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Inchiesta WineNews - È positivo il sentiment del vino italiano che dopo i primi 6 mesi 2017 parte da un confortante +7% di vendite sul 2016. Rallentamenti all’export, bene il mercato interno. Così 25 cantine leader (1,7 miliardi di euro di fatturato)

Italia
Sentiment positivo per il vino italiano dopo i primi 6 mesi del 2017, ma rallenta l’export

È un bilancio positivo quello che esprimono le cantine del Bel Paese per il primo semestre 2017. A dirlo sono 25 tra le realtà enologiche più importanti d’Italia per storia, immagine e per volume d’affari (1,7 miliardi di euro di fatturato complessivo), sondate da WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, che continuano a rappresentare uno dei comparti più dinamici anche in tempi di economia “ballerina”. E dove tra la maggioranza delle aziende si respira un sentiment positivo (50%) e abbastanza positivo (50%). Un trend che, evidentemente, è segnato ancora una volta dal successo commerciale delle bollicine del Bel Paese (con il Prosecco a fare da “battistrada”), ma che si riverbera anche sui rossi e sui bianchi tricolore (con quest’ultima tipologia decisamente in recupero di appeal). Per l’80% del campione sondato, infatti, le vendite nei primi sei mesi del 2017 si incrementano mediamente del 7% sul 2016, con l’export che continua “a tirare”, e con le aziende campione che indicano nel 60% dei casi una crescita a +10%, nonostante non manchino alcuni segnali di rallentamento, specie dalla Gran Bretagna, e con il 20% delle cantine che indica una flessione delle esportazioni del 2% e il 20% che sottolinea una sostanziale stabilizzazione degli scambi a confronto con lo stesso periodo del 2016. Positivo anche il mercato interno: l’87% delle aziende ritrova una crescita delle vendite entro i confini nazionali, che si attesta su un +8%, mentre il restante 13% indica una stabilità nelle transazioni.

Le esportazioni di vino made in Italy nel primo trimestre 2017 (ultimi dati Istat disponibili) sono positive (+8%), con i vini imbottigliati a +6% e gli spumanti a +15%, anche se il mercato inglese indicava ad inizio anno segnali di regresso. Da un punto di vista dei mercati, le esportazioni in Germania, Regno Unito, Svizzera, Francia e Svezia sono cresciute del 6%, con un exploit del Canada (+17%), mentre gli Stati Uniti si muovono in positivo (+5% nel trimestre) ma un po’ più lentamente che in passato. Buon passo della Cina a +27% nel trimestre.

A questo scenario va però aggiunto quello meno positivo tratteggiato dai dati dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini (con i numeri delle Dogane e degli Istituti di Statistica di Germania, Svizzera, Uk, Russia, Usa, Canada, Brasile, Cina, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud). Il bilancio degli scambi mondiali, dati aggregati in questo caso, nel primo trimestre 2017, presenta dinamiche piuttosto incerte: se gli spumanti mantengono numeri in crescita, anche se inferiori rispetto al 2016, il vino in bottiglia registra un segno meno sia in Germania, scendendo al minimo storico di 44 milioni di litri (-16%), sia in Inghilterra, dove è sotto la soglia dei 40 milioni di litri, equivalenti a -20%. Poi ci sono i segnali di debolezza del mercato cinese, con un -4% che non si registrava dal 2014. In controtendenza, invece, la performance della Russia che, sui vini in bottiglia, supera la soglia del 50% di aumento in valore e in volume, confermando la tendenza alla ripresa cominciata a fine 2016. Buona la dinamica statunitense, che mantiene il +4% in valore di fine 2016 e amplia di un punto (da +2% a +3%) la crescita in volume, di fatto consegnando questo primo trimestre come il migliore in assoluto da cinque anni a questa parte. Anche il Canada apre il 2017 con il miglior primo trimestre dal 2012, con valori record di 450 milioni di dollari canadesi.

Una situazione dunque positiva, con l’Italia che resta una eccezione rispetto ai principali competitor, ma che pone anche una serie di problematiche. Le cantine sondate da WineNews, nella maggior parte dei casi, hanno quindi “diversificato” le proprie vendite su un portafoglio di mercati, a volte, molto esteso e, probabilmente, sta proprio nella capacità di modulare i propri sforzi gran parte del successo del recente passato. Ecco che allora gli imprenditori del vino del Belpaese nel 60% dei casi hanno concentrato i propri sforzi sul mercato americano, guardando molto al Canada, e su quello italiano, nel 44% dei casi sui mercati europei, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Nord Europa, e nel 22% sull’Asia.

Da più parti però, si segnala, come fonte di preoccupazione principale, la perdurante scarsa coesione del mondo vitivinicolo italiano rispetto alla concorrenza, un “tallone di Achille” che rischia di sfumare le solide performance commerciali oltreconfine. Ma i produttori di vino tricolore sono preoccupati anche dalle non ancora risolte condizioni dell’economia mondiale, che, insieme alle incertezze politiche generali restano incognite ancora molto acute. Le preoccupazioni su consumi, costi di gestione che potrebbero aumentare, scarsa innovazione e una certa difficoltà nel comunicare la complessità enoica del Bel Paese, sono elementi ben presenti agli imprenditori del vino italiani, ma non tali da determinare forti contraccolpi. Piuttosto “soft” anche la preoccupazione rispetto al “ciclone” Brexit e Trump, che per adesso non ha innescato nessun tipo di effetto domino così pericoloso e capace di coinvolgere anche il mondo del vino.

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