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Viticoltura “eroica”, quando l’ostacolo maggiore è la burocrazia: il vigneron dell’isola toscana del Giglio Francesco Carfagna rimuove sterpaglie da 100 mq di suo terreno e finisce sanzionato con 8.000 euro di multa e 11 giorni di carcere

Italia
Il vigneron dell’isola toscana del Giglio, Francesco Carfagna

Anche nel mondo del vino, periodicamente, emergono purtroppo esempi di come l’Italia abbia un potenziale davvero enorme, sia sulla carta che grazie all’impegno e alla costanza di alcuni suoi cittadini: potenziale che però viene spesso tarpato da un quadro normativo e legislativo, e da una macchina statale, le cui conseguenze lasciano increduli per miopia e disproporzionalità. L’esempio più recente in materia, come segnalato da “Slow Wine” (www.slowfood.it/slowine), viene dall’isola del Giglio, dove il vigneron Francesco Carfagna si è visto sanzionato con una multa di 8.000 Euro e la pena di 11 giorni di carcere per aver pulito dalle sterpaglie 100 metri quadri di terreno di sua proprietà.
Carfagna, che puntando sull’ansonica ha creato un’azienda agricola sull’isola toscana - parte a propria volta del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano - ha ammesso l’errore di non aver chiesto i dovuti permessi per svolgere l’attività di pulizia del terreno, ma ha sottolineato in una lettera aperta la sua incredulità di fronte all’accusa (penalmente rilevante) di abusi edilizi: la medesima che, perdipiù, è stata posta anche ad un suo confinante, che è in una situazione ancora peggiore dal punto di vista giudiziario per aver osato ripulire il suo orto e piantarvi fave e piselli, col risultato che il suo terreno è stato fatto oggetto di un sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. Tutto a norma di legge, s’intende: la sommatoria della normativa regionale e nazionale in materia rende equiparabile il taglio di sterpaglie ad un abuso edilizio, dato che un terreno agricolo, anche se coltivato per secoli e secoli, viene equiparato a bosco o a terreno saldo se abbandonato da 15 anni.
La situazione, in un Paese in cui tradizionalmente è più difficile svolgere legalmente una minuscola opera che una enorme in maniera apertamente illegale (e dove storicamente spesso un condono fa strame del diritto), ha decisamente del kafkiano, e in particolar modo se si considera la lettera aperta che lo stesso Carfagna ha deciso di dedicare alla paradossale vicenda. Un documento che prende avvio dai fatti nudi e crudi per poi metterli nel contesto di quella viticoltura “eroica” che è un indubbio patrimonio nazionale, anche e soprattutto per il suo effetto di tutela del patrimonio vitivinicolo italiano, e che è citata apertamente dalla legge 238/2016, particolarmente all’articolo 7 “Salvaguardia dei vigneti eroici o storici”, che recita: “Lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero,manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale”. Belle parole, senza dubbio, che però, almeno in questo caso, sono cadute nel nulla di fronte a quella che è sicuramente un’irregolarità, da parte di Carfagna, ma altrettanto sicuramente trattata con un rigore e una mancanza di proporzionalità che lascia di stucco.

Focus - La lettera aperta di Francesco Carfagna
1) Premessa
I paesaggi agricoli eccezionali, praticamente sempre terrazzati, difficili e situati spesso in località marginali e di straordinaria bellezza, non meccanizzabili e non fagocitabili dalle multinazionali del cibo globalizzato, degli ogm e dell’agroindustria sono considerati ovunque di altissimo valore e importanza, non solo ambientale, ma anche economica e sociale, come fonte di lavoro e rimedio contro lo spopolamento.
Gli organismi istituzionali a parole ne sostengono la preservazione e il recupero.
L’UNESCO li inserisce fra i patrimoni dell’umanità.
Normative, sia nazionali sia regionali (nel nostro caso Regione Toscana), e loro interpretazioni, da una parte ne auspicano il recupero, e dall’altra lo impediscono, o lo rendono assai arduo, e ne condannano la coltivazione equiparandola ad un orrendo crimine edilizio* [SIC!]
*vedi decreto di condanna e relativa sanzione-allegati F1 e 2 + art.181dlgs42/04
2) Premessa
Noi (famiglia Carfagna, vignaioli) e altri come noi, proprietari di terreni coltivati e lavorati in precedenza per centinaia di anni siamo in torto per aver ripulito dai rovi e dagli arbusti senza chiedere l’autorizzazione:
•a noi un fosso di scorrimento acque di superficie e una piccola fascia di rispetto.
•A altri l’orto storico di famiglia.
Poche decine di metri quadri rispettivamente. (vedi foto allegate)
Siamo entrambi pesantemente incriminati penalmente per reati edilizi (allegato F) e l’altro, che ha ripulito l’orto di famiglia, ha subìto anche un sequestro giudiziario penale (del suo orto) perché, oltre ad averlo ripulito senza autorizzazione, ha commesso anche il crimine di zapparlo e piantarci fave e piselli !!!
Siamo comunque in torto. Ma ha ragione un legge che equipara il taglio della frasca a una lottizzazione abusiva a scopo edilizio?
E ha ragione una legge (allegato G) che dice che un terreno agricolo, se abbandonato da almeno 15(quindici)anni [lrt39/2000art.3 comma 5 lettera c)] che passano a 8(otto)anni nel regolamento forestale toscano[art.82 comma1 (allegatoH)], sia equiparato a bosco o terreno saldo anche se in precedenza coltivato magari per secoli(come è il nostro caso)?
È un crimine coltivare il proprio giardino?
Notazione di colore: essendo stato nominato custode del suo orto sequestrato e avendo chiesto se potesse piantarci i pomodori gli è stato risposto: «Per Carità! Così aggraverebbe la Sua posizione!……»
3) Premessa
Rovi e arbusti infestanti susseguenti all’abbandono sono “l’ambiente” e vigne, orti e frutti sono “deturpazione”o “degrado”? (vedi foto allegata).
Viste le premesse, e unendo e facendo interagire gli argomenti in oggetto:
Normative sia nazionali sia regionali……
qui di seguito, due articoli della legge 238/2016
28-12-2016 GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Serie generale – n. 302
LEGGE 12 dicembre 2016 , n. 238.
Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino.
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PROMULGA la seguente legge:
TITOLO I
DISPOSIZIONI INTRODUTTIVE
Capo I
SALVAGUARDIA DEL VINO E DEI TERRITORI VITICOLI
Art. 1.
Patrimonio culturale nazionale
•Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli,quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze,delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica,produttiva, ambientale e culturale.
Art. 7.
Salvaguardia dei vigneti eroici o storici
1.Lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero,manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, di seguito denominati «vigneti eroici o storici».
2.I vigneti di cui al comma 1 sono situati in aree vocate alla coltivazione della vite nelle quali le particolari condizioni ambientali e climatiche conferiscono al prodotto caratteristiche uniche, in quanto strettamente connesse alle peculiarità del territorio d’origine.
... Dichiarano di voler,oltre che tutelare, anche VALORIZZARE i patrimoni viticoli.
E ci dicono che lo Stato, oltre che manutenzione e salvaguardia, promuove interventi di RIPRISTINO e RECUPERO…..dei vigneti “eroici o storici”. [vedi, nel caso della Toscana, anche l’art.80 del Regolamento Forestale, comma 2 lettera b) e c)]. (allegato J)
Ma la Guardia Forestale proprio su di essi si accanisce con denunce PENALI a tutto spiano. Vero è che sia necessaria una autorizzazione o una dichiarazione. Ma è necessario tanto rigore? (vedi di nuovo allegato F1 e 2)
Non è una novità, c’è già nelle Scritture: Filtrano il moscerino e si ingoiano il cammello.
Se fossimo giungla il patrimonio sarebbe giungla.
Ma siamo da sempre vigne, orti, frutti.
Il patrimonio allora dovrebbe essere vigneto e paesaggio agricolo.
“Insula suavissimo vino celebris”…. (Paolo Giovio-Historiarum sui temporis tomus secundus, in officina Laurentii Torrentini, Florentiae 1552)
Una viticoltura così importante da essere citata nella “Storia Naturale dei Vini” di Andrea Bacci, [una pubblicazione del1595 che parla dei vini di tutta l’Europa!!!].

Centinaia e centinaia di ettari coltivati fino a prima della seconda guerra, viti sopravvissute in mezzo ai rovi ovunque(vedi foto), ovunque terrazzamenti. Paesaggio agricolo eccezionale, non giungla. Abbandono dell’agricoltura e spopolamento, monocultura turistica e desertificazione emotiva. Lo chiamano progresso.
Il recupero di questa agricoltura così ardua e difficile comporta comunque, oltre ad una altissima dose di buona volontà e di amore (cuore puro), altrettanto altissimi costi e lavoro manuale enorme. Tanto è vero che gli opportunisti, speculatori, cacciatori di contributi e creatori di aziende fantasma sono piuttosto rari in questi territori, poco adatti ai loro scopi.
Perché dunque somministrare a chi vi si dedica sinceramente il carcere, sanzioni abnormi, avvocati, processi, sangue amaro e compagnia bella?
Non si chiedono aiuti né premi, solo di lavorare in pace si chiede.
L’eroismo principale credo, consiste proprio nel dover affrontare tutte queste orribili complicazioni extra….
Un’ultima cosa:
Se è vero che si vuol favorire il recupero di questa agricoltura, si facciano cessare gli interventi abnormi che lo impediscono. Se non è vero, che si dichiari apertamente che si vogliono rovi e non vigne.
Qualcosa si sta muovendo: à paesaggi agricoli storici, foto aeree di sessanta o settanta anni fa, L’evidenza delle vecchie colture, riconoscimento dei vigneti “eroici” in una legge nazionale …. Quasi un risveglio di consapevolezza di qualcosa…. Un po’ di “buon senso” che fa capolino….
Rimane comunque il fatto che qui (Isola del Giglio), c’è gente che da mesi e mesi e mesi sta aspettando l’autorizzazione di poter zappare il suo orto. E chi lo ha fatto senza autorizzazione è incriminato penalmente e sanzionato pesantemente per à lottizzazione abusiva a scopo edilizio. C’era un programma in televisione quando ero giovanetto che si intitolava “Ai confini della realtà”…..
In buona sostanza noi, coltivatori sinceri di luoghi “eroici”
Visto ciò che precede
Chiediamo
Alle donne e agli uomini di buona volontà che abbiano il potere di legiferare in materia,
•Che i territori agricoli eccezionali possano avere delle normative loro proprie, anche in deroga a quelle correnti per i luoghi ordinari.
•Che esse normative valgano indipendentemente se questi territori ricadano nei perimetri dei parchi oppure no. (facciamo qui appello alle dirigenze dei parchi perché recepiscano nei regolamenti …)
•Che, nel caso dei terrazzamenti, qualsiasi luogo terrazzato possa essere considerato paesaggio agricolo storico, indipendentemente da quanto tempo sia stato abbandonato. Non facevano le terrazze per nulla i nostri predecessori. E le terrazze sono le prime ad essere state abbandonate.
•Che per i territori viticoli eccezionali, oltre alla possibilità del recupero delle terrazze con la ripulitura, sia possibile ripiantare la vigna con autorizzazioni speciali o assegnazioni privilegiate, come facevano alcune regioni, e la Toscana in particolare, solo pochi anni fa col suo meritorio piano di rivitalizzazione della viticoltura delle isole, assegnando diritti di reimpianto gratuiti ai territori “eroici”.
Sempre ammesso che si abbia poi la forza e il denaro per farlo.
•Al contrario dei cacciatori di contributi (siamo già arrivati alla domanda di contributo per fare domanda di contributo…), NON CHIEDIAMO AIUTI, chiediamo solo di poter lavorare in serenità. Notazione di colore: à mi pare che per ora non siamo ancora arrivati alla domanda di autorizzazione per fare domanda di autorizzazione …….
•Che nei regolamenti attuativi, fermi restando i criteri di salvaguardia e il divieto di snaturare i luoghi, si ponga fortemente l’accento sul ripristino e il recupero e il ritorno “all’antico splendore” agricolo, con tutte le sue enormi valenze positive di risorsa ambientale, sociale, culturale, economica, di occupazione e di valorizzazione della temperie umana e del paesaggio.
•Che, salva restando la doverosa e giustissima vigilanza, si scoraggino invece iniziative e sanzioni penali abnormi, a questo recupero contrarie.
Con questo, qui chiudo.
Cordialissimamente saluto
e mi firmo
Francesco Romano Carfagna - Vignaiolo
ALTURA Vigneto società semplice agricola - Località Mulinaccio
58012 Isola del Giglio (Grosseto) Tel. +39 0564 806041

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