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In fondo al mare le bollicine invecchiano meglio. Ad Alghero torna in superficie la cantina subacquea di Santa Maria La Palma: 3.000 bottiglie di Akènta, affinate sott’acqua, chiuse dal leader nei tappi di sughero, Amorim Cork

Italia
La cantina subacquea di dell’azienda Santa Maria La Palma, ad Alghero

In fondo al mare il vino invecchia meglio: l’assenza di luce, il remuage naturale delle onde, temperature costanti e fresche, fanno del fondale marino un luogo, inaspettatamente, perfetto per l’affinamento. Specie delle bollicine, se si pensa che, nel 2010, vennero rinvenute 168 bottiglie di Veuve Cliquot & Juglar naufragate 170 anni prima nel Mar Baltico, di fronte alla Finlandia, e che, nonostante la lunga immersione nell’acqua marina, il vino è risultato essersi evoluto senza compromissioni esterne.
Merito, in quel caso, anche e soprattutto del tappo, ovviamente in sughero, e delle sue capacità isolanti, persino sott’acqua. Proprio sulla scorta di quella straordinaria scoperta, al largo di Alghero, in Sardegna, sono state inabissate 3.000 bottiglie di Akènta, le bollicine dell’azienda Santa Maria La Palma, sia nella versione metodo classico che in quella charmat, in una cantina subacquea a 40 metri di profondità.
Bottiglie, chiuse dal leader nei tappi di sughero professionali, Amorim Cork (www.amorim.com), riportate alla luce qualche giorno fa nell’“Akènta Day”, l’emersion party che ha visto all’€™opera sub professionisti ed un elicottero, che hanno fatto riemergere la cantina subacquea ed il suo prezioso contenuto, celebrato in un contesto a dir poco suggestivo.

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