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Brexit? Beviamoci su: vola a 18,71 miliardi di euro in valore l’off trade britannico di birra, vino, spirits (+2,3% dall’aprile 2016 all’aprile 2017). Incertezza o meno, la crescita accelera, nonostante l’aumento delle accise del budget di marzo 2017

Il proverbiale understatement britannico, a quanto emerge dai più recenti dati Nielsen sulle vendite al dettaglio di birra, vino e superalcolici nel Regno Unito, non è stato scalfito né dal clima di incertezza economica derivante dall’attivazione del famigerato articolo 50 né dall’ennesimo ritocco verso l’alto delle pur già rilevantissime accise locali sugli alcolici. Secondo quanto riportato dal magazine di settore “Drinks Retailing News” (www.drinksretailingnews.co.uk), i dati Nielsen al riguardo, relativi all’anno compreso tra l’aprile 2016 e l’aprile 2017, lo confermano in maniera netta, considerato che il settore è aumentato del 2,3% in valore, toccando la cifra monstre di 18,71 miliardi di Euro (in altre parole, un tasso di crescita più che triplo rispetto al modesto 0,7% dell’anno precedente). Inoltre, anche i volumi hanno ripreso a crescere, recuperando la flessione dello 0,6% registrata nel 2015-2016 e mettendo a segno un incoraggiante +0,8%.
Rispetto all’anno precedente, si parla di una spesa aggiuntiva di 421,84 milioni di Euro, che almeno in parte sono stati sottratti al circuito dei locali: l’ennesima conferma della traiettoria discendente che affligge i venerandi pub d’Oltremanica, e che sembra un fenomeno strutturale (e forse irreversibile) col passare di ogni anno. Specialmente se si considera il fatto che la sottocategoria delle bevande alcoliche che ha maggiormente trainato la crescita in valore del settore, pur nel quadro di una crescita generalizzata di ogni categoria, è quella delle birre, sorpassando quella dei vini spumanti. Insomma, se del doman non v’è certezza, per ora il panorama è ampiamente roseo per i rivenditori britannici - e anche per l’Italia del vino, che ha indubbiamente lasciato il segno sul secondo mercato enoico del globo con le sue bollicine. Secondo le analisi di WineNews dei dati dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini, i volumi dell’import tricolore sono diminuiti sensibilmente (-7,4%, a 2,9 milioni di ettolitri), ma il valore è cresciuto del 2,3%, a 763,81 milioni di euro: una traiettoria che, oltre a confermare che l’Italia regge il passo di un mercato senz’altro maturo, indica che i consumatori britannici, i bevitori di Prosecco più importanti del mondo, sembrano essere più che disposti a pagare un plus per garantirsi qualità.

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