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Nella top 100 dei bestseller enoici nela gdo cinese nel 2016 uno su tre, secondo Nielsen, proviene da oltreconfine: permane lo strapotere della Francia (23 etichette), seguita dall’Australia (9) e da Usa, Cile e Spagna (una ciascuna)

Secondo coltivatore del mondo, con 847.000 ettari, importatore di primo piano (638 milioni di litri nel 2016, per un controvalore di 2,11 miliardi di Euro) e anche paese di consumo enoico di massa, con 13,63 miliardi di Euro di vino bevuti nel 2016, con un tasso di crescita del 4%: la Cina, nonostante la sua volatilità, rimane una piazza potenzialmente magnifica, e secondo un report congiunto International Wine and Spirits Research-Vinexpo, scalzerà il Regno Unito dal suo ruolo di secondo mercato globale per il vino entro i prossimi tre anni. Un mercato nel quale, stando a una ricerca Nielsen relativa alle cento etichette più vendute nello scorso anno nelle principale catene della gdo in 24 città di primo piano del gigante asiatico, la presenza di vini importati si sta consolidando, dato che il 35% della classifica è rappresentato da etichette straniere.
Buone notizie per l’Italia enoica, quindi, ma solamente in prospettiva: innanzitutto, l’analisi dei Paesi di provenienza delle etichette conferma lo strapotere francese anche in gdo, con 23 delle 35 etichette che provengono dall’Esagono, e con l’Australia che non riesce nemmeno ad andare in doppia cifra, fermandosi a nove etichette, seguita da Stati Uniti, Cile e Spagna, con una a testa. Non mancano, comunque, dati e spunti interessanti: non solo il 99% della classifica Nielsen è composto da vini rossi - i cui benefici per la salute sembrano essere tenuti di gran conto dal consumatore cinese, insieme ai significati benauguranti che il colore stesso ha nella cultura locale - ma il consumatore cinese è più che disposto a spendere un premium sostanziale (34,16 Yuan, pari a circa 4,48 Euro) per vini che utilizzano chiusure in sughero. Chiusura in sughero che è, inoltre, il vero punto in comune di tutte le etichette, straniere o domestiche che siano, presenti nella top 100: ben 19 su 20 utilizzano questo tipo di chiusure, e anche nel caso di vini di fascia di prezzo medio-bassa.

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