +8,2% in valore. I volumi di esportazione di vino in bottiglia (+5,9%) sono cresciuti più velocemente rispetto allo sfuso (+2,1%). Infine, l’export del Sudafrica, in crescita dell’11,2%, con lo sfuso (+15,6%) che fa meglio dell’imbottigliato (+4,7%).
Un approfondimento a parte meritano gli Usa in quanto primo mercato enoico del mondo: nei primi tre mesi 2017, le importazioni sono aumentate del 2% in volume e del 6% in valore. Le spedizioni dall’Italia sono cresciute del 3%, grazie ancora alle performance del Prosecco (+9%), mentre la Francia cresce addirittura del 12% in volume e del 14% in valore, grazie principalmente a Champagne e rosé della Provenza. A calare, invece, è l’imbottigliato australiano, che lascia sul campo il 15%, anche se lo sfuso mette a segno una crescita straordinaria: +150%. Al contrario, il Cile deve fare i conti con il declino dello sfuso (-11%) e con una interessante crescita dell’imbottigliato (+7%).

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