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Ocm Promozione in stallo, trattati di libero scambio tra Paesi, e l’Italia vede a rischio la sua leadership nelle esportazioni di vino in diversi mercati, a partire dagli Usa: l’analisi Osservatorio Paesi terzi by Business Strategies - Wine Monitor

“Per il mercato del vino si profila un anno di sorpassi, con l’Italia che rischia di cedere alla Francia lo storico scettro nel mercato più importante al mondo - gli Usa - mentre è in netto recupero in Cina, dove si appresta a scippare il quarto posto alla Spagna. Complessivamente l’Italia esce malconcia dai primi 5 mesi di export nei Paesi terzi rispetto ai competitor francesi e ai cileni, i primi perché riescono a impiegare meglio di noi le risorse Ue per la promozione, i secondi invece cominciano a monetizzare al massimo gli accordi di libero scambio, come in Giappone e Cina”. Lo ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta, a commento dei nuovi dati elaborati dall’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies - realizzato in collaborazione con Nomisma Wine Monitor - sulle importazioni dei principali mercati di sbocco (Usa, Cina, Giappone, Svizzera, Brasile, Norvegia e Sud Corea) che hanno aggiornato le proprie statistiche doganali ai primi cinque mesi di quest’anno.
Considerazione i che arrivano proprio all’indomani dell’ennesimo rinvio sul decreto per la misura promozione 2017-2018, dopo che in Conferenza Stato-Regioni non si è trovata l’intesa, con la palla che passa ora la Ministero delle Politiche Agricole e al Consiglio del Ministri, aggiungendo ritardo al ritardo. E mentre perdura la paradossale situazione di ferma sulla campagna 2016-2017 che vede i fondi nazionali (30 milioni di euro) ancora bloccati, e verosimilmente ormai persi, e su cui, ancora, si attendono le sentenze del Tar del Lazio, dopo mesi dalle udienze.
“Nel complesso, il dato italiano nei 7 mercati, che è certamente ancora parziale ma già indicativo sull’anno - spiega ancora l’Osservatorio - segna un incremento delle proprie quote di mercato solamente in 2 Paesi (Cina, dal 5,6% al 6,2%; Brasile, dal 9,2% al 10,5%), mentre perde in Usa, Giappone, Svizzera, Norvegia e Corea del Sud. Assieme alla Francia, che migliora le proprie quote di mercato in 5 Paesi su 7 (con perdite in Cina e Corea del Sud), è invece ottima anche la performance del Cile, che grazie ai Free Trade Agreement vola in Cina, a +24,3%, e in Giappone, a +15,6%, dove attualmente i dazi sul vino europeo sono i più alti tra i top buyer. E se nel gigante asiatico il Belpaese mette la freccia sulla Spagna grazie a una crescita del +13% in valore (a 57 milioni di euro), negli Usa la battuta d’arresto italiana (-0,1% sul pari periodo 2016, con il dollaro come valuta) pesa ancora di più perché è a tutto vantaggio della Francia, che segna un incremento del 14,2%. Ad oggi - secondo le elaborazioni dell’Osservatorio - il valore delle importazioni di vino italiano è di 727 milioni di dollari, contro i 674 milioni di quello transalpino: se il trend dovesse rimanere tale, entro il prossimo autunno potrebbe avvenire lo storico sorpasso nel principale “feudo” italiano del vino.
Altro sorpasso, ancora più imminente, può verificarsi in Norvegia, e in ballo c’è la leadership di mercato che ancora una volta l’Italia rischia di cedere alla Francia. Qui il made in Italy, che cede il 22,3% in valore, ha esportato per 36,4 milioni di euro, con i cugini a 33,9 milioni. Altro rischio arriva da un mercato terzo importante come quello della Svizzera: qui la Francia (+23,9%) insidia la leadership italiana, ferma a +0,8% e un controvalore di 144 milioni di euro, contro i 138 dei francesi. Infine, in Brasile l’Italia (+45,3%) prova il recupero di una posizione - questa volta ai danni della Francia al quarto posto - mentre in Corea del Sud il sorpasso è appena stato effettuato dagli Usa (+14,2%) ai danni dell’Italia (-6,7%), che scende dal podio”.

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