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A Vinexpo si parla di Cina, con la conferenza firmata Wine Intelligence “Le marché diversifié du vin en Chine”: come cambiano i consumatori ed i consumi, dal primato dei rossi alla crescita delle bollicine, acquistati, sempre di più, online

A Vinexpo, com’è giusto ed inevitabile che sia, si parla di Cina, con la conferenza firmata Wine Intelligence “Le marché diversifié du vin en Chine”, presentata dal Coo della società britannica, Richard Halstead. È bene però ricordare prima qualche numero, a partire dai dati, ormai consolidati, delle importazioni 2016, che hanno raggiunto i 638 milioni di litri (+15,2% sul 2015), per un valore di 2,36 miliardi di dollari (+16,38%), passando per quelli, tutti da verificare, del commercio enoico cinese nel 2020, quando le spedizioni verso Pechino cresceranno di 41,7 milioni di casse (+79,3%), e la Cina rappresenterà il 71,8% dell’intera crescita dell’export mondiale. Un mercato su cui ormai convergono gli interessi di tutti i maggiori produttori, compresa ovviamente l’Italia, che qui, nonostante una crescita del 39% nel solo 2016, ha fatturato appena 114 milioni dollari.

A maggior ragione, allora, diventa importante avere un’idea di quali siano le principali caratteristiche del mercato cinese, ed in tal senso Richard Halstead ne ha individuate, e raccontate, dieci. Prima di tutto, come abbiamo detto, la Cina è un mercato in espansione continua, con un potenziale enorme e ancora tutto da scoprire: la popolazione urbana tra i 18 ed i 54 anni, la fetta più appetibile per il mercato del vino, ha toccato le 430 milioni di persone, di cui 112 milioni fanno parte della upper e middle class, e di questi 48 milioni bevono vino. Il secondo punto è che il consumo è cambiato molto in questi anni, passando dall’essere uno status symbol o un acquisto in prospettiva al diventare un piacere personale. E questo ci porta dritti al terzo punto, ossia ad una base di bevitori radicalmente diversa da qualche anno fa: il vino non è più solo per le alte sfere o per i pochi conoscitori, quindi per una nicchia di prestigio, ma per una base decisamente più ampia di persone che stanno avvicinandosi a grandi passi ad uno stile di vita sempre più occidentalizzato, fino a diventare un vero e proprio costume sociale.

Il quarto punto, invece, riguarda un aspetto squisitamente gustativo, ed ha a che fare con l’importanza crescente della percezione dei sapori: i wine lovers cinesi hanno sviluppato un gusto imperante ben definito, per vini perlopiù ricchi di sapori e di profumi, dolci, fruttati, fragranti e succosi. Il quinto punto, quindi, riguarda la crescita continua e costante dei vini rossi, ovviamente con le loro specificità: corposi, dai tannini morbidi, fruttati e con basse acidità. Il sesto punto, invece, parla dei vini bianchi, decisamente meno fortunati, per tante ragioni, a partire dalla totale disabitudine, nella cultura cinese, a bere bevande fredde: almeno finora, perché il futuro sembra riservare ottime possibilità ai vini bianchi, specie se si parla di quelli più dolci in termini gustativi, che ben si prestano al pairing con tanti piatti delle cucine cinesi, soprattutto nella stagione estiva. Cresceranno, è questo il settimo punto, anche le bollicine, più per una questione di stile di vita che per vero piacere, perché in realtà, come detto, un vino da servire necessariamente freddo non è il più godibile per un consumatore cinese.

L’ottavo aspetto da tenere in conto, è che il gusto cambia molto in base alle diverse regioni della Cina, una variabilità interamente legata alle diverse grandi cucine del Paese ed all’utilizzo che si fa delle spezie. Si lega al secondo ed al terzo punto, invece, il nono punto, che racconta di una rapida normalizzazione del prezzo di vendita: in pochi anni, infatti, da un bene di lusso, quasi inaccessibile, il vino è diventato un prodotto alla portata, se non di tutti, di tanti, specie perché oggi etichette popolari come Yellow Tail, per fare un esempio, sugli scaffali della gdo di Pechino si trovano allo stesso prezzo, se non inferiore, dei negozi di Londra. Infine, al decimo punto, una dinamica di cui abbiamo scritto più e più volte, ossia la crescita delle vendite online, dove, negli ultimi sei mesi, sono passati il 48% degli acquisti di vino importato, con i top player che si confermani, tra alti e bassi, Walmart, Tmall, Jd, Carrefour e Amazon.

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