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Nessun “patto” tra Prosecco e Asti Secco: da “Good Wine” a Neviglie, dove si è tentata senza successo l’intesa, continua il percorso della nuova tipologia di Asti Docg (che non perde la sua anima dolce) con convinzione e qualche perplessità

Dopo le tante discussioni dal lancio dell’idea, tra l’Asti Secco ed il Prosecco si sarebbe voluto siglare “un patto nel segno delle bollicine italiane”. Invece, quello andato in scena nei giorni scorsi a “Good Wine” a Neviglie, di fatto, è stato un debutto non ufficiale della nuova tipologia astigiana, con i vertici del Prosecco Doc che hanno declinato l’invito (“indisponibili per altri impegni”, ndr) lanciato dal produttore e sindaco del comune cuneese Roberto Sarotto.
“Padrini” del battesimo della versione non dolce dell’Asti Spumante, che, per l’iter burocratico che ha davanti potrà essere sugli scaffali solo dai primi giorni di agosto, il vice ministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero, il vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, il parlamentare Massimo Fiorio, l’assessore regionale alle Politiche Agricole della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, il presidente del Consorzio dell’Asti, Romano Dogliotti con il direttore Giorgio Bosticco. Da tutti è arrivata, com’era logico che fosse, la promessa che l’Asti Secco deve essere una opportunità per il comparto Moscato che in Piemonte segna un pò il passo proprio per l’Asti Dolce Docg.

Il vice ministro Olivero ha confermato l’attenzione del Governo sui temi vinicoli anche ammettendo un eccesso di pudore “che, per esempio, i nostri cugini francesi non hanno”, e sull’Asti Secco ha esortato tutti ad impegnarsi per far decollare al meglio il progetto. Analoga posizione da parte del parlamentare Fiorio che ha richiamato tutti alla necessità di divulgare e promuovere la cultura del vino anche nelle scuole come da proposta da lui presentata, e di cui le Regioni potrebbero farsi carico.
Giorgio Ferrero ha ricordato il ruolo della Regione Piemonte nella vicenda Asti Secco, soprattutto supportando il Consorzio a superare ostacoli e intoppi.
Il presidente del Consorzio di Tutela dell’Asti, Romano Dogliotti ha auspicato che l’Asti Secco e l’Asti Dolce, entrambi Docg, siano espressione della migliore viticoltura e tecnica enologica del Piemonte e al dg Giorgio Bosticco è toccato ripercorre l’iter non facile che ha condotto al cambio del disciplinare per produrre l’Asti Secco, senza dimenticare i contrasti avuti con il mondo del Prosecco che non ha mai visto di buon occhio la nascita di un vino che nel Nord Est viene percepito come un concorrente che, come non bastasse, è prodotto da alcune aziende piemontesi esse stessi importanti imbottigliatrici di Prosecco Doc e con un nome che, secondo alcuni prosecchisti, allude proprio alle bollicine veneto-friulane.

Ovviamente, i piemontesi hanno ancora una volta rispedito al mittente le accuse: il nome deriva dalla versione non dolce dell’Asti declinato secondo i termini tecnici del comparto spumanti, “e le caratteristiche organolettiche, di profumi e sapore dell’Asti Secco non ne fanno certo un clone del Prosecco” ha puntualizzato Sarotto che ha anche spiegato lo spirito del convegno di Neviglie: “il settore degli spumanti è strategico per i Paesi che producono vino. In questo senso il forum di Good Wine avrebbe voluto gettare le basi di una sinergia tra le bollicine italiane nel segno di azioni e atteggiamenti comuni, nel rispetto delle proprie peculiarità, soprattutto sui mercati esteri dove il competitori non italiani fanno spesso sistema”.
In ogni caso, l’Asti Secco sta per debuttare, e andrà supportato con diverse iniziative di promozione e il dg del Consorzio, Bosticco, dopo avere illustrato i risultati di una ricerca di mercato eseguita in Italia e in Germania che avrebbe fatto registrare il gradimento dell’Asti Secco della maggior parte dei consumatori interpellati a scegliere alla cieca tra vari spumanti secchi, ha annunciato un fondo da 300.000 euro per convincere baristi e ristoratori del territorio di produzione a proporlo ai propri clienti. Altre iniziative sono state annunciate mesi fa anche in ambito nazionale e internazionale. Soprattutto educational per far conoscere il prodotto.
Ma tra le aziende c’è chi scommette sull’Asti Secco (in assaggio c’erano le proposte di Capetta, Gancia, GiBò-Tosti, Fratelli Martini e Cascina Fonda), ma mancavano big del calibro di Martini & Rossi-Bacardi e Campari.
Insomma, quello dell’Asti Secco è un percorso nuovo che parte, come sempre, con qualche incertezza. Nel quale, ha detto Massimo Marasso, dg Fratelli Martini, è auspicabile puntare da subito ad un posizionamento di prezzo sulla scia del Prosecco Docg.
Con il supporto di tutto il Piemonte del vino, come testimoniato da Filippo Mobrici, presidente del Consorzio della Barbera e da poco eletto anche alla guida di Piemonte Land of Perfection, il superconsorzio che armonizza le azioni di promozione dei consorzi vinicoli piemontesi, che ha assicurato l’appoggio al nuovo progetto e augurato che aiuti lo sviluppo della filiera.

Un percorso, quello dell’Asti Secco, tentato 20 anni fa, come ricordato da Alberto Canino, enologo della Tosti, ma allora “non c’era ancora la necessità e la “ferocia” con cui oggi gli enologi hanno perseguito questo obiettivo, e con successo”.

E a chi ha espresso perplessità, sottolineando la vocazione “dolce” dell’Asti, Bosticco ha riposto: “non ci dimentichiamo dell’Asti dolce e del Moscato, ma l’Asti Secco è una possibilità in più”, tanto che è in essere un altro progetto, quello di una “sweet valley”, cioè una valle dolce, che unisca idealmente le eccellenze agroalimentari piemontesi che nascono in riva al fiume Tanaro tra Alba e Asti, da quelle dolciarie che hanno il proprio campione nella Ferrero con la miriade di aziende più piccole ce producono altre specialità, alle colline del Moscato.

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