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10 anni di tempo per convertire 40 vigneti di proprietà a varietà resistenti: è la svolta ambiziosa di Maculan, tra le prime in Italia a percorrere con convinzione questa via per ridurre drasticamente l’impatto ambientale della sua produzione

40 ettari in 10 anni: questo è idealmente il percorso che si prefigge la famiglia Maculan per arrivare alla completa conversione della proprietà in vitigni a varietà resistenti. L’obiettivo finale è produrre finalmente vini a ridottissimo impatto ambientale, tema che sta particolarmente a cuore alla cantina diretta da Fausto Maculan dal 1973, raggiunto nel tempo dalle figlie Maria Vittoria e Angela. Una svolta storica e ambiziosa per la cantina vicentina, fortemente voluta dalla nuova generazione, che risulta oggi fra le prime in Italia ad affrontare un programma di tale portata (www.maculan.net).
“Il nostro obiettivo è da sempre, come giustamente ci chiedono anche le istituzioni, quello di ridurre il numero dei trattamenti - racconta a WineNews Maria Vittoria Maculan, che oggi affianca il padre Fausto nel lavoro di enologo - ma, purtroppo, la zona in cui produciamo, non ci permette di passare ad una conduzione biologica dell’azienda. Abbiamo tentato, ma senza successo: è per questo che abbiamo deciso di investire nella conversione degli impianti di nostra proprietà in varietà resistenti”. Con queste varietà infatti, il numero di trattamenti si riduce drasticamente: dai 10-11 che si praticano abitualmente all’anno nel loro territorio, sarebbero in grado di passare a soli uno o due trattamenti totali.
Si partirà quest’autunno con un impianto di 4.000 viti, che coinvolgerà inizialmente le varietà Merlot e Sauvignon, sostituite da Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, selezionate dall’Università di Udine in collaborazione con i Vivai Cooperativi Rauscedo. Progressivamente si passerà poi alla sostituzione delle altre varietà esistenti nei 40 ettari di proprietà dell’azienda, via via che invecchieranno gli impianti: dai Cabernet al Marzemino, fino ai diversi Pinot, nero, bianco e grigio, e allo Chardonnay.
Ma si guarda fiduciosi anche ai progressi che la ricerca farà con i vitigni autoctoni: i dieci anni di tempo che si è data l’azienda Maculan hanno infatti un duplice motivo. Innanzitutto permettere ai nuovi vigneti di arrivare ad un equilibrio fisiologico tale da poter vendemmiare uve capaci di dare ottimi risultati enologici. Contemporaneamente dare al Consorzio di Tutela Vini Doc Breganze lo spazio necessario per portare a termine il progetto di produzione di varietà resistenti per la Vespaiola, vitigno autoctono con cui Maculan produce un vino bianco e un vino dolce.
È una vocazione, quella di tendere ad una sempre maggior sostenibilità ambientale, che per Maculan non si esaurisce qui: in attesa della conversione si sta, infatti, sperimentando in vigna l’uso di nuove macchine irroratrici, che diffondono il prodotto unicamente sulle foglie, aspirando le eccedenze, in modo da eliminare la deriva aerea e la dispersione in terra dei prodotti di difesa usati. Allo stesso tempo si pensa al territorio e alle famiglie conferitrici, che storicamente consegnano alla Maculan le loro vendemmie: “sostituire i vigneti è un costo altissimo: non ce la sentiamo - ci confida Maria Vittoria Maculan - di chiedere o imporre ai nostri conferitori un tale investimento. Ma se qualcuno di loro volesse abbracciare nel tempo il nostro progetto e ci chiedesse di unirsi alla conversione delle loro vigne in varietà resistenti, saremmo ben lieti ad accoglierli”.
Non resta che aspettare il 2020, anno in cui si attende la prima vinificazione dai nuovi vigneti: Angela e Maria Vittoria contano di presentare al pubblico il primo vino interamente prodotto da varietà resistenti per il 2023, giusto in tempo per celebrare la cinquantesima vendemmia del padre Fausto.

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