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Per combattere la crescente mancanza di manodopera nel settore vinicolo, lo Stato della California approva un tandem di leggi che potenziano il sistema pubblico-privato per il finanziamento paritario di centri residenziali in Napa

Più che progressismo, semplice buon senso: è probabilmente questa la vera ratio dietro l’approvazione, da parte del Governatore della California Jerry Brown, di due proposte di legge bipartisan che mirano a favorire ulteriormente l’afflusso di manodopera agricola nella Napa Valley, tramite l’istituzione di tre centri residenziali pubblici che ospiteranno 180 lavoratori del settore.
Come riportato, tra gli altri, da “Wine Enthusiast” (www.winemag.com), la firma del Governatore potenzia ulteriormente un sistema di partnership pubblico-privata che vede da una parte i viticoltori della Napa addossarsi il 50% del costo, tramite una “autotassazione” sulla base degli ettari vitati, e il Golden State stanziare la medesima cifra tramite le proprie riserve di budget: sebbene i lavoratori del settore vitivinicolo in Napa vengano pagati più che dignitosamente (in media 16 dollari l’ora, ovvero il 50% in più di quella minimum wage che è il limite ultimo di intere fasce di lavoratori), la manodopera tra i vigneti scarseggia da tempo. Colpa, tra l’altro, di una stretta sull’immigrazione posta in essere dalla Presidenza Obama e che il suo successore ha ulteriormente inasprito, e che forse, così come in altri settori, aveva molto più in mente il consenso elettorale che il contributo all’economia federale degli immigrati, anche irregolari.
Nel solo caso della California, il settore vitivinicolo contribuisce all’economia statale per 57,6 miliardi di Dollari, e a quella americana per 114,1 - senza contare il contributo, assai più sostanzioso, del settore agroalimentare, dato che la California è responsabile di quasi un terzo dell’intera produzione di vegetali dell’Unione.

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