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Il mondo del vino in equilibrio tra produzione e consumo, con la forbice tra imbottigliato e sfuso che si allarga e sempre più consumatori extra europei: come cambiano le strategie nell’analisi dell’Observatorio Espanol Mercado del Vino

Italia
Il mondo del vino in equilibrio tra produzione e consumo

Com’è cambiato il mondo del commercio enoico negli ultimi 17 anni, tra il 2000 ed il 2016, e cosa devono fare le imprese del vino per assecondare e cavalcare questi cambiamenti? È la domanda che si è posto l’Observatorio Espanol del Mercado del Vino, cui ha risposto con lo studio “New wine scenarios: trade and commercial strategies”, presentato alla Conferenza n. 24 della European Association of Wine Economists, di scena nei giorni scorsi a Bologna. Innanzitutto, le macro tendenze individuate sono tre.

Per prima cosa, l’equilibrio tra produzione e consumi, raggiunto in questi anni, con l’eccezione di annate eccezionalmente: nel mondo, in media si bevono poco più di 240 milioni di ettolitri di vino ogni anno, un dato stabile ormai da anni, che subisce solo piccole oscillazioni in alto o in basso, con la produzione che, ormai lontana dai picchi degli anni Ottanta, quando superava i 300 milioni di ettolitri, si aggira sui 270 milioni di ettolitri.

Il secondo trend riguarda invece la bipolarizzazione dei consumi, raccontata dai dati di sintesi delle vendite nel periodo: tra il 2000 ed il 2016, infatti, a crescere, in termini di volumi, sono stati principalmente gli sfusi e le bollicine. Se la quota di mercato degli sparkling era del 5,2% nel 2000, oggi è cresciuta al 7,8%, con lo sfuso che, nello stesso periodo, è passato dal 33,6% al 37,6%, ed a farne le spese, per forze di cose, è l’imbottigliato fermo, passato dal 60,1% al 54%. Una bipolarizzazione che si ripropone anche nei valori: se la differenza tra il prezzo dello sfuso, al litro, e quello dell’imbottigliato, nel 2000 era di 2,18 euro (2,78 euro dell’imbottigliato contro gli 0,60 euro dello sfuso), oggi la forbice si è ampliata fino a 3,05 euro (3,78 euro vs 0,73 euro).
La terza ed ultima tendenza in atto, quindi, non è che lo specchio, o comunque uno dei motivi, della bipolarizzazione: i nuovi consumatori. Se i consumi, come detto, sono stabili da decenni, la quota di export rispetto ai consumi stessi è passata dal 18,2% del 1990 al 26,8% del 2000, fino al 42,1% del 2016: in pratica, il vino si continua a produrre nei Paesi storici, quindi Italia, Francia e Spagna, ma si beve ormai ovunque, dagli Usa alla Cina, seppure in maniera diversa, con gli stessi Usa, consumatori maturi, che guardano con attenzione al rapporto qualità/prezzo, mentre in Asia vanno forti le etichette premium.

L’aspetto più evidente, comunque, è che le esportazioni, così come i consumi, si sono spostati dall’Europa al resto del mondo: tra il 2000 ed il 2016 a crescere, in termini di quote di mercato, sono stati Cina, Hong Kong, Canada, Usa, Russia e Svezia, con il calo, più o meno evidente, di Gran Bretagna, Germania, Giappone e Belgio, tanto che per la prima volta, proprio nel 2016, le importazioni di Asia e Nord America hanno superato quelle d’Europa: 45% contro il 42,5%.
Come cambiano, allora, le strategie delle aziende del vino? La prima cosa riguarda i singoli Paesi produttori: trovare un equilibrio in termini produttivi per far crescere il valore, perché è producendo meno, paradossalmente, che si può guadagnare di più. Quindi, analizzare e capire il mercato e le sue esigenze, capendo che il consumo enoico è fatto di tanti segmenti diversi e mercati diversi, per cui ogni vino ha il proprio mercato, ma non ogni vino va bene per qualsiasi mercato. Quindi, per definire i propri obiettivi aziendali, bisogna avere ben chiara la struttura (grandezza, piazzamento, storia, qualità, distribuzione, ecc) della propria cantina, ed adattarla alla strategia su cui puntare, a partire dal numero delle referenze.
Importantissimo diventa quindi capire le novità e le innovazioni in termini di nuovi mercati (cosa rappresenta il vino in un determinato Paese?), nuovi approcci al vino (cultura), nuovi modi di distribuzione (vendite online, largo consumo), nuovi modi di fare promozione, nuovi sapori, nuove opportunità per i consumatori, ed approfittarne. Ricordare che anche nei mercati più chiusi ci possono essere dei cambiamenti interessanti. Capire il significato di “freschezza” ed “occasione”: ci sono milioni di consumatori che vogliono approcciare il vino senza troppi fronzoli, ma ce ne sono anche tanti altri che vorrebbero saperne di più. Ricordare che più lontano si va, con il proprio vino, e più bisogna sforzarsi di conoscere e capire la cultura con cui ci si deve rapportare. Infine, un’attenzione particolare va rivolta agli aspetti legali, per dare forma a società in grado di muoversi nel modo migliore possibile nei diversi mercati.
Info: www.oemv.es

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