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Come cambia la Cina: il vino, da status symbol, conquista i palati dei winelovers più giovani e scolarizzati, che aprono le porte alla riscossa dei vini bianchi. E, secondo Wine Intelligence, anche le bollicine sono pronte ad uscire dalla nicchia

Che il mercato cinese non sia di facile lettura è un fatto assodato, che certo non semplifica il lavoro di chi, come le aziende enoiche del Belpaese, sulla Cina ha ancora tanto da fare per accorciare il gap che le separa da competitor ben più quotati, come Francia e Nuova Zelanda. Così, se la bolla Bordeaux, in questi ultimi anni, pare essersi se non definitivamente sgonfiata almeno ridimensionata, il vero cambiamento è quello che sta attraversando la società cinese, e con essa le abitudini di consumo. Piano piano, da status symbol delle classi più agiate e dalla nomenclatura di Partito, il vino sta recuperando il proprio ruolo, quello che da sempre ha in Occidente, di piacere della tavola, da godere al ristorante come a casa, come dimostra la crescita degli acquisti online.

E anche il palato, di pari passo, non può fare altro che occidentalizzarsi: non che il primato del vino rosso sia realmente in pericolo, ma, come emerge dalle anticipazioni dell’ultimo report di Wine Intelligence dedicato al mercato del Dragone, “China Landscapes 2017” (www.wineintelligence.com), i bianchi stanno conquistano sempre più stimatori, con il 56% di chi beve vino d’importazione che beve anche vino bianco. Merito della popolarità guadagnata dalle varietà aromatiche, capaci di convincere ampi strati dei wine lovers delle grandi città, tanto che, secondo uno dei principali importatori del Paese, Cofco, a Pechino il consumo dei vini bianchi rappresenta già il 15-20% del totale.
Protagonista di questa rivoluzione del gusto, ancora tutta da analizzare, è la nuova generazione, la più scolarizzata, quella dei laureati negli ultimi 10 anni, decisamente più scafata e curiosa di quella precedente, anche in tema di vino, con un confronto serrato e quotidiano che passa per il più popolare dei social, WeChat, dove nascono e crescono le nuove tendenze. Diversa, almeno per ora, la situazione delle bollicine, che fanno ancora fatica ad uscire da una nicchia nella quale sono “rinchiuse” da anni, quella dei locali notturni e della celebrazione, per un consumo legato in maniera quasi esclusiva allo Champagne, forte di brand riconosciuti globalmente come Moët & Chandon e Perrier-Jouët. Eppure, secondo Wine Intelligence, i tempi potrebbero essere maturi per bollicine meno impegnative e accessibili, a partire, ovviamente, da quelle del Prosecco, senza dimenticare le potenzialità, in termini di caratteristiche organolettiche, tra sentori floreali e fruttati, di Asti e Moscato ...

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