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Sostenibilità, fondamentale per tutti ad eccezione forse solo di Trump. Ma in Usa 2 appassionati su 10 acquistano vini sostenibili certificati. Per ora: la difficile identificazione ne ostacola la maggiore diffusione. Così Nomisma Wine Monitor & Viva

Italia
Sostenibilità ambientale sempre più importante per consumatori e produttori di vino, indagine Nomisma Wine Monitor

La sostenibilità, e in particolare quella ambientale, rappresenta ormai un vocabolo di uso comune e un obiettivo condiviso a livello planetario da cittadini, imprese e politici, ad esclusione forse solo del presidente Usa Donald Trump (con il G20 di Amburgo che ha sancito la definitiva spaccatura sul clima tra gli Usa e le altre potenze mondiali, ndr), e anche nel caso del vino la sensibilità degli stessi consumatori verso questa tematica aumenta di giorno in giorno. E Trump o non Trump, gli americani non fanno eccezione, tanto che dopo il terrorismo e l’assistenza sanitaria, la sostenibilità rappresenta il terzo motivo di preoccupazione più sentito oltreoceano, e anche sull’onda di questa sensibilità, si inserisce l’acquisto dei diversi vini sostenibili - per la maggior parte di origine californiana e australiana - comprati oggi da 2 consumatori statunitensi su 10. Scenari e prospettive di mercato che possono avere i vini sostenibili, analizzati da Nomisma Wine Monitor, in collaborazione con i referenti di Viva, il progetto del Ministero dell’Ambiente per la sostenibilità nel settore del vino, in una survey sulla percezione e disponibilità all’acquisto dei vini sostenibili da parte degli americani (su un campione di 1.500 consumatori di vino risiedenti negli Stati di New York, California e Florida, tre Stati che insieme incidono per oltre il 50% sul valore delle importazioni complessive di vino negli Usa), presentata oggi a Bologna a Palazzo Davia Bargellini in un workshop dedicato alle imprese vinicole.

“La profilazione del consumatore americano di vini sostenibili - spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma - ha fornito l’identikit dell’acquirente tipo, rappresentato dal Millennials, di genere maschile con titolo di studio e reddito elevato”. Un profilo che si discosta completamente da quei Baby Boomers che, sempre la survey Wine Monitor, ha indicato come i più avversi a qualsiasi forma di comportamento sostenibile e presso i quali, probabilmente, Trump ha trovato terreno fertile per la propria elezione a Presidente degli Stati Uniti.

Ma al di là degli attuali acquirenti, è soprattutto la prospettiva e l’interesse ad un consumo futuro dei vini sostenibili che riguarda un’analoga percentuale di acquirenti che ancora non consumano questi vini per diversi motivi, tra cui una ridotta diffusione e promozione oltre che alla difficile identificazione (per via di un’etichetta poco chiara o che si confonde tra le diverse certificazioni esistenti). Senza tralasciare che tra chi oggi non li compra, il 56% si dichiara disposto a spendere di più per un vino sostenibile, mentre ben l’86% dichiara comunque un interesse potenziale all’acquisto.

Complici anche gli effetti dei cambiamenti climatici che, a differenza di quanto stimato dagli esperti, si possono ormai toccare con mano quotidianamente (e non solo nel lungo periodo), del resto, sono svariati i programmi di sostenibilità attivati in giro per il mondo, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dal Sudafrica al Cile, dalla Francia agli Stati Uniti. Nel caso della contea di Sonoma in California (la seconda dello Stato per estensione del vigneto dopo San Joaquin), ad oggi il 60% della superficie vitata è certificata “sostenibile” (circa 14.000 ettari) ma l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2019.

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