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Tra un cambio volatile e l’impennata dei prezzi logistici dall’Ue, si indebolisce l’import enoico verso la Cina: l’imbottigliato (oltre il 90% del valore totale) flette in valore del 7,2% nel primo terzo dell’anno, portando il totale a -4,59%

Brutte notizie, almeno per l’Europa del vino, per quanto riguarda quello che a detta di sempre più numerosi analisti è il mercato del futuro prossimo venturo, la Cina: secondo dati resi pubblici dalla China Association for Import and Exports of Wine & Spirits (https://goo.gl/7ru1JG) le importazioni di vino nel gigante asiatico sono infatti calate del 4,59% in valore tra il gennaio e l’aprile 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016.
La crescita del 2,99% in volume dell’imbottigliato (che rappresenta oltre il 90% di tutte le importazioni enoiche) non basta a controbilanciare la rilevante flessione in valore, pari al 7,21% (616,1 milioni di Euro): a poco sono valsi, quindi, gli exploit sia degli sparkling, cresciuti del 18,6% in valore, a 16,1 milioni di Euro, che dello sfuso (+9,33% in volume e +39,57% in valore, a 39,55 milioni). Il valore totale delle importazioni di vino in Cina fino al primo quadrimestre dell’anno in corso è quindi quantificabile in 674,8 milioni di Euro, e anche dal punto di vista delle quote di mercato dei Paesi importatori le sorprese non mancano. Francia e Australia, nonostante una flessione, continuano a monopolizzare il mercato dall’alto, con il 42,3 e il 25,5%, ma sul gradino più basso del podio c’è, sempre più stabilmente, il Cile, che ha recentemente trovato nella Cina il suo nuovo mercato di riferimento rispetto agli States. Con un incremento dei volumi di appena lo 0,32%, ma un’impennata in valore del 10,61%, il Paese sudamericano ha ora una quota di mercato del 10,4%, quasi il doppio sia della Spagna (5,9%) che dell’Italia (5,7%), con a seguire Usa (2,8%), Nuova Zelanda (1,2%) e Argentina (1%).
Ci sono inoltre due fattori ulteriori da considerare per completare il quadro: sebbene nel 2016 la Cina abbia consumato vino per un valore di 13,6 miliardi di Euro, tutto questo è accaduto prima che, nel febbraio di quest’anno, la società di trasporti marittimi sudcoreana Hanjin Shippping venisse dichiarata in bancarotta da un Tribunale del Paese per il suo eccessivo carico di debiti. Il collasso ufficiale di quello che era uno dei dieci player più importanti a livello globale per capacità di trasporto, cominciato sul finire del 2016, ha posto l’intero settore in fibrillazione, aumentando fino al 50% il costo di trasporto di un singolo Teu, il container da venti piedi che è l’unità di misura standard del settore. E sebbene, come riportato da “Wine Times” (www.winetimes.it), i prezzi fossero a un minimo storico, con perdite secche per ogni container spedito per tutti gli operatori globali, rimane il fatto che la scomparsa di Hanjin Logistics ha creato una situazione di incertezza che non si risolverà dall’oggi al domani, particolarmente per chi punta più sui volumi che sui valori. Inoltre, il cambio Euro/Yuan non aiuta a semplificare le cose: dal gennaio di quest’anno la valuta comunitaria è passata da 7,27 Yuan ai 7,75 di fine maggio per poi arrivare agli attuali 7,63, con tutto quel che ne consegue per quanto riguarda i margini degli importatori enoici in Cina, locali o meno che siano. E con “The Drinks Business” (www.thedrinskbusiness.com) che ha messo in fila i dieci più importanti player del settore in volume.

Focus - La top ten degli importatori enoici in Cina
1) ASC Fine Wines
Forte della sua esperienza più che ventennale, ASC Fine Wines è, stando ai dati della dogana cinese, di gran lunga il primo importatore enoico in Cina, con 6 milioni di litri nel 2016: è proprietà del giapponese Suntory Group dal 2009, ed ha in portfolio oltre 1.200 etichette da 14 paesi, con marchi come Brown Brothers, Berigner e Barons de Rothschild.
2) Changyu
Medaglia d’argento per il primo produttore di vino cinese, con 5,4 milioni di litri importati nel 2016 e una crescita di più del 300% sul 2015, quando si era fermata a 1,7 milioni. Balzo spiegato anche dalla sua politica di acquisizioni oltreconfine, tramite la quale ha comprato cantine in Francia, Spagna (Marques del Atrio) e Cile: la società ha dichiarato di voler arrivare a 15 milioni di litri di vino entro i prossimi anni.
3) Yangcheng Food
Terzo posto per uno dei maggiori operatori del settore agroalimentare della Cina, che si focalizza sui volumi, fatta eccezione per alcuni rossi di Bordeaux di fascia medio-bassa. La società ha importato in Cina 4,6 milioni di litri di vino nel 2016, contro i 3,7 del 2015.
4) Wajiu.com
Crescita vertiginosa per questa società di e-commerce b2b, che in soli due anni è stata capace di arrivare a 4,3 milioni di litri di vino importati, sebbene in larga parte di fascia medio-bassa, provenienti da più di 200 produttori francesi, italiani, tedeschi e australiani.
5) Yangzhou Perfect
Specializzata dal 2012 in vini sudafricani, a valle della partnership siglata con la cantina Leopard’s Leap per la creazione del marchio “L’Huguenot” , l’azienda ha sfruttato la rete distributiva della società madre, che ha oltre 5.000 punti vendita in Cina, per importare 3,4 milioni di litri di vino nel 2016.
6) Panati Wines
Fondata nel 1995, l’azienda di Shanghai importa vini da Spagna, Bordeaux, Australia, Cile, Argentina, Stati Uniti e Nuova Zelanda: 3 i milioni di litri di vino importati nel 2016, in netta crescita sui 2,3 del 2015.
7) Tenwow
Fondata nel 1999 e specializzata nella distribuzione di condimenti, pollame e pesce, oltre che di vino, la compagnia cinese ha importato 2,8 milioni di litri di vino in Cina nel 2016, con un aumento quasi triplo rispetto al 2015 (1,1 milioni), anche tramite l’acquisizione della quota di maggioranza assoluta di Nanpu Food Company, un importatore di rilievo di superalcolici e vino con in portfolio marchi come Chivas e Hennessy.
8) Summergate
Nata nel 1999 e acquisita dall’australiana Woolworth nel 2014, Summergate si specializza in etichette come Penfolds e Wolf Blass, pur avendo in portfolio più di 100 etichette da 19 Paesi diversi, tra le quali spicca Casillero del Diablo. 2,6 i milioni di litri di vino importati nel 2016.
9) Jinyu
Società interamente cinese, ed esclusivamente dedicata all’import enoico, è stata fondata nel 2010 e opera anche nell’e-commerce, con il brand “White Hart Castle”: nel 2016 ha importato 2,5 milioni di litri di vino.
10) Torres China
Fondata nel 1997 dalla cantina spagnola, ha visto recentemente entrare nella sua compagine societaria la famiglia de Rothschild, e nel 2016 ha importato nel Paese asiatico 2,4 milioni di litri di vino, con più di 400 etichette di 14 paesi diversi nel suo portfolio.

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