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Imperdibile per alcuni, soprattutto guardando all’Asia, in calo per altri: il bilancio di Vinexpo per i produttori italiani a WineNews. Con tanti spunti di riflessione. Con la sovrabbondanza di fiere del vino, e la necessità di iniziare a selezionare

Vinexpo a Bordeaux si è chiuso, con un’edizione tutto sommato positiva, ma fatta di alti e bassi, penalizzata da un caldo eccezionale, ma anche dall’assenza di qualche grande nome di Francia tra gli espositori, ma anche di buyer soprattutto da Usa e Nord Europa, nonostante una buona presenza dell’Asia. Ma, in attesa di conoscere le nuove date della fiera francese che sta ripensando se stessa verso il futuro in uno scenario sempre più complesso e competitivo e, come annunciato dallo stesso dg Guillame Deglise, cambierà calendario (e si sposterà tra gennaio e maggio, forse insieme all’en primeur di Bordeaux per una sinergia importante con uno degli eventi più prestigiosi in assoluto del mondo del vino, con la possibilità concreta di mescolare le carte in tavola nei confronti degli altri due appuntamenti di rilievo mondiale, Prowein di Düsseldorf e Vinitaly a Verona), è sostanzialmente positivo il giudizio dei maggiori produttori italiani a Bordeaux, anche se non manca qualche elemento di criticità importante e di riflessione generale, nei pareri raccolti da WineNews. Tra chi tira un bilancio sostanzialmente positivo, soprattutto per la presenza di tanti player del mercato asiatico che, attirati dai vini francesi, che in Asia dominano, è più facile incontrare e contattare rispetto alle altre due grandi fiere, tra chi vede in quello di Bordeaux un appuntamento da non mancare perchè completa il percorso che si inizia a Prowein, prosegue con Vinitaly e si conclude a Vinexpo, anche se non manca chi dice senza mezzi termini che ormai tre grandi fiere del vino tutte in Europa, e a poca distanza di tempo, sono troppe, e che in un futuro non molto lontano si dovrà selezionare a quale partecipare, perchè le aziende non possono continuare ad investire su troppi eventi. In un contesto in cui, peraltro, secondo alcuni, il peso specifico delle fiere in generale, come strumento di business, è un po’ meno forte che in passato.
“È da 24 anni che siamo qua a Bordeaux, in questo stand che avevo messo in piedi io - racconta Angelo Gaja - perché importavamo Taylor’s, importavamo Jadot e Guigal: allora è venuta l’idea di avere uno stand assieme e abbiamo fatto questa partenza qua a Bordeaux. Nel tempo lo stand, la presenza a Bordeaux diventa meno importante, perché contemporaneamente al salone ci sono 250-300 Château che sono aperti e che organizzano eventi, uno superiore all’altro. E inevitabilmente drenano. E il Salone probabilmente perde un po’. Io penso che dovranno studiare qualcosa gli organizzatori per rivitalizzarlo. Ma è una cosa che probabilmente è inevitabile, perché succede là dove ci sono delle cantine attorno: succede anche a Vinitaly, perché le cantine venete si danno da fare, è giusto, è normale, eccetera. Però, secondo me, bisogna fare in modo che, se vuoi mantenere un’anima al salone, questa competizione non diventi eccessiva. Poi esserci è importante a Bordeaux, perché c’è il mondo! Bordeaux, che si basa su 110.000 ettari, è l’appellazione sicuramente più importante al mondo. Poi c’è lo Champagne, che sono gli alleati loro, e il Cognac. Quindi loro sono la forza che ha guidato e che ha orientato le strategie anche della Francia e che attira clienti da tutto il mondo”.
“A Bordeaux dobbiamo esserci, intanto - perché Bordeaux è un po’ la capitale per i vini rossi, è una delle capitali del vino - aggiunge Valentina Abbona della Marchesi di Barolo - ed è una fiera storica: sono tanti anni che partecipiamo e abbiamo sempre delle belle soddisfazioni. È un’opportunità per vedere clienti, amici, importatori che vengono da altri Paesi: tanti dall’Asia, tanti dagli Emirati Arabi. ed è anche un’occasione per ritrovarsi con altri produttori amici che non si vedono spesso e assaggiare qualcosa di diverso dal Barolo”.
Più critico Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita: “è ancora una Fiera molto importante, internazionale, nella terra dei cugini francesi, mantiene ancora un forte appeal nei confronti dei Paesi emergenti, soprattutto l’Asia, per cui è un imperativo esserci. Poi, sappiamo che ci sono tante fiere in giro per il mondo e presto o tardi bisognerà prendere delle decisioni e selezionarle: perché oggi le fiere sono troppe e le aziende non possono investire in un numero così numeroso di esposizioni fieristiche nel mondo”.
“Vinexpo a Bordeaux è una delle fiere più importanti del mondo, dove ci si confronta con tutta la produzione vitivinicola mondiale e dove bisogna esserci, secondo me. È una piazza importantissima - sottolinea Giovanni Manetti, vice presidente Consorzio del Chianti Classico - un mercato potenziale importante, ed è soprattutto una piazza dove arrivano tantissimi operatori asiatici. Questo è un appuntamento biennale che ci permette di incontrare moltissimi operatori dei vari Paesi, vari mercati asiatici”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Busi, presidente del Consorzio del Chianti: “Bordeaux è sempre stata una delle fiere europee più importanti a livello internazionale, sicuramente. Qui abbiamo una concentrazione di tutti i paesi asiatici, che vengono ad incontrare i propri clienti francesi e quindi per noi diventa un’occasione di visibilità nei confronti dei Paesi che magari ci conoscono meno. Bordeaux se mai ha da farsi una domanda: è ancora la Bordeaux di 10-15 anni fa?”
Critico Alessio Planeta della cantina siciliana: “dopo un Prowein molto molto positivo, volevamo vedere qual’era l’effetto su Bordeaux. Ci sembra di vedere una fiera un po’ in tono minore. Credo che la data sia sbagliata, perché questo momento è più un weekend per andare al mare, anziché andare a lavorare: i budget sono fatti, la vendemmia è dietro l’angolo, quindi credo che questa fiera vada forse ripensata”.
“Bordeaux completa il trittico delle grandi fiere internazionali - dice invece Marco Caprai della Arnaldo Caprai - permette di raggiungere quei clienti un po’ speciali che trattano meno il vino italiano, trattano più referenze internazionali, ma che sono una parte importante del business del vino mondiale. È chiaro: è una fiera diversa, non è Prowein, non è ovviamente Vinitaly, che rimane il centro, il focus sul vino italiano, ma è una fiera che permette di completare il segmento dei grandi buyer internazionali”.
“Bordeaux è oggettivamente la madre di tutte le fiere internazionali del vino - sottolinea Rodolfo Maralli - direttore commerciale e marketing di Castello Banfi - noi in passato siamo stati alla finestra, siamo stati a Bordeaux come visitatori e poi abbiamo deciso, in concomitanza con il fatto che l’azienda Banfi nel mondo è cresciuta - oggi siamo presenti in 92 Paesi nel mondo - che una fiera internazionale come questa fosse anche un punto d’incontro con il nostro mondo, ma anche con i nostri operatori. È un’occasione anche per fare un incontro con tutta la nostra forza vendita internazionale. Quindi questo è il motivo logistico. Poi va anche detto che le fiere nel mondo cominciano a diventare tante, forse troppe. Specie quest’anno abbiamo avuto ben tre fiere in tre mesi: Vinitaly, Prowein e Bordeaux. E quindi è anche un modo per capire chi sarà la vincitrice, no? Perché è tempo di scelte, è tempo di valutazioni, commerciali ed economiche. È evidente che la fiera è oggi uno strumento meno impattante di prima: è importante per stringere mani e sempre meno per concludere business importanti. E io non condivido il pensiero di chi ritiene che alle fiere bisogna esserci per marcare un territorio e per dire esistiamo: la fiera ha un senso finché è produttiva, finché produce scambi, business, opportunità. Vinexpo è una fiera del vino importante, ma stiamo valutando forse in futuro di fare scelte più radicali e puntare su un paio delle tre che ho citato prima. E quindi l’idea anche di essere presenti a questa fiera questa volta ci darà un ulteriore elemento per fare una scelta importante in futuro”.
“Bordeaux perché è una delle grandi fiere internazionali e Allegrini presenzia dal 1993 - dice Marilisa Allegrini, alla guida del gruppo Allegrini - e quindi non vedo perché non partecipare ora. Chiaramente si raccolgono sempre dei risultati importanti, perché è un meeting, un punto d’incontro con i nostri partner che va a seguire quello che è Prowein e Vinitaly”. “Bordeaux è una fiera biennale ed era impossibile fino a qualche anno fa non partecipare, perché è una fiera importante dove viene tutto il mercato asiatico. Purtroppo quest’anno avevamo già sentore che non sarebbe stato così importante per noi italiani - sottolinea, invece, la produttrice
Angela Velenosi -
e lo abbiamo visto qui nel padiglione. Prowein funziona, e Vinitaly per noi è la fiera di riferimento... forse per noi sarà più importante il Vinexpo del prossimo anno ad Hong Kong e lì, sicuramente, non si potrà mancare”. Più positivo, in generale, Francesco Domini dg Feudi San Gregorio: “è un appuntamento biennale importante perché comunque un pubblico internazionale ha sempre frequentato questo appuntamento fieristico. In verità, poiché Bordeaux accade dopo altre fiere altrettanto importanti come il Prowein e il Vinitaly, per noi rappresenta in qualche modo un’occasione per chiudere alcuni appuntamenti, alcuni incontri, anche alcune opportunità, che si sono aperte all’inizio dell’anno commerciale. E poi qui c’è il mondo. Qui ci sono tanti produttori internazionali che ci consentono anche di confrontarci e di capire quali sono le tendenze commerciali e di marketing che si stanno diffondendo in giro per il mondo nel nostro settore”.

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