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Dopo le indicazioni geografiche, la Cina crea il suo primo standard di qualità enoico, certificando come “estate wine” quello di sedici cantine di Shandong, Hebei, Xinjiang e Ningxia “allo scopo di proteggere la reputazione dei produttori cinesi”

Oltre a rappresentare un mercato più che appetibile per tutti i produttori di vino del pianeta, la Cina non ha mancato in più occasioni di manifestare l’intenzione di volersi fare anche Paese produttore di rilievo, e in questo senso ha già attribuito lo status di indicazioni geografiche protette a più aree vinicole, come quella del monte Helan, nella regione di Ningxia. Ma adesso, stando a quanto riportato da “Decanter China” (www.decanterchina.com), il governo di Pechino, tramite la China Alcoholic Drinks Association (Cada), ha deciso di fare un passo ulteriore su questa strada, attribuendo il titolo di “estate wine” a una prima tranche di sedici cantine delle regioni di Beijing (3), Hebei (4), Xinjiang (4) e Ningxia (5) e così facendo ha stabilito un primo standard qualitativo ufficiale per la produzione di vino.
Per ottenere la certificazione di qualità, che verrà loro attribuita ufficialmente entro luglio, le cantine hanno dovuto dimostrare di essere in totale controllo dei loro vigneti, che devono avere almeno tre anni di vita, oltre a produrre e imbottigliare le loro etichette (in almeno 10.000 bottiglie l’anno) presso l’azienda stessa sotto la supervisione di una figura con un curriculum accademico in enologia. Inoltre, uno dei parametri ha anche a vedere con la resa per ettaro, che deve essere compresa tra i 94 e i 115 ettolitri, a seconda della varietà di uva - quasi il doppio rispetto all’Aoc di Bordeaux, che è pari a 58 ettolitri per ettaro. In questo modo, ha sottolineato la stessa Cada, l’associazione spera di “proteggere la reputazione dei produttori cinesi sui mercati nazionali e internazionali”.

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