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In autunno il via di uno studio dell’Istituto Sanitario Nazionale USA sugli effetti benefici dell’alcol su malattie cardiovascolari e diabete, 110 milioni di dollari di costo, 67 raccolti tra aziende produttrici. Rischio conflitto d’interessi?

Un bicchiere di vino può aiutare a combattere le malattie cardiache e mentali, fa bene alla salute, è un ottimo rimedio contro lo stress: negli ultimi anni sono molte le ricerche scientifiche che sostengono che il consumo moderato di alcol non è dannoso per la salute e che, anzi, ha effetti positivi su molte patologie. L’Istituto Nazionale per l’abuso di alcol e l’alcolismo (Niaaa), una divisione all’interno del Nih (Istituti Nazionali di Salute), negli Stati Uniti, sta per iniziarne un’altra, unica nel suo genere, per il carattere “non retrospettivo” che assumerà. Preparato per sei anni, lo studio mira a verificare se il consumo di alcol moderato abbia effetti protettivi contro le malattie cardiovascolari e il diabete. Sarebbe un’ulteriore conferma delle ultime scoperte secondo cui il consumo, sempre moderato, di alcolici non sia così dannoso per la salute come si crede, e che farebbe felici i wine lovers di tutto il mondo.
Ma, come molte ricerche, anche questa solleva già dei forti dubbi sui risultati: alcuni scienziati si interrogano sull’influenza dovuta al sostegno finanziario dello studio. Per la ricerca, che inizierà questo autunno, il Niaaa recluterà un totale di 7.800 partecipanti di età superiore ai 50 anni, da 16 stati di tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Europa, Sud America e Africa, che hanno un rischio superiore alla media per le malattie cardiovascolari o per il diabete (valutato secondo l’indice di rischio sanitario dell’American Heart Association). Ai partecipanti saranno assegnati ruoli a caso: consumare una bevanda ogni giorno (preferibilmente accompagnato a un pasto serale) o abbandonare completamente il consumo di alcool.

Peggy Murray, direttrice del programma globale di ricerca sull’alcool di Niaaa, ha spiegato che dei campioni biologici verranno prelevati dai soggetti durante tutto lo svolgimento dello studio, oltre alla regolare auto - segnalazione, per assicurarsi che i partecipanti seguano i ruoli loro assegnati. Uno studio di tali dimensioni però ha un prezzo, e bello alto: 110 milioni di dollari. E dove trovare una tale cifra, per uno studio che tenta di dimostrare i benefici del consumo di alcolici (argomento ancora “delicato” per molti conservatori)? La preoccupazione di molti scienziati è nata proprio dall’origine dei fondi per la ricerca: finora infatti oltre 67 milioni di dollari del bilancio proposto sono venuti da importanti attori del settore dell’alcol, compresi i contributi pesanti di Anheuser - Busch InBev, Heineken, Pernod Ricard, Diageo e Carlsberg. Molti individui coinvolti nello studio, incluso il dottor George Koob, direttore della ricerca Niaaa, hanno accettato anche in passato fondi donati dall’industria degli alcolici. Sorge spontaneo il dubbio che la ricerca sia influenzata dall’origine dei fondi che la finanziano, con il timore di un conflitto di interessi: “Come funziona l’influenza nel processo scientifico è piuttosto complicato, e non necessariamente pregiudica le scoperte e i risulati” ha detto a Winespectator il Dr. Thomas Babor, psicologo sociale e professore presso l’Università Della Scuola di Medicina del Connecticut, proseguendo: “Tuttavia, il conflitto di interessi nella ricerca sull’alcol non è diverso del conflitto di interessi in altri settori della scienza, dove c’è il potenziale rischio che le persone modifichino sottilmente o no le loro scoperte o interpretazioni, in base alle aspettative del finanziatore”.
In sua difesa Niaaa afferma che non ci sarà influenza del settore sullo studio, in parte perché il denaro non viene loro donato direttamente da queste società, ma è stato raccolto attraverso la Fondazione per gli Istituti Nazionali di Salute (Fnih), un’entità separata dall’Istituito, creata per raccogliere fondi a sostegno della Nih. “Lo scopo del Fnih è di assicurarsi che non ci sia assolutamente influenza dalle fonti private per la progettazione, l’esecuzione e l’analisi dei nostri studi”, ha detto Koob. “Non esiste alcuna influenza di alcuna fonte privata in questo studio, e non c’è alcuna influenza della Fondazione di Nih; hanno dato i soldi, senza legami”. Il Nih utilizza spesso fondi provenienti da fonti private donate attraverso la Fnih per svolgere studi.
In ogni caso, questo è il primo studio su vasta scala nel suo genere: mentre la maggior parte degli studi ha esaminato le cause potenziali dell’alcol in retrospettiva (cioè quando una persona ha già sviluppato una condizione potenzialmente correlata all’uso di alcool), questo studio guarda agli eventuali effetti durante il processo. “Il mondo ci ha chiesto di progettare un tale studio”, ha detto Koob a Wine Spectator. “C’è un interesse a questo studio, immagino, ovunque: dall’Organizzazione mondiale della sanità, alle aziende di bevande che producono alcolici per i cittadini americani medi, per vedere se esistono benefici per la salute dal consumo moderato”.
Non resta che attendere i risultati dello studio per confermare i dubbi o smentirli del tutto.

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