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Celebrata come una delle migliori annate del secolo, la 2016 di Bordeaux arriva sul mercato ad un prezzo medio superiore del 15% al 2015. Come risponderà il mercato? Presto per dirlo, ma la Cina, dove a comandare è il prezzo, taglia gli acquisti ...

Italia
Bordeaux 2016, prezzi in rialzo ma la Cina taglia gli acquisti

Celebrata in maniera unanime come un’annata destinata a fare la storia, la 2016 di Bordeaux è a tutti gli effetti sul mercato, con l’ultimo rilascio, quello di Vieux Chateau Certan, che chiude ufficialmente una campagna En Primeur vissuta in altalena. L’annata 2016, infatti, non è stata segnata solo da una grandissima qualità, ma anche da livelli produttivi che, dopo due vendemmie particolarmente difficili, sono tornati su livelli importanti, con 770 milioni di bottiglie prodotte. Così, l’andamento dei prezzi, in crescita mediamente del 15% sul 2015, segue dinamiche ben diverse da Château a Château: tra i Premier Cru Classé, Lafite Rothschild è uscito, ex-negociant, a 455 euro a bottiglia (+8,3% sul 2015), Cheval Blanc a 552 euro a bottiglia (+2%, il rialzo minore tra i grandi nomi di Bordeaux, forte di una produzione cresciuta del 20% sul 2015), Mouton a 420 euro (+9%). Ma c’è anche chi ha puntato su prezzi decisamente roboanti, come Pontet Canet, a 108 euro a bottiglia, il 44% in più dell’annata 2015, e chi, in decisa controtendenza, ha confermato i prezzi della scorsa annata, come Château Montrose (102 euro) e Cos d’Estournel (120 euro).

Ma come si comporterà sul mercato l’annata 2016 di Bordeaux? Se è ancora presto per fare previsioni rispetto a Paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti, la Cina sembra aver già dato un suo primo responso, tutt’altro che positivo. L’importatore più importante del Paese, Cofco, ha già ridotto gli acquisti del 50%. Colpa della scarsa richiesta dei consumatori cinesi, ma anche dell’aumento dei prezzi
, in un mercato in cui, “più che all’annata, si guarda al prezzo”, come ricorda Aline Bao, vice direttore acquisti vino di Cofco, che nel 2016 ha importato nel Dragone 6 milioni di litri di vino. Inoltre, la Cina deve fare i conti con una moneta, lo Yuan, che non sta beneficiando della debolezza della Sterlina nei confronti dell’Euro, senza considerare che, anche dal punto di vista del giudizio dell’annata, il punto di vista cinese non è proprio identico a quello occidentale. “Pauillac ha fatto meglio del 2015, ma la Rive Droite, a partire da Margaux, era ottima anche un anno fa. Per noi - continua Aline Bao, che nei giorni dell’En Primeur si è fatto consigliare nientemeno che dal wine critic James Suckling - i prezzi di alcuni Château sono già troppo alti in partenza, e le assegnazioni per la Cina sono state persino tagliate da qualche azienda, riducendo sensibilmente i margini per noi wine merchant”.

Nulla di nuovo sotto il sole di un mercato che, da sempre, pur amando Bordeaux, non si muove mai con convinzione sul mercato dell’En Primeur, considerato troppo rischioso. “Alcuni vini, però, hanno senza dubbio un enorme valore, e la qualità dell’annata è una garanzia”, dice ancora Aline Bao. “Il mercato cinese, inoltre, si sta spostando verso un consumo qualitativo, per questo noi, come altri, abbiamo deciso di riequilibrare la nostra offerta, riducendo le quantità e puntando sui grand cru classé, che rappresentano un investimento decisamente meno rischioso”. E che negli anni scorsi qualcosa non sia andato bene, in effetti, lo dimostra la difficoltà di smaltire sul mercato le vecchie annate, con i magazzini ancora pieni dell’annata 2010. “Ma non pensate che l’e-commerce possa dare un contributo in questo senso - conclude il vice direttore acquisti vino di Cofco - perché si tengono ben lontani dalle vendite En Primeur, dove non giocano alcun ruolo”.

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